Nuova generazione di dribblatori in Serie A. Da Causio e Maiellaro ad Almqvist: «Ma questo è un altro calcio»

Venerdì 3 Novembre 2023, 12:54 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 21:52 | 2 Minuti di Lettura
La Serie di oggi

Nella Serie A di oggi i numeri della Lega vedono Matias Soulè, juventino in prestito al Frosinone, come miglior dribblatore del campionato: il “giochino” gli è riuscito 30 volte. Seguono, sul podio, Kvaratskhelia (22) e Gudmundsson (21). Poi Samardzic (20) e Almqvist a pari merito con Cabral della Salernitana (18 entrambi). È il ritorno della Serie A al dribbling: alla capacità di saltare l’uomo. Tra i primi dieci, però, ci sono solo stranieri. Sono lontani i tempi di Zaccagni che primeggiava, due anni fa. Ed è anche la ridefinizione dei confini geografici della fantasia: Gudmundsson viene dall’Islanda (ma aveva fatto bene anche in B con il Genoa), Almqvist arriva dalla Svezia. Chi ha detto che i più bravi a saltare l’uomo sono i brasiliani? La storia, ma il vento è cambiato.
Pontus Almqvist con 18 dribbling è il calciatore del Lecce che svetta nella classifica della Lega Serie A. Prima dell’exploit di Soulè, Gudmundsson era primo, e lo svedese era secondo.
Ma il calcio è cambiato. «Di dribblatori ne vedo pochi, con tutto il rispetto per tutti», commenta Franco Causio, il primo grande esterno d’attacco della storia del Lecce in Serie A. Salentino doc, vinse anche il Mundial di Spagna. «Oggi vedo Kvaratskhelia che fa la differenza, mi piaceva molto Cuadrado negli anni d’oro della Juventus. Sono calciatori che creano la superiorità numerica in qualche modo, ma è cambiato anche il concetto di dribbling». Si va più sulla velocità e meno sulla tecnica. «Il calcio di oggi è più fisico, si lavora meno sulla tecnica di base anche tra i ragazzini. Di solito si salta l’uomo in velocità, non con una finta. Ai miei tempi per arrivare in Nazionale ho dovuto vincere due scudetti. E poi la B e la C erano il serbatoio della A, era come andare a scuola. Guardate i migliori dribblatori di questa A, sono quasi tutti stranieri». Difficile dargli torto, però, sulla scuola italiana alle corde.

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