Ferragni-Joker, dai dipendenti «pagati poco» ai «vasi comunicanti» fra società: ecco cosa rivela L'Espresso

di Mario Landi
Sabato 9 Marzo 2024, 07:11 | 1 Minuto di Lettura

L'intricata rete di società

Il settimanale aggiunge che Fenice srl, licenziataria del marchio Chiara Ferragni, «dal 2014 vive un vorticoso passaggio di quote» almeno fino al 2018, quando secondo Maurizio Dattilo, commercialista deceduto, «valeva 36,2 milioni di euro. Da notare che quattro anni più tardi, una seconda perizia richiesta da Chiara Ferragni per conferire il suo 32,5% alla holding Sisterhood, dirà che il valore di Fenice è 4,7 milioni». "L'Espresso" riflette: «Possibile che si sia svalutata così tanto in così poco tempo?».

È a questo punto che si inseriscono società terze, legate in maniera più o meno evidente alla Ferragni, che avrebbero dato vita a una compravendita di quote delle società riconducibili all'imprenditrice digitale. Un meccanismo, secondo l'inchiesta, in cui «una mano lava l'altra». In questo turbinio entra anche l'Enpapi, ente nazionale di previdenza degli infermieri, che è finito commissariato.

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