Tra Giappone e Yemen a passeggio tra i secoli

Tra Giappone e Yemen a passeggio tra i secoli
di Luca BANDIRALI e Stefano CRISTANTE
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Sabato 10 Giugno 2023, 21:20

Questa settimana presentiamo due opere di grande livello, in cui il fumetto ambisce a raccontare storie di ampio respiro culturale, portandoci lontano nello spazio e indietro nel tempo. Il grande Taniguchi, il più europeo dei fumettisti orientali, ci porta nel Giappone di fine Ottocento, mentre il soprendente esordio di BeneDì è ambientato nello Yemen del primo Novecento.
 

Jir Taniguchi (disegni), Natsuo Sekikawa (testi), "Ai tempi di Bocchan".

Si può trasferire su fumetto un romanzo, un racconto, un poema o una poesia, e si può utilizzare il fumetto persino per rivelare i retroscena digrandi creazioni letterarie. Con Ai tempi di Bocchan il grande maestro mangaka JiroTaniguchi si fa accompagnare dallo scrittore Sekikawa Natsuo nell'impresa di incarnare un'epoca, quella chiamata "Periodo Meiji", che va dal 1868 al 1912. È un periodo dinamico e contraddittorio, pieno di contrasti indotti dall'impetuoso sviluppo capitalistico che si realizza in pochi decenni in Giappone, appoggiato da nuove classi dirigenti che sembrano d'un tratto disinteressarsi dell'antica e nobile cultura del proprio paese. Ma non tutto il Giappone è convinto della bontà del cambiamento in atto. La storia della letteratura riflette questo momento particolare. Nell'ultimo decennio del periodo Meiji, Natsume Sseki, un docente universitario di letteratura inglese che aveva trascorso a Londra i primi due anni del XX secolo, decide di tornare in Giappone e di provare a scrivere professionalmente.

Ai tempi di Bocchan descrive in modo dettagliato come il bizzarro Sseki concepisca le sue creazioni in un clima di estraneazione personale, inseguito dalle preoccupazioni economiche e saltuariamente attorniato dai suoi allievi universitari, alcuni dei quali stanno aderendo alla nuova ideologia socialista, che il governo combatte e la polizia reprime. Proprio in quei frangenti la penna (in realtà il pennello) di Sseki dà vita ai suoi lavori più importanti: nel 1905 esce Io sono un gatto, e nel 1906 proprio Bocchan, traducibile con "signorino" o "padroncino", e il cui protagonista cerca un riscatto dalla vita ipocrita della modernità occidentalizzata attraverso un'etica di onestà integrale e di antichi principi, pur con un fondo di disillusione.

L'arte di Taniguchi riflette il clima febbrile del periodo Meiji con una linea chiara meravigliosamente ordinata e affascinante, perché si riconosce in essa l'amore per la precisione dell'autore e perché il suo ordine non impedisce espressioni complesse e movimenti inaspettati nei personaggi, in qualche modo attraversati esteticamente dagli stessi contrasti della loro epoca.
 

BeneDì (storia e disegni), "Il Racconto della Roccia".

Benedetta D'Incau, in arte BeneDì, è un'artista molto giovane (classe 1997) che non rincorre le mode fumettistiche del momento (diarismo, impressionismo, provocazione) e mostra una propensione per il racconto strutturato e per il disegno accurato, evidenziando uno stile classico, universale e senza tempo. Autrice colta, fresca di studi universitari di area letteraria e lettrice di lingua italiana presso l'Université de Tours, BeneDì esordisce nel formato graphic novel con "Il racconto della Roccia", un affresco ambizioso e dettagliato che parte dall'Austria del 1938 e procede a ritroso portando il lettore in un villaggio yemenita nel 1915.

Dall'inizio alla fine, è il racconto di un'amicizia tra due bambini, l'ebreo Benjamin e il musulmano Hakim. Il primo capitolo della storia mostra subito l'abilità narrativa dell'autrice: troviamo i protagonisti insieme, impegnati in un'avventura molto appassionante per la loro età (cogliere un cedro da un ramo altissimo), e poi li seguiamo in parallelo nelle loro vite quotidiane, imparando a conoscerli.

Hakim vorrebbe studiare la calligrafia per trascrivere il Corano, ma il suo maestro lo spinge a imparare la scrittura occidentale per mettersi al servizio degli inglesi; a parte Hakim, Benjamin non frequenta altri ragazzi della sua età, perché non ne apprezza i divertimenti: a dieci anni conosce a memoria la Torah e si destreggia con i commenti talmudici, e per queste qualità i suoi familiari vorrebbero che andasse a studiare a Istanbul. Da queste immagini vivide di quotidianità si passa all'evento determinante, che cambia le vite dei ragazzi (e non solo): il villaggio viene attaccato da una figura demoniaca, un potente Jinn, che detta un decalogo di norme da seguire scrupolosamente.

Questo evento traumatico modifica per sempre non soltanto il rapporto tra le varie realtà sociali del villaggio ma anche l'amicizia tra Hakim e Benjamin. Molti anni dopo, dunque, si ritroveranno a Vienna e cercheranno di stabilire la verità su quell'evento.

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