Ferrari, night e cocaina: così i figli dei boss mettono a rischio l'impero del crimine

Ferrari, night e cocaina: così i figli dei boss mettono a rischio l'impero del crimine
di Valentina Errante e Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Maggio 2018, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 09:02
Non è più la famiglia che arrivava dall'Abruzzo dopo la guerra ed era diventata forte perché Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana, aveva bisogno di un recupero crediti affidabile e taciturno. La nuova generazione del clan Casamonica, che ora - per la prima volta - incassa un'accusa che li avvicina alla mafia, non prende precauzioni e si fa notare. Usa armi da fuoco, non solo da taglio, spadroneggia nei locali della zona, come è accaduto a Pasqua. Va ben al di là, per volume d'affari, delle truffe seriali che portavano la famiglia a vivere nelle «case coi rubinetti d'oro», mantenendo gli abiti tradizionali e le gonne lunghe.

DROGA E MACCHINE DI LUSSO
Il primo segno della rottura è stato proprio il funerale di Vittorio Casamonica, il «re», morto nell'agosto 2015. Lo sfarzo, i cavalli, l'elicottero, ai vecchi della famiglia non sono piaciuti. E se si occupavano di traffico di droga, mai la consumavano direttamente. Gli arrestati di ieri, tutti nati negli anni Novanta, tranne il «nonno» Enrico, classe 47, hanno immancabilmente precedenti per detenzione di droghe, oltre che per spaccio, secondo gli investigatori il segno di un consumo anche personale. Amano ostentare il lusso, non solo nelle case fortino della Romanina. I due della rissa di Pasqua sono scappati via in Ferrari, erano vestiti con abiti firmati, frequentano locali notturni. E hanno mostrato l'arroganza di chi non ha paura di esporsi, neppure davanti alle telecamere e nel cortile della Questura. La stessa che quattro anni fa aveva portato in carcere Leonardo Bevilacqua: arrestato per aver sparato al buttafuori di una discoteca che non voleva farlo passare.

GLI IMMOBILI
Una nuova generazione di sbandati, forse, ma anche intenzionata ad alzare il livello della sfida alla città. Oggi, i Casamonica (mille persone in tutto, inclusi i rami) hanno anche una sorta di ufficio stampa, Luciano, incaricato di gestire le intemperanze della famiglia, che certo non ama i giornalisti, e omonimo del Casamonica che si accordava con Buzzi e Carminati per la gestione del campo nomadi di Castel Romano. C'è anche un nuovo capo: Consiglio, classe 1968, figlio di Quirino e Adelaide Casamonica. L'attività pubblica è rimasta la compravendita di auto. Figura di peso è anche Guerino Casamonica, arrestato a dicembre scorso dopo una lunga latitanza e accusato di sequestro di persona. È cresciuta la parte «imprenditoriale» che punta agli investimenti immobiliari. Prima di tutto, ovviamente, ci sono le ville del fortino della Romanina. La moglie di Vittorio, Angiolina, è la proprietaria della villa in via Rocca Bernarda, all'Anagnina, sede legale della Service Car del patriarca Vittorio. Per evitare controlli, molte proprietà sono intestate a minorenni: Giuseppe Casamonica, classe 2001, è il proprietario di una villa in via Flavia Demetria. Ma l'inchiesta Tulipano della Dda di Roma ha dimostrato che la famiglia era pronta ad un investimento consistente a Ciampino, in zona Selve nuove. Ad occuparsene doveva essere Guido Casamonica, arrestato per estorsione.

IL BASSO LAZIO
Gli investimenti, che includono conti all'estero, sono stabili anche nel basso Lazio: ad Ardea, sul litorale pontino, il clan sinti controlla le villette che secondo le indagini sono state costruite dalla ndrangheta, a pochi passi da una delle residenze di Enrico Nicoletti. Come ha riferito alla commissione Antimafia il questore di Latina, Giuseppe De Matteis, anche in quella zona da anni è attivo il clan Ciarelli-Di Silvio, «collegato ai Casamonica», che «opera prevalentemente sul capoluogo».

L'USURA
La passione per i vecchi trucchi come l'usura è rimasta. Consilio Casamonica (omonimo del capo ma nato nel 57), detto «Tony il meraviglioso», per la vendita di un anello aveva preteso da un imprenditore un tasso del 75.826,21% all'anno. Nel complesso, il negoziante in quattro anni aveva versato alla famiglia circa 1.785.300 di euro.
 
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