Zes unica per le imprese del Sud: «Sì alla decontribuzione»

Zes unica per le imprese del Sud: «Sì alla decontribuzione»
di Pierpaolo SPADA
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Sabato 30 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 22:35

Semplificazione burocratica e credito d’imposta. Ma, per chi dal primo gennaio 2024 investirà nella Zona economica speciale unica appena istituita dal governo accorpando le Zes delle 8 regioni del Sud, ci potrebbero essere buone possibilità di beneficiare anche della decontribuzione, in scadenza a fine anno. L’ha detto il ministro per il Sud, gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo (da remoto) nel momento forse più caldo del convegno organizzato ieri alla Camera di commercio di Lecce da Confimi Industria, Intrapresa e Propeller sul tema “Zes: manifattura e logistica per lo sviluppo del Sud Italia”, in presenza del commissario per la Zes Adriatica Puglia-Molise, Manlio Guadagnuolo. 
Nei numerosi interventi, infatti, è stata “benedetta” la Zes Sud ma, nel contempo sollevate perplessità sulla governance («ci sarà un referente sul territorio o solo una cabina di regia a Roma?»), la durata («quando scade?») e l’entità economica del nuovo strumento («1,5 miliardi per il credito d’imposto basteranno?»). La risposta di Fitto, rapida e diretta, è apparsa volta essenzialmente a rappresentare lo stato di un “cantiere” ancora aperto. «È singolare - ha spiegato - che il tema d’interesse sia la governance e non l’opportunità. La Zes unica offre al Mezzogiorno l’opportunità di giocare la partita a livello internazionale, è un percorso condiviso con la Commissione europea. La quantificazione delle risorse non è dettagliata così come impropriamente detto e fa parte di una previsione che ha due aspetti: la possibilità di riportare le opportunità delle 8 Zes nella Zes unica e in secondo luogo, in attesa della scelta a livello europeo sul “temporary crisis framework” (cioè il quadro temporaneo di crisi per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia a seguito della guerra in Ucraina), anche alla possibilità di prolungamento della Decontribuzione Sud. Ad ogni modo, un confronto si aprirà. I suggerimenti sono tranquillamente accoglibili se costruttivi», ha assicurato Fitto. 
Prima di lui e più degli altri, Canio Trione (Ufficio studi Confimi Bari) aveva alzato la voce contro la «centralizzazione» dell’organo amministrativo della Zes unica e l’esiguità delle somme stanziate per il credito d’imposta in ragione «dell’assenza di un termine di vigenza dello strumento». La previsione di istituzione di una Struttura di missione (a Roma), alla quale sarà preposto un coordinatore, è sul decreto 124 del 19 settembre, che contempla anche un piano strategico per orientare gli investimenti. Ed è stato proprio il commissario a fare intuire le difficoltà di dialogo tra imprese e istituzioni che soprattutto in fase iniziale potrebbero scaturire da tale assetto. Ragion per cui Guadagnuolo ha invitato le imprese ad affrettarsi per presentare i progetti di investimento al suo sportello digitale entro dicembre, perché da gennaio esisterà solo quello della Zes Sud e l’iter potrebbe essere più farraginoso rispetto a quello osservato fin qui dalla Zes Adriatica che, in un anno, ha rilasciato «51 Autorizzazioni per 1,1 miliardi in investimenti e 3mila posti di lavoro». Il manager ha più volte auspicato «regolamentazione»: «Il governo non ha cassato le Zes ma le ha accorpate per valorizzarle, superare le disparità tra imprese e territori, inibire le speculazioni e aumentare il Pil. Nelle 8 regioni della Zes unica ricadono, però, 2.551 comuni. Quindi io - ha detto Guadagnuolo - da gennaio gestirò non più i territori limitati di 38 comuni bensì 360 comuni e con poteri transitori (fino alla nuova governance) anche per autorizzare anche progetti che implicano varianti urbanistiche negli abitati, con conseguenti potenziali interrogativi, perché si potrebbero stravolgere per certi versi i piani regolatori dei nostri centri». 

I commenti

Di fatto, le imprese hanno voluto la Zes unica. L’ha ricordato il segretario di Propeller porto di Bari e Confimi Bari, Riccardo Figliola, anteponendo, però, l’esigenza di «un riferimento in loco». Così Manuela Aloisi (Confimi Lecce) e Alfonso Cialdella (Bari): «No a un controllo centralizzato e maggiori risorse», ha affermato il presidente Confimi Bari e Centro studi Intrapresa. Mentre Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento (firmatario di un accordo con Zes Adriatica e Asi per sviluppare il primo incubatore-acceleratore di imprese specializzato in “One Health”), ha indicato in «formazione, ricerca e trasferimento tecnologico» l’apporto che l’università può offrire per gli investimenti alla Zes unica. Che, dalla sua, potrà tenere conto anche delle proiezioni di Alessandro Panaro (Srm-Intesa Sanpaolo) sulla performance degli stati per la funzionalità dei porti, tempi di permanenza delle navi, carburanti alternativi, la fluidità sui canali strategici di trasporto e i settori merceologici su cui investire, agroalimentare, energia, chimica e metalmeccanica in primis. «Lavorare in rete per orientare gli investimenti», l’input di Maria De Luca (Propeller Lecce e Brindisi), seguito dall’invito di Donato Caiulo (Propeller Roma) a «dotare di infrastrutture e servizi aree portuali e industriali» e dall’illustrazione del nuovo porto di Molfetta da parte di Vito Totorizzo, presidente di Confimi logistica e vicepresidente di Propeller Bari, attivo per l’opera dall’85.
Maurizio D’Amico, segretario generale e membro del board of trustees di Femoza (la federazione mondiale delle Zes) ha posto l’accento sul modello normativo imperfetto del 2017, «una legge fatta da giuristi per giuristi, e non per gli imprenditori» e che nel frattempo ha subìto 12 modifiche. D’Amico, quanto al tema della governance unica, ha invitato a «non limitarci alla difesa del campanile e agli aspetti localistici, perché la Zes è uno strumento di diritto internazionale». Fondamentale puntare non solo sulla leva fiscale, ma anche sulle altre tre chiavi della Zes: «Burocrazia, infrastrutture e aspetti doganali», tenendo ben presente che la Zes è «un acceleratore per gli investimenti diretti esteri che creano effetti di filiera» e che la stessa Polonia, la prima Zes europea, ha varato una legge che estende i benefici a tutto il territorio nazionale.
 

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