I dirigenti scolastici: «Ancora troppe incertezze sulla ripresa, ora basta con le scelte last minute»

I dirigenti scolastici: «Ancora troppe incertezze sulla ripresa, ora basta con le scelte last minute»
di Serena COSTA
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 19:22

Rientro in classe il 7 gennaio? I dirigenti scolastici di ogni ordine e grado del Grande Salento non ci stanno, anche se con qualche eccezione. A essere particolarmente preoccupati sono i presidi delle scuole superiori, che fino a ora erano stati esclusi per decreto dalla possibile didattica in presenza. Le speranze di poter tornare in aula il 7 gennaio, dopo 2 mesi di didattica a distanza, si sono infrante dinanzi a una curva del contagio che in Puglia ieri ha registrato un tasso del 12,5%. E nemmeno i piani organizzativi elaborati dalle rispettive Prefetture convincono, perché, dicono i presidi, l'istituzione dei doppi turni tra le 7.50 e le 10 comporterebbe l'uscita da scuola dei ragazzi anche alle 15: un carico insostenibile, tanto per gli studenti, quanto per i docenti. Misura che l'altro ieri era stata aspramente criticata anche da Anp Puglia: «Avevamo proposto, e continuiamo a sostenere, uno schema alternativo: far tornare a scuola il 50% degli studenti ma con un unico turno di ingresso, e non già il 7 gennaio bensì più in là (il 15 o il 18) proseguendo ancora per qualche giorno nel regime di didattica a distanza adottato fino all'inizio delle vacanze natalizie», aveva detto il rappresentante regionale dei presidi, Roberto Romito.

A preoccupare i dirigenti scolastici è poi un piano dei trasporti che non soddisfa: il dubbio è che il parco mezzi aggiuntivo di autobus non riesca comunque a garantire la puntualità degli studenti. E l'ansia per un eventuale ritorno in classe, in attesa della nuova ordinanza regionale del presidente Emiliano, coinvolge principalmente chi è a capo degli istituti scolastici molto popolosi.

È il caso del liceo scientifico Banzi-Bazoli di Lecce, come spiega la dirigente Antonella Manca: «Allo stato attuale, ritengo che sia più giusto ed efficace continuare con la didattica a distanza: in primis, perché la didattica mista con metà alunni in classe e metà a distanza non ha funzionato. Si tratta di due modalità differenti, che non possono essere conciliate, senza dimenticare le difficoltà di connessione internet sofferte dai ragazzi. In seconda analisi, l'esperienza ci dice che in scuole con tanti alunni i casi di contagio esistono. Sebbene l'infezione avvenga principalmente in famiglia, tocca poi alla scuola chiudere per due settimane, col risultato di una didattica a singhiozzo. Inoltre, sono due mesi che lavoriamo a questo fatidico rientro, confrontandoci costantemente con la Prefettura per mettere a punto un piano dei trasporti adeguato: lo sforzo è stato immane da parti di tutti, ma siamo certi che i ragazzi non si assembreranno di nuovo alle fermate degli autobus? Poi non capisco: gli altri Paesi ora stanno chiudendo le scuole e noi italiani le riapriamo?».
Dello stesso avviso è Salvatore Marzo, preside del liceo Aristosseno di Taranto: «Spero che Emiliano rinnovi la precedente ordinanza, con cui lasciare alle famiglie la decisione se mandare o meno i propri figli in classe: in tal modo, noi presidi saremo sollevati da questa grossa responsabilità.

Preferisco senz'altro la dad: l'obbligo di istruzione c'è, ma in un contesto di sicurezza. Molti genitori, poi, sono entrati in una fase di paura e preferiscono far restare a casa i figli. Tra poco vedremo gli effetti dei comportamenti avuti durante le vacanze e non mi lasciano tranquillo. A questo punto, visto che siamo stati un anno a casa, aspettiamo le vaccinazioni. E poi, questo modo di lavorare last minute non va: bisogna dare il tempo di interiorizzare le disposizioni regionali a famiglie e studenti».

Che le scuole siano vittime di continui provvedimenti emergenziali lo sottolinea anche Patrizia Carra, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo Commenda di Brindisi: «Questo continuo susseguirsi di norme-tampone ci destabilizza: vorrei che ci fosse una progettazione dietro, un piano A, B e C, con ipotesi chiare e misure altrettanto evidenti. E inoltre, occorre ora capire che cosa abbia comportato la pandemia a livello didattico e cosa occorra fare per superare questi limiti, perché i conti dovranno farli i ragazzi, molto più di noi». Dal punto di vista organizzativo, l'istituto brindisino è pronto a partire, visto che era in didattica mista già prima delle vacanze. «Non credo, però, che saremo pronti per il 7 gennaio, visto che siamo impegnati nella campagna di screening per tutta la popolazione scolastica, per alunni, docenti e personale amministrativo e Ata continua la preside Carra . Siamo in attesa di capire se ci sarà un'ordinanza da parte del sindaco di rinvio dell'apertura del primo ciclo. In ogni caso, prima delle vacanze natalizie eravamo al 90% delle presenze, perché nella nostra scuola, sebbene ci siano stati casi Covid, non si sono creati focolai: sintomo che le regole vengono rispettate rigidamente».

Pronto a partire anche Salvatore Giuliano, preside dell'IISS Majorana, anche se resta lo stigma sui doppi turni: «Il piano di rientro prevede un ingresso alle 8 e uno alle 10 per una popolazione scolastica pari al 50%, per cui i ragazzi si alterneranno per 3 giorni in presenza e 3 a distanza. Ma l'uscita alle 15 non è ottimale per loro: non si possono trattare come se fossero oggetti da trasportare, si tratta di persone che devono avere il diritto a un'attività diversa dallo studio e a tornare a casa in un orario che consenta di studiare. Sono convinto che, se ci fosse stata la priorità reale di far tornare i ragazzi a scuola, si sarebbe investito di più nei trasporti. Noi, come scuola, abbiamo fatto tutto ciò che ci è stato detto di fare».
 

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