Scarti della filiera dell’atomo dismessa. Ma anche scorie della medicina nucleare e dell’industria: al Paese serve un impianto per stoccare 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi. E sulla nuova Carta nazionale delle aree idonee a ospitare il mega-deposito di scorie potrebbe essere segnata anche la Puglia. La zona dell’Alta Murgia al confine con la Basilicata nel dettaglio. E i territori di Gravina di Puglia, Altamura e Laterza. Ma anche Matera e la piana tra Metaponto e Scanzano.
La mappa dei siti idonei: in Puglia c'è la zona dell'Alta Murgia
Il condizionale, tuttavia, resta d’obbligo.
Il deposito: 150 ettari di capannoni per 78mila metri cubi di scorie
L’Alta Murgia e l’Oppido, dunque, rischiano di ritrovarsi a “ospitare” un deposito nazionale di circa 150 ettari per 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività nucleare. Scorie la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni. Scarti dei quali circa 50mila metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica. Altri 28mila metri cubi arrivano, invece, dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria. Ma nel Deposito Nazionale sarà compreso anche il Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA): un impianto destinato a trattare 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività.
Il secco "no" della Regione
La localizzazione del maxi-deposito di stoccaggio nei mesi scorsi è stata oggetto della “più grande consultazione pubblica finora svolta in Italia su un’infrastruttura strategica per il Paese. E la proposta è stata predisposta – sottolinea in una nota la Sogin – sulla base delle oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di oltre 25mila pagine di atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie, complessivamente presentate nel corso di un anno, dopo la pubblicazione della Cnapi”. Tutte le Regione coinvolte nel processo di consultazione, tuttavia, hanno dichiarato fermamente di non essere disponibili ad accogliere le scorie sui propri territori. In testa la Puglia. In sede di confronto con Sogin il governo regionale di Michele Emiliano ha poi motivato il “niet”attraverso un dossier che puntava i riflettori sui rischi ambientali derivanti da tale ipotesi. In tutte le fasi della partecipazione pubblica, la Puglia ha evidenziato, infatti, come le cinque aree pugliesi ritenute potenzialmente idonee non solo fossero ampiamente caratterizzate dai criteri escludenti ma presentavano evidenti fattori “sfavorevoli” e determinanti l’esclusione dalla Carta nazionale delle aree idonee.
Emiliano e Maraschio: «A rischio 270 aziende zootecniche»
Un secco “no” che il governatore e l’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio hanno ribadito anche nelle scorse ore. «Nel caso la Carta delle Aree idonee contenga un solo sito pugliese continueremo a opporci con tutte le nostre forze alla scelta di individuare l’Alta Murgia come possibile luogo per lo smaltimento di rifiuti radioattivi- hanno fatto sapere - Il nostro è un no a tutela della salute dei cittadini e della bellezza e della biodiversità di un Parco Nazionale, che rappresenta uno dei luoghi più singolari della Puglia e del Mediterraneo e candidato a entrare nel network dei Geoparchi dell’Unesco». Dunque un riferimento alla tipicità del tessuto produttivo dell’Alta Murgia. «Nell’area fra Gravina in Puglia, Altamura e Laterza vengono prodotti 9 alimenti e 11 vini a denominazione controllata e protetta - hanno aggiunto Emiliano e Maraschio - Lavorano 600 produttori del biologico e 270 aziende zootecniche. Ed è presente un ricco patrimonio culturale e naturalistico che va oltremodo preservato. L’insediamento di un deposito di stoccaggio di rifiuti radioattivi inficerebbe irrimediabilmente la vocazione di questo angolo straordinario della Puglia a un turismo sostenibile, frutto di un intenso, faticoso e incisivo impegno della Regione, degli enti e delle comunità locali» hanno concluso.
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