Rifiuti, Puglia in affanno per i fondi del Pnrr: progetti da 80 milioni per gli impianti di compostaggio

Rifiuti, Puglia in affanno per i fondi del Pnrr: progetti da 80 milioni per gli impianti di compostaggio
di Paola ANCORA
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 19:37

Venti giorni di tempo per presentare un piano al ministero della Transizione ecologica. Venti giorni per consegnare al ministro Roberto Cingolani i progetti degli impianti di compostaggio ritenuti necessari per la Puglia e sperare di ottenere i finanziamenti utili a realizzarli. La nostra regione potrebbe avere bisogno di circa 80 milioni di euro per la messa a terra del suo piano, ma il condizionale è d’obbligo perché il 12 febbraio – data entro la quale andranno depositati i progetti al ministero – è dietro l’angolo e la Regione, con Ager, è ancora indietro. Sul “ponte di comando” c’è Ager, e non l’assessorato all’Ambiente, a gestire la partita delicatissima degli impianti di compostaggio, sebbene sia stato l’assessorato a portare in Consiglio e far approvare a tempo di record un Piano rifiuti estremamente complesso - conta centinaia di pagine - e non sempre lineare, nella programmazione e gestione future del ciclo. In quel Piano sono indicati chiaramente come necessari nove impianti di compostaggio. Di questi, tre sono già esistenti, quattro potranno essere realizzati con i fondi del Pnrr, uno con finanziamenti previsti da una delibera Cipe del 2016 e un sesto è ancora da definire, ma sarà certamente localizzato nella sesta provincia, la Bat. 

I quattro impianti candidati al Pnrr


Nei quattro da costruire con i finanziamenti Pnrr che il ministro Cingolani vorrà accordare alla Puglia, rientra l’impianto a Masseria Ghetta, nel Salento, località indicata dal comune di Lecce, l’unico ad aver dato la sua disponibilità ad accogliere lo stabilimento per la digestione anaerobica dei rifiuti organici prodotti dai salentini. La proposta di Masseria Ghetta, tuttavia, ha provocato le vibranti proteste dei comuni limitrofi al capoluogo provinciale, decisi a tutto pur di cambiare sito, ma ancora lontanissimi dall’individuare una valida alternativa. «Non posso fare un impianto in cielo – sbotta Gianfranco Grandaliano, commissario dell’Ager – e quindi noi andiamo avanti con quello che c’è, ovvero il progetto tecnico e di fattibilità dell’impianto a Masseria Ghetta. Ci dobbiamo muovere su localizzazioni concrete, non sulle intenzioni di qualcuno. Non stiamo giocando, tanto più che i progetti saranno valutati severamente e, se finanziati, ci dovranno essere delle aggiudicazioni vincolanti entro il 31 dicembre del 2023. Sembrerebbe che per qualcuno la scadenza del 12 febbraio non sia chiara o non sia presa sul serio. Noi dobbiamo farcela, invece». Avanti, dunque, su Masseria Ghetta, progetto che sulla carta vale circa 30 milioni di euro per un impianto in grado di trattare – secondo il Piano rifiuti regionale – 50mila tonnellate di rifiuti organici all’anno. 
Il secondo impianto candidato ai fondi Pnrr è quello di Molfetta, con una capacità stimata di 29.200 tonnellate all’anno e un investimento calcolato in circa 15 milioni di euro. In questo caso, il progetto esistente è già stato autorizzato. Il terzo è previsto a Foggia: il sito è stato individuato dal Comune e tratterà, a regime, 40mila tonnellate di rifiuti. Servirà, per realizzarlo, una cifra compresa fra i 24 e i 30 milioni. Sarà poi rimesso a nuovo – tecnicamente la procedura è chiamata revamping – l’impianto esistente a Taranto e gestito da Amiu Spa, per 15mila tonnellate di rifiuti organici trattati annualmente. In totale, quindi, alla Puglia servirebbero circa 75-80 milioni di euro solo dal Pnrr, ai quali si aggiungono i finanziamenti Cipe per l’impianto di compostaggio a Brindisi, realizzato grazie alla riconversione dello stabilimento già esistente per il trattamento meccanico biologico (Tmb) dei rifiuti indifferenziati. 

Il Piano complessivo e gli obiettivi


Gli impianti pubblici elencati – compreso quello ancora da definire nella Bat e lo stabilimento Amiu a Bari, ormai prossimo alla messa in esercizio - andrebbero ad aggiungersi a quelli privati già esistenti (tre di questi sono attualmente in esercizio) e servirebbero a soddisfare il fabbisogno pugliese, ovvero a digerire circa 350mila tonnellate di rifiuti organici prodotti.

Ciò a fronte di una ridottissima capacità attuale di smaltimento dell’umido – la Puglia trasferisce in impianti pubblici solo 106.450 tonnellate annue di rifiuti organici – e con un obiettivo molto ambizioso, definito “strategico” a pagina 50 del Piano rifiuti: migliorare la differenziata al punto da portare la frazione organica dei rifiuti a 600.000 tonnellate annue entro il 2025. Così, fra tre anni gli impianti di cui oggi si discute non sarebbero più sufficienti e la Puglia si troverebbe costretta a cercare fuori dai suoi confini gli stabilimenti dove smaltire la propria immondizia. In un eterno gioco dell’oca.

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