Polignano, l'inchiesta si allarga: gare sotto la lente

Polignano, l'inchiesta si allarga: gare sotto la lente
di Vincenzo DAMIANI
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Sabato 23 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:30

L’inchiesta sul presunto “sistema Polignano” potrebbe allargarsi ad altre gare e ad “altri livelli”. Lo mette nero su bianco il giudice per le indagini preliminari in un breve passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare: «Dovendo l’indagine proseguire – si legge nelle oltre 600 pagine - con nuovi filoni inerenti altre gare di appalto e meccanismi di corruttela anche ad altri (e più alti) livelli, sussiste l’esigenza attuale e concreta di preservare il prosieguo investigativo dai probabili condizionamenti da parte degli indagati e delle persone loro vicine». Che a Polignano a Mare i lavori pubblici fossero affidati «agli amici degli amici», come sostiene la Procura di Bari, sembra fosse risaputo anche negli ambienti locali. 

«Tu vieni da Bari però qui invece a Polignano il gioco è un po’ a non bruciarsi il consenso.

Anzi il tentativo è quello di tenere sempre tutti contenti, ma non è così che deve fare la politica»: a lamentarsi al telefono è un architetto non indagato. La professionista è vincitrice di un affidamento, ma sembra essere conscia che qualcosa non va nel sistema delle assegnazioni degli incarichi ai progettisti: «Allora – dice al telefono al suo interlocutore - il vero problema nei lavori pubblici, Nicola, te lo dico nella mia esperienza di assessore, io molte volte ho fatto i progetti da assessore e li ho fatti firmare ai dirigenti, ma perché trovavo disdicevole impegnarsi con professionisti, facendosi fare progettazioni gratuite e promettendo l’incarico successivamente. Io vedo dei reati dietro questa formula. Che non mi va neanche di dire al telefono». «Questa – aggiunge - è stata la modalità con cui vent’anni di Ufficio tecnico è andato avanti». Il colloquio è riportato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata da gip del Tribunale di Bari, Angelo Salerno, che giovedì ha portato all’arresto di cinque persone, mentre altre cinque sono state raggiunte da interdizione. 

"Amici degli amici"

Appalti agli “amici degli amici” per mantenere o accrescere consenso politico, è questa l’ipotesi accusatoria: ai domiciliari sono finiti il sindaco Domenico Vitto, il suo vice Salvatore Colella e i dirigenti comunali Nicola Cicala, Raffaele Lassandro e Pasquale Teofilo. Per cinque imprenditori è stata disposta la misura interdittiva; complessivamente gli indagati sono 24, i reati contestati dalla Procura, a vario titolo, sono quelli di corruzione (però non riconosciuto dal gip nell’ordinanza cautelare), peculato, turbativa d’asta, falso ideologico, rivelazione del segreto d’ufficio, omissione di ufficio, subappalto illecito. Sono nove le gare di appalto, svolte tra il 2020 e il 2021, finite nel mirino della guardia di finanza per presunti illeciti, ma sei quelle contestate dalla Procura, per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro. 

Il testimone

Il 16 luglio del 2021, a indagini ancora in corso, la guardia di finanza convoca un consigliere comunale come testimone che conferma quanto l’architetto sostiene durante la telefonata intercettata: «Nel periodo dell’attuale amministrazione Vitto – riferisce il politico - ho constatato, analizzando svariati atti amministrativi di affidamenti pubblici, tutti assegnati alle solite imprese locali». E cita sei aziende. «Specifico – prosegue – che ho rilevato l’assoluta assenza del principio di rotazione degli affidamenti ad altri operatori economici ed in più il frequente ricorso a subappalti». Alla domanda se fosse a conoscenza di presunte irregolarità nell’appalto per il restyling del lungomare, il testimone appare deciso: «Certamente all’interno dell’ente locale si vociferava, da tempo, che tale appalto sarebbe stato assegnato all’imprenditore albanese Hibroj Hibro, quest’ultimo molto legato all’assessore Colella. Ricordo perfettamente che Hibroj nelle ultime elezioni regionali del 2020 ha appoggiato elettoralmente l’assessore Colella». L’attività di “inquinamento delle gare” sarebbe stata fatta con falsi sorteggi dei presidenti delle commissioni, affidamenti diretti sotto soglia e informazioni fornite a ditte “amiche” per modularne l’offerta. In cambio, sostiene la Procura, gli amministratori e i funzionari avrebbero ottenuto sostegno elettorale, progressioni di carriera e lavori edili in casa. 
 

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