L'intervista/Giovanni Pellegrino:«Nel 1992 proposi Conso ma Nilde Iotti mi bloccò»

L'intervista/Giovanni Pellegrino:«Nel 1992 proposi Conso ma Nilde Iotti mi bloccò»
di Oronzo MARTUCCI
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 09:20

«Ho partecipato alla elezione di due presidenti della Repubblica, nel 1992 quando fu eletto Oscar Luigi Scalfaro e nel 1999 quando la scelta ricadde su Carlo Azeglio Ciampi. La decisione di puntare su Scalfaro fu complicata e drammatica, perché maturò in un contesto politico molto difficile e fu infine determinata dalla strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992. Il nuovo presidente della Repubblica fu eletto due giorni dopo, al sedicesimo scrutinio, anche con il mio voto»: il senatore Giovanni Pellegrino, in carica a Palazzo Madama dal 1990 al 2001 (eletto con il Pci e poi con il Pds e i Democratici di sinistra) ricorda così la sua partecipazione alle elezioni per il presidente della Repubblica. E vede una situazione ancora più complicata e per fortuna meno drammatica ora, «visto che a eleggere il presidente della Repubblica saranno nella stragrande maggioranza dei casi parlamentari che sanno di non poter essere rieletti nella futura tornata, per cui sono interessati solo a scegliere un Capo dello Stato che garantisca la prosecuzione della legislatura almeno sino a quando essi non matureranno il pur misero vitalizio».
Senatore Pellegrino, può spiegare la situazione complicata del 1992?
«Al tempo vi era una intesa parlamentare che ruotava attorno al patto del Caf (sottoscritto tra Craxi, Andreotti e Forlani) che prevedeva la elezione di Arnaldo Forlani a Capo dello Stato e di Bettino Craxi alla guida del governo. Ma nella Dc vi erano franchi tiratori, in particolare nel gruppo degli andreottiani. Il mio gruppo era impegnato a votare per l'onorevole Nilde Iotti, come candidata di bandiera. La difficoltà che era evidente nella maggioranza a trovare un nome condiviso mi portò durante una riunione dei Grandi elettori dei Ds a proporre di puntare su un nome diverso, proprio per poter incidere nella elezione del presidente della Repubblica. Ma l'onorevole Iotti mi fulminò con uno sguardo».
A chi pensava come candidato su cui puntare?
«Al professore Giovanni Conso, già presidente della Corte costituzionale, al quale arrivarono in alcune votazioni una ventina di voti, tra i quali il mio. Tra gli amici di Andreotti qualcuno venne a chiedermi se ero disposto a votarlo e a farlo votare da altri colleghi come presidente della Repubblica. Rifiutai senza alcuna esitazione. Poi i giochi politici furono fermati drammaticamente, dalla strage di Capaci nella quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Fu il radicale Marco Pannella, dopo la strage, a svolgere il ruolo di king maker e a determinare l'affermazione della candidatura di Oscar Luigi Scalfaro».
Lei e il suo gruppo votaste per Scalfaro?
«Sì. Anche se il suo profilo politico non mi convinceva del tutto. Scalfaro era un uomo di destra, un conservatore. Ma devo riconoscere che fu un ottimo presidente, con atti e comportamenti che vanno ricordati».
Li ricordi
«Subito dopo l'elezione a Capo dello Stato, negò a Craxi l'incarico di formare il primo governo di quella legislatura, che era iniziata proprio con l'elezione del presidente della Repubblica, e indicò Giuliano Amato. Lascio immaginare cosa sarebbe accaduto se Craxi fosse diventato presidente del Consiglio, visto che con l'esplosione di Tangentopoli i magistrati arrivarono a coinvolgere direttamente il segretario nazionale del Psi. Nel 1994, sempre Scalfaro, bloccò la nomina proposta dal presidente del Consiglio incaricato Silvio Berlusconi, di Cesare Previti a ministro della Giustizia. Previti era l'avvocato di Berlusconi. Scalfarò lo dirottò alla Difesa, mentre l'incarico di ministro della Giustizia andò ad Alfredo Biondi».
La elezione di Carlo Azeglio Ciampi, nel 1999, fu più semplice?
«Per Ciampi fu necessario un solo scrutinio, nel maggio 1999. Ebbe un ruolo determinante in quella elezione Massimo D'Alema, presidente del Consiglio in carica».
Si parla di Giuliano Amato come di un candidato alla presidenza della Repubblica. Le appare una candidatura con possibilità di successo?
«Amato sarebbe un ottimo presidente, anche se l'età non lo aiuta. Marta Cartabia, ora ministro della Giustizia e già presidente della Corte costituzionale, non sarebbe male».
Silvio Berlusconi è in campo. Con quali possibilità di centrare il risultato?
«A parte l'età, può un nome così divisivo essere il rappresentante dell'Unità nazionale? E come farebbe a presiedere il Consiglio superiore della magistratura? Speriamo che non accada. Anche se capisco che la carne è debole e che il Parlamento è dominato in questo momento da parlamentari che hanno paura di uno scioglimento anticipato e che dal nuovo presidente della Repubblica vogliono la garanzia che la legislatura proseguirà almeno sino a maturazione del vitalizio. E' la storia triste di un Paese in mano a tanti parlamentari pentastellati, quelli dell'uno vale uno che in politica è una grande stupidità».
C'è anche Mario Draghi
«Se desse assicurazioni che non scioglierebbe le Camere a elezione avvenuta potrebbe trovare i voti necessari».
La rielezione del presidente Mattarella non è proponibile?
«Il presidente ha detto che non è candidato, ma parlamentari e Grandi elettori possono votarlo ed eleggerlo. Sarebbe difficile pensare a sue dimissioni, una volta eletto. Resta la singolarità di una situazione nella quale la scelta di una figura di così alto livello come il presidente della Repubblica è in mano a chi sa che in Parlamento non ci tornerà con le prossime elezioni».
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