Riflettori sull'ospedale Fiera: dopo il caso Lerario le indagini non si fermano

L'ospedale Covid in Fiera
L'ospedale Covid in Fiera
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Lunedì 27 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:33

Le indagini della Guardia di finanza sulla gestione dell’emergenza Covid in Puglia non si fermeranno all’arresto di Mario Lerario - fino a qualche giorno fa responsabile della Protezione civile in Puglia -, avvenuto nella giornata di giovedì. Le “fiamme gialle”, infatti, già da tempo avevano puntato i riflettori sull’appalto e sulla realizzazione dell’ospedale Fiera a Bari: una struttura, questa, particolarmente contestata, soprattutto per i costi complessivi, che avevano indotto esponenti dell’opposizione in Consiglio regionale e non solo a segnalare alcune anomalie, che hanno portato all’apertura di un’inchiesta.

Lerario, che in questi mesi si è occupato di molti àmbiti legati alla gestione dell’emergenza sanitaria, è stato sottoposto a intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle quali sarebbero poi emersi alcuni elementi relativi ad un’altra vicenda, ossia la tangente da 10mila euro per Borgo Mezzanone, che proprio ieri Lerario ha ammesso di aver intascato. 

IL FILONE
Ma, appunto, è sempre in piedi il filone legato all’ospedale Fiera: lo scorso 18 marzo la Guardia di Finanza di Bari aveva acquisito, su delega della Procura, tutta la documentazione relativa all’affidamento e alla gestione dell’appalto per la realizzazione dell’ospedale Covid. Le acquisizioni erano state eseguite negli uffici della Regione. L’obiettivo degli inquirenti è stato sin dall’inizio quello di verificare la regolarità delle procedure per capire se per un’opera tanto imponente, realizzata in così poco tempo, 45 giorni, per via dell’emergenza sanitaria, fossero state rispettate le norme. L’affidamento era avvenuto a seguito di una procedura ad inviti cui avevano partecipato due aziende.

Alle polemiche, tuttavia, la Regione aveva sempre risposto che si trattasse appunto di una gara-lampo, una soluzione ritenuta inevitabile e richiesta dall’emergenza del quadro pandemico, e che l’accelerazione sull’iter dipendesse proprio dalla necessità di non perdere tempo, vista la forte richiesta di posti letto nelle terapie intensive, con gli ospedali di tutta la regione che facevano fatica a gestire l’enorme numero di ricoveri per i pazienti Covid.

I LAVORI
I lavori, stimati in circa 9 milioni di euro, poi lievitati a oltre 17,5 milioni, erano stati affidati alla Rti Cobar-Barozzi Item Oxygen, aziende di Altamura. Le imprese avevano presentato un’offerta con un ribasso del 12% rispetto al valore iniziale. Ma le cifre erano successivamente salite in modo vertiginoso, arrivando addirittura al doppio dell’importo iniziale. Aumenti che la Regione aveva giustificato con l’esistenza di cinque ordini di servizio aggiuntivi. 
A chiedere chiarimenti, già all’interno del dibattito politici, erano stati dapprima l’europarlamentare Raffaele Fitto, per il quale erano «eccessivi quei costi per garantire potenzialmente 28 posti di terapia intensiva che si sarebbero potuti realizzare rafforzando le strutture già esistenti nelle varie province». Successivamente il parlamentare FdI Marcello Gemmato e lo stesso gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale avevano puntato il dito anche sui costi d’affitto, che si aggiravano attorno ai 110mila euro al mese. «Presenteremo un esposto alla Corte dei Conti - avevano poi annunciato da Forza Italia - per capire se i soldi dei cittadini pugliesi siano stati spesi con cognizione di causa per la realizzazione dell’ospedale o se ci siano stati eventuali sperperi».

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