Xylella, altri focolai nel Barese. «Ormai anche qui si diffonde come nel Salento, non più per trasporto passivo ma in modo naturale»

Xylella, altri focolai nel Barese. «Ormai anche qui si diffonde come nel Salento, non più per trasporto passivo ma in modo naturale»
di Maria Claudia MINERVA
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Venerdì 8 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 14:22

Nuovi focolai di xylella fastidiosa nel Barese, anche nella zona di Taranto più a ovest rispetto a quelli rinvenuti precedentemente. Secondo quanto riportato dai certificati pubblicati sul sito regionale di “Emergenza xylella” ci sono altre 86 nuove piante infette. La novità vera è che anche in queste zone, esattamente com’era successo nel Salento, cambia la modalità di trasmissione: non più per trasporto passivo con i vettori ai bordi delle statali, ma in modo naturale. 

Il monitoraggio

Con questo aggiornamento il totale delle piante infette sale a 144, delle quali 66 in zona cuscinetto o contenimento. Cinque i rapporti di prova pubblicati (118P, 1878, 9-positivo, 2/839 e 16/2021) con 79 nuove piante positive alle analisi, di cui un olivo in zona cuscinetto (ad Alberobello), 7 in zona contenimento (a Locorotondo, Martina Franca, Fasano e Crispiano) e le rimanenti in zona infetta. Quindi porzioni di territorio già colpite dalla batteriosi, ma secondo i ricercatori del Cnr, che pubblicano informazioni sul sito Infoxylella.it, desta una certa preoccupazione la comparsa di diversi nuovi focolai tra Locorotondo ed Alberobello (i positivi di Martina sono in una porzione dell’agro che si insinua tra i due comuni del barese) che ne fa salire a 10 il numero in quell’area, chiara indicazione della diffusione naturale a breve distanza in atto. «Quello che sta accadendo tra Alberobello e Locorotondo evidenzia che in quella zona siamo ormai in una fase di diffusione naturale del batterio - spiega il ricercatore del Cnr, Pierederico Lanotte, che lavora al alcuni dei più importanti progetti europei sulla xylella -, che in parole povere significa che l’infezione non avviene più per trasporto passivo con insetti ai bordi delle strade, come avviene di solito nelle fasi iniziali, quando appunto i vettori trasportano la xylella aggrappandosi alle auto e quant’altro. Man mano che matura l’infezione su un determinato territorio il numero dei focolai diventa, infatti, sempre più numeroso e si diffonde naturalmente in modo più capillare rispetto alle prime fasi in cui i focolai sono invece pochi e isolati.

Questo significa che su Locorotondo - aggiunge Lanotte - la situazione comincia a diventare più seria. Quindi, prendiamo atto dell’ulteriore spostamento, anche di quello che si sta sviluppando al confine ovest più avanzato, cioè a Crispiano, a meno di due chilometri da Massafra». Infatti, anche nel tarantino si registra, come spiega il ricercatore, un nuovo sfondamento ad ovest, con un olivo infetto nella periferia occidentale del comune di Crispiano, un salto verso occidente di circa 7 chilometri rispetto ai focolai adiacenti alla Statale 172 Taranto-Martina individuati nel corso del precedente monitoraggio.

L'Osservatorio fitosanitario

 I risultati del monitoraggio li spiega il direttore dell’Osservatorio fitosanitario regionale, Salvatore Infantino, che sottolinea: «In zona cuscinetto Salento sono 35.174 le piante analizzate rispetto alle quali abbiamo trovato soltanto 17 positivi (di cui 15 già abbattute), mentre in zona contenimento le piante analizzate sono 84.422, delle quali solo 40 positive (23 piante abbattute). Per capire qual è la reale diffusione della malattia bisognerebbe fare le analisi su tutti i 60 milioni di piante presenti in Puglia, ma non sarebbe fattibile - chiarisce Infantino - con il monitoraggio proviamo a cercare di capire quale sia l’estensione della malattia. Il fatto di trovare dei positivi ci consente di proseguire con i campionamenti e le analisi, anche oltre il perimetro previsto dalla legge comunitaria, facendo sì che si possa frenare il contagio». L’Osservatorio cerca, quindi, i positivi per poter poi costruire un argine alla ulteriore diffusione della batteriosi, impedendo di fatto che l’organismo nocivo vada oltre. «Trovare nuovi positivi non sempre deve creare allarmismo - conclude il direttore -, perché rinvenire queste piante ci dà la possibilità di isolarle e ripulire le zone dal batterio».

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