Influenza aviaria, controlli serrati negli allevamenti dopo i casi in Salento

Influenza aviaria, controlli serrati negli allevamenti dopo i casi in Salento
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 20 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 07:20

Cresce l'allarme influenza aviaria in Puglia, con un focolaio del virus rilevato in un allevamento rurale nel Salento. Sono già circa 100 i capi di pollame (polli e tacchini) abbattuti, oltre ai 20 deceduti nei giorni scorsi a seguito della trasmissione della malattia.

Al momento sono scongiurati rischi per gli essere umani, ma la Regione Puglia, attraverso i servizi veterinari che ne controllano l’evoluzione, ha attivato il monitoraggio dell’allevamento localizzato nell’hinterland leccese ed è pronta ad attivare l’unità di crisi con più controlli e misure restrittive per scongiurare una epidemia. 
«Con il coordinamento del dipartimento della Prevenzione regionale – commenta l’assessore alla salute, Rocco Palese - abbiamo messo in atto tutte le procedure opportune per circoscrivere il focolaio ed evitare nuovi casi. Al momento quindi non risultano ulteriori animali o allevamenti coinvolti. Le misure in atto, predisposte dai Servizi Veterinari della Asl, oltre all’abbattimento degli avicoli presenti nel focolaio e relative disinfezioni, prevedono la sorveglianza negli allevamenti presenti nel raggio di 10 chilometri e visite cliniche ogni settimana, con analisi dei campioni in laboratorio». 

I controlli

Il virus di fatto si diffonde principalmente tra gli animali selvatici. A distanza di 18 anni dall’ultima volta, nel Salento è stato individuato il sottotipo H5, il più pericoloso: nel 2006 in Puglia ha creato diversi problemi. La sua mortalità si avvicina al 100%, ma al momento il rischio di trasmissione agli esseri umani è molto basso. «È un virus aggressivo negli animali – precisa il direttore del dipartimento Asl Lecce, Alberto Fedele – ma non ci sono casi di contagio tra le persone. Siamo intervenuti tempestivamente e la situazione è sotto controllo». 
Intanto le carcasse degli uccelli sono state analizzate dalla sezione di Patologia aviaria del dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Bari. Un campanello d’allarme che è risuonato forte negli ambienti della sanità e che, al momento, nonostante le rassicurazioni, non permette di abbassare la guardia, tanto è vero che l’Unione Europea sta pensando di prendere misure drastiche di profilassi vaccinale. 
In Puglia negli allevamenti avicoli ci sono 3,9 milioni di polli da carne e 991mila galline per uova da consumo in Puglia, dove in media ogni allevamento conta 40mila galline che producono ognuna 250 uova dichiarate all’anno. In provincia di Lecce invece, negli allevamenti ci sono oltre 236mila galline per la produzione di uova da consumo. Uno scenario sul quale Coldiretti ha alzato l’attenzione, chiedendo maggiori ispezioni. 
«Bene l’intensificazione dei controlli e delle misure precauzionali contro la diffusione dell’aviaria - afferma il presidente di Coldiretti Lecce, Costantino Carparelli – ma occorrono misure di prevenzione urgenti per fermare la malattia con una cintura di sicurezza utile a mettere in sicurezza allevamenti e territorio. Occorre inoltre intensificare la ricerca e le misure precauzionali evitando però pericolosi allarmismi che in passato hanno provocato ingiustamente pesanti danni economici alle imprese avicole con conseguenti gravi perdite occupazionali». 
Salvaguardare il made in Italy è quindi l’invito di Coldiretti: «attraverso la tracciabilità e l’origine, indicando la provenienza di carni avicole e delle uova per consentire scelte di acquisto consapevoli in un momento in cui è importante sostenere l’economia, il lavoro e il territorio della Puglia, prevedendo – aggiunge Coldiretti - da un lato il risarcimento dei danno economici eventualmente subiti dalle aziende e gli investimenti nelle imprese avicole per misure di biosicurezza, comprese le spese sostenute per misure sanitarie e dall’altro il rafforzamento del sistema di sorveglianza e prevenzione dell’influenza aviaria». 
Un settore quello avicolo italiano, che risulta – secondo Coldiretti – l’unico autosufficiente della zootecnia italiana con ottimi livelli di auto-approvvigionamento, producendo in media oltre il 100% di carni di pollo consumate in Italia. 
«Le carni di pollo con 20 chili a testa all’anno – evidenziano dalla Coldiretti regionale – sono le più presenti sulle tavole degli italiani con oltre un terzo (35%) della spesa totale seguite da quelle bovine (33%) e di maiale (20%).

L’Italia può contare su una rete di 6.300 allevamenti professionali che offrono lavoro a 64mila persone per una produzione totale di oltre 1,3 milioni di tonnellate di carni avicole: una filiera che risponde all’esigenza di 8 italiani su 10 (82%) che per il loro carrello della spesa puntano sui prodotti Made in Italy secondo l’indagine Coldiretti/Ixè».

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