I novant'anni di Pietrangeli, dio del tennis: il doppio a Brindisi e il torneo al Ct Lecce

Nicola Pietrangeli a Lecce con Rod Laver
Nicola Pietrangeli a Lecce con Rod Laver
di Roberta GRASSI
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Domenica 10 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 06:37

Oggi sarebbe impensabile. Ipotizzare che il numero uno d’Italia accetti di sfidare due ragazzi dell’agonistica per un’esibizione. All’epoca, correva l’anno 1968, Nicola Pietrangeli era già da molto sul tetto del tennis. Arrivò a Brindisi per promuovere lo sport che lo ha reso un’icona. Disse di sì, al fianco di Jovanovic. Nel 1972 poi, partecipò insieme ad Adriano Panatta e Paolo Bertolucci a un torneo internazionale che fu organizzato a Lecce, unico nel suo genere. Nell’82 a un altro grande evento, sempre sulla terra rossa dello storico Ct (oggi intitolato a Mario Stasi), con il mitico Rod Laver che per due volte ha completato il Grande Slam. E oggi, anche dal Salento, c’è chi lo ricorda con orgoglio e affetto, alla vigilia dei suoi novant’anni. 
Si parla di un eminenza assoluta. Che può vantare un campo (forse il più bello, quello circondato dalle statue) che gli è stato intitolato al Foro Italico. In bacheca i trofei di 48 tornei e due Slam, tra cui due edizioni di fila del Roland Garros (1959 e 1960) che gli hanno consentito di arrivare fino al numero 3 della classifica mondiale.

 

Il passato


Era tutta un’altra storia negli anni ‘60 e ‘70. Racchette di legno, corde da sostituire ogni giorno. Non era un tennis muscolare, ma un trionfo di grazia e classe. Servizio, discesa a rete e volée. 
Molto spettacolo, tanta bellezza a comporre la prestazione. A farla da padroni, racconta l’avvocato Antonio Pellegrino, oggi componente del Coni regionale e già presidente del Ct Lecce, erano gli australiani. Fortissimi. Ne ha portati diversi in almeno un paio di circostanze. L’apoteosi nel 1982 con Rod Laver. Dicono sia stato il più grande di tutti i tempi. Ma lo hanno poi ridetto per Roger Federer, e per altri talenti “mostruosi”. Una vera comparazione, considerato quanto il tennis è cambiato di epoca in epoca, a partire dagli attrezzi, è complicatissima. Potrebbe riuscirci, e chissà con quali risultati, solo l’intelligenza artificiale. 
Tornando a Pietrangeli, festeggerà al “suo” Circolo Canottieri. In grande. Una celebrazione, più che una festa di compleanno. Preceduta da qualche scaramuccia con Panatta e da una sortita su Jannik Sinner che ha il sapore dell’austerità: «Andrebbe squalificato per un anno», ha detto nelle scorse ore. Appresa la notizia che non parteciperà alla Davis di Bologna, per prendere parte a un altro torneo
Non sarebbe stato ammissibile, quando Pietrangeli impugnava la sua racchetta di legno.

La maglia azzurra prima di tutto. 

Gli auguri


Insomma, anche da quaggiù arrivano auguri sinceri: «Vorrei tanto che gli giungessero, non posso andarci personalmente - dice Pellegrino - ma sono sinceri e affettuosi». E ricordi nostalgici di altri tempi. La polo per i match. Il bianco prevalente, non solo a Wimbledon. Le palline bianche o gialle, a seconda della visibilità. Ma depressurizzate.
Tornando ai rapporti con il Salento. Nel 1982, dal 6 al 10 ottobre, fece tappa a Lecce il “Tennis Legends championships”. Fu l’ultima prova del circuito: c’erano Rod Laver, Ken Rosewall, Cliff Drysdale, Tom Okker, Fred Stolle, Owen Davidson e Roy Emerson. E naturalmente Nicola Pietrangeli, per la prima volta in quel circuito. Dieci anni prima, era stato organizzato il primo Trofeo del Mediterraneo, con il patrocinio della Banca Agricola di Matino e Lecce. In tabellone, Panatta, Bertolucci e Corrado Barazzutti. E naturalmente Pietrangeli. Vinse il trofeo Bertolucci. Sponsor Quarta Caffé. Molti gli spettatori. Ne scrisse perfino Gianni Clerici, su una rivista di presentazione della competizione: «Per fare i tornei ci vuole sempre un uomo. Anche i grandissimi tornei, quelli dove tutto sembra funzionare da sé, hanno sempre all’origine un uomo o due o tre amici che hanno lavorato per creare qualcosa. Il Torneo internazionale di Lecce è forse nato una sera dell’anno passato, in un piccolissimo spogliatoio di un club lombardo, vicino al mio paese. Antonio Pellegrino e io ci eravamo iscritti a una gara di doppio». 
Nel 1962, altro palcoscenico di livello, il Ct Brindisi di via Ciciriello. Tanto per intenderci quello che poi ha fatto da sfondo ai primi passi mossi da Flavia Pennetta, la vincitrice degli Us Open del 2015. Era una manifestazione per la promozione del tennis. Parteciparono Nicola Pietrangeli, Jon Tiriac, Marco Gilardelli, Lea Pericoli, Boro Jovanovic. 
«Pietrangeli e Jovanovic accettarono la proposta di giocare un doppio con noi, con me e mio fratello», racconta il maestro Rosario Farina. «Noi ci disponemmo in campo, per ovvie ragioni, accanto ai campioni. Ci dissero che avrebbero giocato contro di noi. Perdemmo 6-0, in un solo set. Ma fu combattuta. Fu il 6-0 più bello della nostra vita. Ricevemmo complimenti anche da loro, eravamo già campioni italiani centromeridionali a Reggio Calabria. Fu un grande, grande doppio. E un evento davvero indimenticabile». 
Difficile che possa ripetersi. Se si considera che all’epoca il montepremi del Roland Garros era di 150 dollari. Ma la storia del tennis italiano, che per buona parte è tutta in quell’uomo tutto muscoli e voleé che sta per compiere 90 anni, è passata anche da queste latitudini. 

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