Emiliano: il bis a valanga. Ribaltati sondaggi e pronostici. Frantumato il voto pentastellato

Emiliano: il bis a valanga. Ribaltati sondaggi e pronostici. Frantumato il voto pentastellato
di Francesco G.GIOFFREDI
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Martedì 22 Settembre 2020, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 09:54

Un fiume in piena, che tutto travolge. A cominciare dai sondaggi, dalle sensazioni della vigilia, persino dai timori che minavano le più solide certezze dello stesso centrosinistra. Michele Emiliano centra il bis, sarà governatore della Puglia per altri cinque anni, i dati sono comunque parziali: raccoglie il 46,9 per cento, Raffaele Fitto (centrodestra) si ferma al 38,8 per cento tradito per prima cosa dalla retromarcia della Lega, Antonella Laricchia (M5s) all'11 per cento e anche in questo caso è un collasso rispetto alle aspettative, con polverizzazione dell'elettorato cinque stelle (i flussi rispetto alle Europee: il 37 per cento con Laricchia, il 38 con Emiliano e il 22 con Fitto).

In sostanza, implodono i due partiti normalmente bollati come populisti, sotto i colpi proprio del populista soft. Che pesca consensi letteralmente ovunque, scardinando un po' tutti i bacini. Anche senza la leva dell'alleanza giallorossa nazionale: Emiliano riesce pure a non soffrire la frammentazione in tre diversi tronconi. Lievita pure l'affluenza: 56,43 per cento, 5,3 punti in più rispetto a cinque anni fa.

È una vittoria rotonda, senza appello, è una delega consegnata dai pugliesi alla coalizione a ranghi ampi del presidente. È il trionfo della dottrina Emiliano, ostinatamente difesa fino quasi a restare isolato, accerchiato: la doppia motrice Pd-civismo, la capacità inclusiva (sinistra, centro, destra, vecchi, nuovi, 15 liste), l'appello alla continuità e al voto utile, la centralità del leader, la capacità di cementare il campo per arginare il centrodestra e in special modo la Lega, la «nostra capacità di migliorare anche le cose che non abbiamo fatto bene in questi anni» (come ha ammesso ieri, a caldo, dal comitato barese). Né, almeno stando alle proiezioni sui dati reali, c'è stato un travaso significativo tramite il voto disgiunto: non si registrano rilevanti divaricazioni tra le preferenze al governatore e quelle alla coalizione, stesso trend nel centrodestra e nei cinque stelle. Gli scostamenti sono minimi: Emiliano raggranella un 1,4 per cento in più rispetto alle liste, proporzione inversa per Fitto.

La prima lettura, grossolana ma esaustiva, è allora la seguente: è un voto molto politico e però di matrice prettamente pugliese, in cui il fattore Emiliano ha pesato come piombo sulla bilancia, e nel quale le chiavi interpretative nazionali hanno avuto un'incidenza relativa o persino marginale. Insomma: s'era detto che la Puglia sarebbe stata l'Ohio d'Italia, cioè la regione in bilico che avrebbe orientato i destini del governo giallorosso; la cavalcata del centrosinistra pugliese mette senz'altro al riparo da rischi Palazzo Chigi (la partita complessiva delle regionali termina 3-3), ma i pugliesi non hanno certo votato con quell'obiettivo in testa. O, forse, l'inclinazione al voto utile in chiave nazionale ha fatto breccia solo in una quota di elettori pentastellati preoccupati da una detronizzazione di Conte.

I cinque anni di governo regionale, ad ogni modo, non hanno evidentemente appannato granché la stella di Emiliano, non ne hanno depotenziato la carica carismatica, la capacità di saldare mondi tra loro distanti, spesso opposti. E questo nonostante qualche scivolone e «gli errori» ricordati dallo stesso governatore. Emiliano ha calamitato così interi blocchi di consenso normalmente, e in altri contesti elettorali, fedeli ai cinque stelle o persino al centrodestra. Lo raccontano la performance modesta del Movimento cinque stelle e l'arretramento verticale della Lega (9,5 per cento), vero anello debole del centrodestra - almeno leggendo piani e proclami della vigilia. Né la controproposta liberaldemocratica di renziani e co. ha sottratto delusi al campo emilianiano: per Ivan Scalfarotto solo il 1,69 per cento, e allora o i delusi non erano poi così tanti, o hanno comunque scelto la fedeltà al centrosinistra e - appunto - il voto utile.

A iniettare carburante alla prodigiosa impennata di Emiliano hanno contribuito due ulteriori fattori: l'emergenza Covid, che ha oggettivamente premiato i governatori uscenti e la loro capacità di tenuta socio-sanitaria ed emotiva della cittadinanza; e l'aver evocato il pericolo sovranista come cemento e fattore di tenuta. Senza trascurare il ruolo cruciale - in elezioni molto territoriali quali appunto le regionali - dei candidati consiglieri regionali: sono loro il primo traino sui territori.

È già possibile abbozzare una prima analisi dei flussi di voto, elaboratori dal Consorzio Opinio: hanno scelto Emiliano l'87 per cento degli elettori del Pd (il riferimento è alla platea delle Europee), il 38 per cento degli elettori del M5s, persino il 14 (ciascuno) di Lega e FI e il 16 per cento di FdI; l'elettorato cinque stelle si è letteralmente polverizzato: il 38 per cento va da Emiliano, solo il 37 sceglie Laricchia, addirittura il 22 vota Fitto. Pentastellati liquidi, poco strutturati. Tra le liste di centrosinistra, vola il Pd (primo partito al 17,6 per cento), siederanno in Consiglio la civica del presidente Con, i Popolari con Emiliano, Puglia solidale e verde, lottano per la soglia del 4 per cento invece Senso civico e Italia in Comune.

E poi ci sono i territori. Emiliano vince in tutte le province, o quasi. Avvertenza: i dati dello scrutinio sono anche qui parziali. A Lecce - a casa di Fitto - è al 46 per cento; a Brindisi è testa-a-testa col candidato di centrodestra, entrambi intorno al 41 per cento (provincia negli ultimi anni ostica per il governatore); nella Taranto dell'Ilva è avanti con il 43,6 per cento. Ma è a Bari che Emiliano innesta il turbo e vola: circa il 51 per cento, Fitto ben distanziato (33,8). Performance da intestare anche all'appeal di Antonio Decaro, il sindaco di Bari che tanto s'è speso per il governatore. Emiliano è avanti anche a Foggia (44,5 per cento) e nella Bat (ancora più ampia la forchetta: 49,2 per cento). Per Fitto la miglior provincia dovrebbe essere Brindisi, per Laricchia sarebbe la Bat (a Lecce invece frana ulteriormente di un paio di punti rispetto alla media nazionale). La sostanziale omogeneità del risultato riduce il peso di nodi e questioni territoriali di particolare rilevanza (xylella, per esempio).

Cosa è andato storto viceversa tra gli sconfitti? Verrà il tempo delle analisi più puntuali. Ad ogni modo: il centrodestra si presentava per una volta apparentemente compatto, aveva precettato un big di ritorno (Fitto) e i leader nazionali hanno continuamente presidiato la scena pugliese. Non è bastato. Nella coalizione s'attesta al primo posto Fratelli d'Italia (intorno al 13 per cento), poi c'è Forza Italia (che galleggia attorno a un sorprendente 10 per cento), solo terza la Lega (al di sotto del 10 per cento). Il Carroccio evidentemente non riesce a intercettare il voto sui territori tramite le liste. E il centrodestra paga senz'altro l'assenza dal grande palcoscenico regionale negli ultimi 15 anni. Nei cinque stelle il fattore nazionale e il voto utile hanno dato invece il via libera agli elettori, in libera uscita. E Laricchia non è riuscita a compattare i ranghi.
E le più volte citate ricadute nazionali? Il 3-3 finale non terremota Palazzo Chigi.

E Michele Emiliano continuerà a interloquire con Giuseppe Conte.

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