Direttiva Ue per la svolta “green” nelle case: in Puglia fuori norma e da ristrutturare il 77,5%

Direttiva Ue per la svolta “green” nelle case: in Puglia fuori norma e da ristrutturare il 77,5%
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 14 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:33

Più di un milione e 800mila immobili, ossia il 77,5% del totale. Sono i numeri riguardanti le case in Puglia su cui pende la direttiva Ue - ancora da cesellare e sulla quale si è già scatenato il centrodestra che la definisce una sorta di abominio contro i poveri cittadini - che imporrà una riqualificazione energetica per “consumare” meno. Più semplicemente: le case in cui viviamo sono marchiate da una classe energetica a seconda dell’efficienza che dipende dall’installazione di infissi con determinate caratteristiche, caldaie, cappotti termici e altre caratteristiche. Bruxelles chiede agli Stati membri una svolta green che parta proprio dalle quattro mura che ci ospitano. Un problema generale, come evidenziato dai vertici degli edili di Ance, che si riflette inevitabilmente anche sul territorio. 

La direttiva

Ma di cosa parla la direttiva e, soprattutto, quali sono i tempi cadenzati? Prima di rispondere a questi interrogativi, è giusto partire dal perché l’Unione europea si sta muovendo in questa direzione: secondo diversi studi, gli edifici sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra. Il documento ha avuto una fase tribolata. Già nel 2021 c’era stato un tentativo di mettere alcuni paletti immaginando una deadline per gli interventi di efficientamento quantomeno ambiziosa: il 2027. Nel corso di questi due anni si è instaurato un dialogo, in realtà ancora in corso, che dovrebbe concludersi a breve. Nella bozza di compromesso si prevede l’obbligo che gli edifici raggiungano almeno la classe energetica E entro il 2030 e quella D entro il 2033.

Sarebbero comunque gli Stati membri a decidere autonomamente quali sanzioni applicare (o non applicare) a chi viola la previsione. La votazione in Commissione ambiente del Parlamento europeo, inizialmente prevista il 24 gennaio, dovrebbe tenersi il 9 febbraio.

L'allarme di Ance

L’Sos lanciato da Ance nazionale e rincarato dall’associazione pugliese è appunto sui tempi. Per il presidente dei giovani imprenditori di Ance Puglia, Luigi De Santis, la direttiva dell’Unione europea va sicuramente nel verso giusto «ma per farlo c’è bisogno sicuramente di mettere nelle condizioni i cittadini. La grande sfida sarà quella di mettere a disposizione strumenti concreti a chi deve fare queste operazioni che non possono prescindere da una programmazione definita». E in Puglia la situazione è abbastanza complessa, fermo restando che quelle ottenute grazie al lavoro del data analyst Davide Stasi sono stime. Tra dieci anni, come detto, gli edifici dovranno rientrare nella classe D: ad oggi, in Puglia, ci sono 823.203 edifici in classe G, 635.578 in classe F e 358.832 in classe E. Vale a dire 1.817.613, ovvero il 77,5 per cento sul totale di 2.345.307 immobili (in categoria catastale A: alloggi e uffici privati).

I dati 

«Le classi energetiche più performanti sono le A4, A3, A2, A1 alle quali si assegnano un valore molto alto, seguite poi dalle classi B, C, D, E, F e, per ultima, la classe G a cui viene attribuito il punteggio più basso. Dalle stime si evince che il 35 per cento si trova in classe energetica G, la più bassa - rileva Stasi - Significa abitare in un appartamento che comporta inevitabilmente un notevole consumo di energia e bollette più onerose. Per fare un semplice paragone, uno stesso immobile di classe A che consuma 12 kilowattora annui al metro quadro, in classe G comporterebbe un consumo annuo di ben 210 kilowattora al metro quadro. Inoltre, la spesa non incide solo sul bilancio familiare ma anche sull’impatto ambientale. Ecco perché il governo ha introdotto negli ultimi anni delle agevolazioni per la riqualificazione energetica degli edifici». Seguono gli immobili in classe energetica F. Rappresentano il 27,1 per cento e «hanno impianti obsoleti, che solitamente risalgono agli anni Settanta-Ottanta, poco isolamento e un insieme di altri fattori che fanno trascorrere estati calde e inverni rigidi, anche a causa dell’umidità».

Per tutti questi motivi, Ance Puglia ritiene corretto l’indirizzo di Bruxelles ma con una specifica importante: «Bisogna soprattutto evitare gli errori di mancata programmazione come avvenuto per esempio sul Superbonus - chiosa De Santis - Occorre trovare un giusto equilibrio tra gli interessi: il nostro allarme riguarda i tempi. La strada è quella giusta ma bisogna avere strumenti chiari, definiti e strutturati nel tempo: l’edilizia ha una gestazione medio-lunga, la cornice europea è questa e la Puglia deve adeguarsi. Anche per l’immagine che la Puglia ha nel mondo, deve spingere su questo indirizzo: noi siamo pronti a fare la nostra parte».

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