Roma, Milano, Bologna: tre salentini candidati sindaco, ma è una corsa a ostacoli

Roma, Milano, Bologna: tre salentini candidati sindaco, ma è una corsa a ostacoli
di Alessandra LUPO
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 13:53

È un borsino capriccioso, che con le sue oscillazioni fotografa perfettamente i movimenti di una buona parte della politica italiana, quello che riguarda i tre salentini lanciati verso le comunali di tre delle principali città italiane: Roma, Milano e Bologna. In arrivo da esperienze politiche lontane anni luce, i tre hanno un unico dato in comune: sono tenuti sotto stretto controllo soprattutto in casa propria, dove le elezioni esasperano il timore di sgambetti, fughe in avanti o scivoloni mediatici.

Bray a Roma. Il caso più chiacchierato del momento è senza dubbio la possibile candidatura dell’ex ministro Massimo Bray, dato come possibile “outsider” nella corsa per il Campidoglio, che lo vedrebbe sfidare il candidato pd Roberto Giachetti. Leccese d’origine ma romano d’adozione, Bray si è fatto via via sempre più spazio nel toto nomi romano, in vista delle primarie per la scelta del candidato sindaco che il Pd si prepara a celebrare dopo l’uscita di scena di Ignazio Marino, che comunque tornerà a candidarsi.



L’ipotesi dell'ex ministro, direttore dell’Istituto Treccani e da poco nominato anche presidente dell’Accademia Nazionale di Danza, piace ai social (che hanno visto immediatamente volare l’hashtag #Braysindaco) e a quanto pare metterebbe insieme varie anime della sinistra dentro e fuori il Pd, oltre a pescare nell’opinione pubblica che non ha dimenticato la sua breve ma intensa parentesi ai Beni Culturali sotto il Governo Letta.
Com’era prevedibile la comparsa di Bray nella rosa dei candidati capitolini ha però già sollevato molti sospetti, legati alla sua vicinanza politica con Massimo D’Alema (che lo propose a Letta come ministro). Secondo le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, infatti, Bray sarebbe intenzionato a saltare le primarie e presentarsi con una lista civica, che affiancherebbe quella di Marino e che punterebbe - sostiene qualcuno - a ottenere anche l’appoggio di Stefano Fassina, candidato di Sel e dei tranfughi del Pd, cui si chiederebbe un passo indietro. Un simile scenario spacchetterebbe l’elettorato di centrosinistra della Capitale, già considerata un terreno difficile dallo stesso Matteo Renzi. Ma i segnali positivi nei confronti di Bray non mancano e Matteo Orfini qualche giorno fa ha definito l’ex ministro “perfettamente in grado” di fare il sindaco. Anche se il Pd ha già il suo cavallo.
Alla domanda diretta su una sua possibile candidatura Bray risponde: «Non ho nulla da dire perché non ho ancora deciso». Ma che l’ex ministro sia combattuto è chiaro dai toni del suo ultimo post su Facebook: «Non ho mai fatto e mai farò scelte politiche per dividere. Non appartengo a correnti e non farei mai una scelta contro qualcuno». Poi però Bray si fa possibilista: «Ho imparato che fare politica deve essere la capacità di ascoltare i cittadini, credere nei valori e battersi per la difesa dei beni comuni. Sono grato a chi mi stima e mi vuole bene - prosegue l’ex ministro - e credo in una politica fondata sul rispetto e la lealtà. Il nostro Paese ha bisogno di essere apprezzato e non lacerato». Un messaggio che si presta a varie letture, insomma, ma che vede il suo borsino decisamente in rialzo.

Bedori a Milano. Più a Nord, invece, nubi si addensano sulla candidatura milanese di Patrizia Bedori, vincitrice delle “comunarie” che il Movimento 5 Stelle ha celebrato a novembre nel capoluogo lombardo per scegliere il candidato sindaco. Cresciuta tra Milano e il Salento (terra d’origine del padre, celebre musicista) la candidata in pectore sarebbe considerata dal movimento poco incisiva dal punto di vista mediatico, tanto che secondo indiscrezioni nei giorni scorsi il direttorio e i parlamentari si sarebbero interrogati su una possibile soluzione. Per ora dal movimento c’è il massimo riserbo ma tra le strade vagliate, accanto a quella estrema del passo indietro dell’interessata, ci sarebbe un suo possibile “affiancamento” durante la campagna elettorale da parte di uno dei candidati consiglieri, ovviamente scelto dal web.

Martelloni a Bologna. L’ultimo nome salentino tirato in ballo dalle amministrative del 12 giugno è quello di Federico Martelloni. Il quarantenne leccese, docente di giurisprudenza dell’Alma Mater di Bologna e componente della presidenza nazionale di Sel, è considerato uno dei nomi in ballo per Coalizione civica, la creatura che aggrega la sinistra bolognese anti-Pd. Le sue quotazioni per la sfida cittadina crescono, anche grazie all’apprezzamento incassato da più esponenti dell’area, ma solo il 14 febbraio sarà resa pubblica la rosa dei candidati per la Coalizione. L’interessato sembra più che deciso a evitare pericolose fughe in avanti: «Coalizione civica riuscirà se resteremo uniti, tra di noi non c’è nessuna forza o partito che tenti di sovradeterminare il percorso e il 14 febbraio, San Valentino, faremo una grande dichiarazione d’amore alla città».

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