Fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: xylella, altra occasione sprecata

di Antonio MANIGLIO
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Mercoledì 1 Settembre 2021, 05:00

Il destino è segnato. Lo sfregio inferto dalla xylella alle campagne salentine, sempre più simili a un paesaggio lunare, rimarrà lì per decenni a testimoniare il fallimento di un’intera classe dirigente. Non si tratta di essere pessimisti ad ogni costo. È la nuda e cruda verità che ci consegna la cronaca. Non serve più ricordare (e condannare) il clima antiscientifico, con il corredo di riti vudù, che ha contagiato anche i vertici della Regione Puglia, né tornare su colpe e omissioni che fin dal 2013 hanno segnato l’iniziativa (o l’assenza) delle istituzioni nella lotta al batterio. Guardiamo all’oggi. Di fronte a una devastazione che ha mandato in fumo una storia millenaria e distrutto un patrimonio insostituibile, costringendo alla chiusura decine di frantoi e di imprese agricole (illuminanti i dati riportati su Quotidiano da Oronzo Martucci), e rendendo ancor più precaria l’esistenza di migliaia di persone, gli unici segni di vita e arrivano da pochi illuminati imprenditori che stanno tentando - non certo con i quattro soldi stanziati dal governo - di rigenerare un tessuto olivicolo e produttivo.

L’insieme della classe politica appare prigioniera dei suoi riti. Un po’ di comunicati standard (il copia-incolla fa miracoli) per mettersi la coscienza a posto e massima concentrazione invece - avvicinandosi le elezioni - nella caccia al seggio. Gli stessi “mitici” cittadini hanno probabilmente equivocato la lezione di Gaber -“La libertà non è stare sopra un albero” ( e neanche nelle vicinanze)- e vivono con indifferenza la desertificazione delle campagne abituandosi a convivere con un habitat ferito e deturpato. 

La prova di responsabilità per la politica

È la classe politica, ad ogni modo, che deve dare prova di responsabilità e rendere conto delle proprie azioni. E veniamo al punto dirimente. Per mesi, in attesa della nuova manna biblica rappresentata dai fondi europei, si è scritto e detto che con le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si sarebbe affrontata anche la questione xylella. Provare per credere. Sfogliando le migliaia di pagine sul Pnrr licenziate dal governo, dal consiglio europeo, da camera e senato la parola xylella non si trova neanche una volta. Né può esserci, naturalmente, l’indicazione di eventuali finanziamenti (o le modalità per accedervi). Tutto molto semplice. E drammatico. La xylella avanza implacabile come una peste medioevale, dopo le province di Lecce-Brindisi-Taranto sta penetrando nel barese, ma di fronte a questa immane catastrofe che ha azzerato una storia di lavoro, di sudore, di amore per la propria terra tutto tace nei luoghi dove si decide.

Eppure il Pnrr destina (missione 2) alla “rivoluzione verde e transizione ecologica” e all’agricoltura sostenibile ben 5 miliardi di euro, per favorire “un ecosistema naturale, agricolo e di biodiversità di valore inestimabile, quale elemento distintivo dell’identità, cultura, storia e dello sviluppo economico presente e futuro” (pag. 117). Qualche dottor sottile potrebbe obiettare che il Pnrr non individua i progetti da finanziare nel dettaglio. Non è proprio così. Anzitutto perché la xylella non è una specie di calamità atmosferica, una gelata, una violenta grandinata o addirittura un’alluvione. È un evento unico, “la peggiore emergenza fito-sanitaria del mondo”, che richiede quindi una risposta straordinaria. In secondo luogo nel Pnrr sono anche indicati con precisione gli interventi da sostenere. È noto, ad esempio, che le genti di Puglia erano in trepidante attesa per l’elettrificazione della...Barletta-Canosa e addirittura per il doppio binario tra Bari e…Lamasinata! Il Pnrr pone fine alle loro sofferenze finanziandole come opere decisive per migliorare il sistema trasportistico pugliese (pag. 341, del documento del consiglio d’Europa).

Né manca l’attenzione alle FSE con “la realizzazione di hub intermodali e riqualificazione di 20 stazioni: l’intervento serve a creare aree di interscambio fra treno e autobus, automobile e bicicletta”. Nello stesso documento infine si prevedono ingenti finanziamenti per la forestazione urbana ed extraurbana e la piantumazione di milioni di alberi (pagg. 324 e 325). Nel Pnrr c’è di tutto di più, solo per gli ulivi salentini e pugliesi niente! Zero idee, zero progetti, zero soldi.

Non è tempo di pannicelli caldi

Siamo su un binario morto. Se non si assume la rigenerazione del patrimonio paesaggistico e produttivo degli uliveti come la priorità della Puglia non resta neppure la speranza. Senza un piano nazionale di reinsediamento dell’ulivo, e anche di diversificazione colturale, nelle campagne del Salento rimarranno solo “scheletri agghindati con ramaglie morte, resti inanimati là dove prima c’erano piante vive, rigogliose”. Ecco perché non è più tempo di pannicelli caldi, qualche sussidio, un po’ di incentivi e via. No, bisogna essere capaci di fare - pur in condizioni diverse e non paragonabili - quello che fece la classe politica nel dopoguerra con grande lungimiranza, quando qui nel Salento, di fronte alle terre incolte o malcoltivate e alla forte pressione popolare che chiedeva lavoro e di mettere a frutto quelle campagne, si approvarono leggi - nel Parlamento nazionale, con il voto di deputati e senatori, non in abborracciate comunicazioni social - che modificarono gli assetti proprietari, i contratti tra padroni e braccianti o coloni e si posero le condizioni per costruire quella civiltà agricola e contadina che ha segnato positivamente il novecento. 

Anche oggi c’è bisogno di metterci testa e cuore. Si troveranno poi gli strumenti tecnici per contrastare (e sanzionare) l’incuria e l’abbandono delle campagne, per favorire l’accorpamento delle proprietà, per incentivare coltivatori, imprese, frantoi. Ma per il governo nazionale (magari “sollecitato” da quello regionale?) è il momento, qui e ora, delle scelte politiche nette: un grande piano nazionale di investimenti per liberare il Salento e la Puglia dalla xylella. Altrimenti non c’è futuro. E siccome nella Bibbia la fine del diluvio è annunciata dal ritorno della colomba che porta un ramo d’ulivo, qui - se nulla si muove - la fine dell’ulivo potrebbe essere annunciata da un diluvio di parole inutili.
 

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