Gentile e onesta pare la parola nostra quando quella altrui saluta

Elaborazione fotografica di Max Frigione
Elaborazione fotografica di Max Frigione
di Rosario COLUCCIA
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Domenica 25 Marzo 2018, 20:08
Di mestiere faccio il linguista. Mi scrive Ferdinando Boero, amico e collega, notissimo ai lettori di «Nuovo Quotidiano», i suoi articoli per la maggior parte trattano di università e di ambiente. Con frequenti allargamenti a temi più generali del vivere associato e anche della politica. Nella lettera mi segnala che una campagna di Greenpeace attribuisce a un politico una dichiarazione ambientalista, precisando che si tratta di «una fake news». Cito esattamente le sue parole: «Ora, la parola italiana per “fake news” esiste, ed è bufale. O notizie false. Ma qui [nella campagna di Greenpeace] dicono “una fake news”. Se la consideriamo oramai una parola italiana (e non lo trovo gradevole, visto che c’è la parola italiana-italiana) non va messa al plurale (ho visto tanti bei film, non films).  Se invece è inglese, l’articolo singolare “una” dovrebbe avere il nome al singolare, “fake new”. Mettere l’articolo singolare con un nome plurale dovrebbe essere un errore. O ci sono casi di parole plurali che, italianizzate, si possono usare al singolare? Ma di solito si dice “le news”, non “la news”. E, anche, ho sentito qualcuno dire “la survey”, mentre io, controvoglia, ho sempre detto “il survey”, ma c’è rilevamento, per esempio». Mi piace l’affermazione che segue, sempre di Boero, quasi a mo’ di conclusione: «Io sono un fiero sostenitore dell’uso dell’italiano quando si parla italiano». La condivido integralmente, e con me molti lettori che mi scrivono lettere appassionate e a volte accorate.

I temi toccati sono tanti, procediamo per ordine. È giustissima la sottolineatura che esistono corrispondenti italiani di «fake news» come «bufale» o «notizie false»; e quindi in questi casi, come in tanti altri, potremmo (come fanno i francesi, gli spagnoli, i tedeschi) non ricorrere alla parola di provenienza straniera quando esiste nella lingua propria una onesta parola che possa rendere efficacemente lo stesso concetto. Mi ripeto: che bell’aggettivo è “onesta”, invita a usare in modo appropriato le risorse della lingua materna. Non c’è bisogno di fingersi internazionali inserendo qua e là nella nostra parlata (e nei nostri scritti) inutili forestierismi.

Veniamo al caso specifico. Alla fine degli anni ottanta del secolo scorso è entrata nell’italiano la voce news (dall’inglese new ‘nuovo’). Si tratta di un forestierismo non adattato, introdotto nella nostra lingua senza adattamenti, mantenendo la forma originaria. Lo capiamo dal fatto che conserva la consonante finale del vocabolo inglese new, a cui si aggiunge -s, marca del plurale in quella lingua (e anche in francese, in spagnolo e in portoghese). Nel caso specifico news è uno di quei sostantivi che la lingua inglese classifica tra gli «Uncountable nouns», in italiano diremmo sostantivi indeclinabili. Il vocabolo news indica una notizia singola o più di una notizia a seconda del contesto: that’s fantastic news significa ‘è una notizia fantastica’ ma anche ‘si tratta di notizie fantastiche’. Nella nostra lingua la parola significa ‘notizie, specialmente quelle dell’ultim’ora, trasmesse da un notiziario televisivo, radiofonico o cinematografico’, estensivamente indica ‘il notiziario stesso’.

Esiste un’altra parola straniera da più tempo presente in italiano (dalla fine degli anni cinquanta) pure caratterizzata dalla presenza di -s (che potrebbe apparire plurale, ma non lo è). La parola inglese jeans (abbreviazione di blue jeans) è adattamento di Genova (fr. Gênes, pronunziato all’inglese), con un tracciato che parte dall’italiano, entra in una lingua straniera e con modifiche ritorna alla lingua iniziale. Il vocabolo indicava all’origine la tela di color blu ruvida e robusta usata nei traffici mercantili (il porto di Genova, appunto), poi utilizzata per forgiare pantaloni da lavoro indossati dagli operai e infine, con varianti, per allestire capi di abbigliamenti anche costosi indossati da uomini e donne di tutto il mondo. In italiano jeans (con -s) si adopera al plurale («vecchissimi jeans») ma anche, invariabile, al singolare («ti regalo un jeans nuovo») e persino in funzione di aggettivo invariabile, al maschile e al femminile («mi piace lo stile jeans», «ho una giacca di tela jeans»). Sono indeclinabili (questa volta mantenendo sempre il singolare) altre parole inglesi da tempo entrate (e acclimatate) nella nostra lingua: bar, computer, film, tram, ecc.; al plurale i bar, i computer, ecc. Non sentiamo più queste parole come estranee o specialistiche, le consideriamo interamente nostre, non mettiamo il marchio del plurale inglese.

In italiano esistono molte espressioni composte dalla sequenza news+sost., con il primo elemento indicante ‘notizie’: newsgroup ‘in Internet, sito per scambi di messaggi fra persone interessate allo stesso argomento’, newsletter ‘bollettino, opuscolo informativo specialmente a carattere finanziario e commerciale’, newsmagazine ‘periodico di informazione e attualità’. Tutte queste forme sono invariabili, la terminazione non cambia al variare del numero. Prevale il primo elemento del composto, si conserva sempre news ‘notizia/e’ e non si mette il marchio del plurale dopo group ‘gruppo’, letter ‘lettera’, magazine ‘rivista’. Si dice (e si scrive) «una newsletter», non «una *newletter»; «due newsletter» non «due *newsletters».

Il singolare new ‘nuovo’ (aggettivo, non sostantivo) ricorre in espressioni come new company ‘impresa o società di nuova costituzione, attiva specialmente nei settori della nuova economia’, new economy ‘economia basata sullo sviluppo di tecnologie innovative, che si contrappone all’economia tradizionale industriale’, new entry ‘disco o brano musicale che per la prima volta entra in una classifica; scherzosamente, chi per la prima volta accede a una carica o entra a far parte di un ambiente, di un gruppo, ecc.’ e molte altre, sempre indeclinabili. Riassumendo: nei contesti che abbiamo elencato new è aggettivo, news è sostantivo indeclinabile e come tale va usato, in inglese e in italiano, sia che ci si riferisca al singolare sia al plurale.

In fake news la sequenza è invertita rispetto alle forme indicate prima, come in altre formazioni: «rai news» si autoqualifica come «il primo canale all news italiano […]News e aggiornamenti su politica, cronaca, esteri, economia, sport e attualità»; «google news» è una piattaforma dedicata all’informazione, aggiornata «per rendere le notizie più accessibili e facili da navigare». Il meccanismo linguistico è identico, news è forma sostantivata indeclinabile. Quindi, per tornare al quesito iniziale, «una fake news» è accettabile, il forestierismo (relativamente recente) resta invariato anche se viene declinato al singolare; in italiano fake news andrà considerato singolare o plurale a seconda della frase, la s finale non connota il singolare o il plurale.

Resta un’ultima questione sollevata da Boero: qual è il genere da attribuire a un prestito poco diffuso, è preferibile «la survey» o «il survey»? È una questione ricorrente: per alcuni forestierismi, sia entrati in italiano già da qualche tempo sia incipienti e ancora in fase di acclimatamento, non sempre è chiaro il genere che assumono nella nostra lingua. Per fare qualche esempio: wi-fi in italiano è maschile o femminile? e, analogamente, si dice un mail o una mail? nella lingua dell’informatica, è preferibile il font o la font? Non esiste una regola predefinita né esistono riposte semplici. Non possiamo trattarne ora, lo spazio a disposizione è finito. Ne parleremo, forse, un’altra volta. Ma intanto, come opportunamente suggerisce lo stesso Boero, scegliamo la nostra lingua, diciamo «rilevamento» non «la survey» né «il survey». È preferibile, anzi è più bella, l’onesta parola italiana.



 
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