Israele, l'ex generale Usa: «Liberare gli ostaggi è quasi impossibile, sarebbe una catastrofe»

Barry McCaffrey: «Israele deve lanciare un feroce assalto di terra nella Striscia di Gaza con mezzi corazzati e fanteria se spera di recuperare gli ostaggi nelle mani di Hamas»

Israele, l'ex generale Usa: «Liberare gli ostaggi è quasi impossibile, sarebbe una catastrofe»
Israele, l'ex generale Usa: «Liberare gli ostaggi è quasi impossibile, sarebbe una catastrofe»
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 18:44

Numeri certi ancora non ce ne sono. Cifre non ufficiali riportate dalla stampa israeliana indicano 750 dispersi e 170 ostaggi, dati che alla luce della rivendicazione arrivata ieri dal movimento islamico palestinese di Hamas paiono verosimili: «Abbiamo preso oltre 100 israeliani», hanno comunicato. Prigionieri ai quali si aggiunge la trentina di persone che la Jihad islamica ha detto di avere rapito. Tra loro ci sono cittadini e alti funzionari israeliani, ma anche americani, inglesi, francesi, tedeschi, tailandesi, messicani e oltre alla tragedia umana il tema degli ostaggi rappresenta un grosso problema per Gerusalemme nella controffensiva contro Gaza in risposta agli attacchi scatenati sabato mattina. «Israele deve lanciare un feroce assalto di terra nella Striscia di Gaza con mezzi corazzati e fanteria se spera di recuperare gli ostaggi nelle mani di Hamas», è l’opinione del generale a quattro stelle dell’esercito americano Barry McCaffrey, che ha prestato servizio nella Guerra del Golfo e ha guidato il Comando meridionale degli Stati Uniti dal 1994 al 1996. La sua lettura, dettata dall’esperienza, non è ottimistica: «È un compito quasi impossibile», ha detto McCaffrey intervenendo a un programma della Msnbc.

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Perquisizioni

L’esercito israeliano, spiega il generale, dovrebbe prendere il controllo del territorio di Hamas e condurre perquisizioni casa per casa. «Le forze armate e di fanteria, supportate da aerei da combattimento, devono assumere il dominio della Striscia di Gaza e cercare gli ostaggi imprigionati negli scantinati», ha detto McCaffrey. Per il generale risolvere la situazione degli ostaggi è il «dilemma chiave assoluto» di Gerusalemme. Ed è un’operazione logisticamente molto complicata: «Uno sforzo di salvataggio di massa vedrebbe le forze israeliane entrare in una regione di 140 miglia quadrate, abitata da 2 milioni di persone, e il compito dei militari oltre a fronteggiare il nemico è quello di perquisire abitazioni, scantinati e i cunicoli scavati sotto le città». Il numero di vittime, sia palestinesi sia israeliane, «potrebbe aumentare in modo drammatico», ha avvertito McCaffrey. «Sarà un disastro sanguinoso. Catastrofico per la popolazione civile palestinese e per le Forze di difesa israeliane che lottano per entrare».

Ieri in un tweet il generale si è espresso in maniera dura e realistica: «Per Gerusalemme non ci saranno buone soluzioni tattiche», ha scritto. Mettendo in guardia sui rischi e sulla violenza che comporta una simile azione di salvataggio. «Sembra una lotta lunga e sanguinosa, nella quale i vantaggi degli israeliani saranno parzialmente neutralizzati essendo costretti a misurarsi con la guerriglia urbana», ha sottolineato McCaffrey.

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Il sostegno Usa

Intanto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha garantito «ulteriore sostegno» a Israele dopo l’attacco sferrato da Hamas. Biden ha parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e lo ha rassicurato, il Pentagono ha aggiunto: «Gli Usa hanno cominciato a fornire munizioni aggiuntive a Israele. Una portaerei è in rotta verso il Mediterraneo». Per McCafrey è probabile che gli Stati Uniti intervengano direttamente con attacchi aerei e navali, qualora ritenessero che la l’esistenza del Paese fosse minacciata. Un’escalation, spiega, che si verificherebbe se i vicini mediorientali di Israele fossero pesantemente coinvolti. «Decisivi saranno i prossimi effetti concatenati all’attacco: Hezbollah interverrà dal Libano con i suoi 100.000 razzi? La Cisgiordania prenderà fuoco? E cosa faranno i siriani e gli egiziani?». Secondo il generale il sostegno degli Usa a Israele «sarà assoluto e se assisteremo a un intervento militare siriano o iraniano andremo in guerra». Gli Stati Uniti hanno annunciato domenica che invieranno una portaerei comprendente F-35 e F-16 per pattugliare il Mediterraneo orientale e scoraggiare una guerra totale che coinvolga Paesi confinanti di Israele. Le forze Usa «sono lì per qualcosa di più di una dimostrazione di forza o di una potenziale evacuazione di civili», ha ribadito McCaffrey.

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