Unesco, una candidatura in "forse" da 200mila euro

Turisti a Lecce
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di Francesca SOZZO
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Sabato 16 Aprile 2016, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 09:43
Un caffé e torna la pace. Lecce e Taranto proseguiranno il cammino sulla strada tracciata insieme. Destinazione: Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura), istituzione organizzativa che fa capo all’Onu. Ad essa il compito di decidere se il “Salento e barocco leccese” potranno diventare patrimonio dell’Umanità. L’attesa è lunga: 2017 la consegna del dossier che coinvolge l’intero territorio, comprese le province di Brindisi e Taranto, con tutte le sue peculiarità, la sua storia, la sua tradizione e che vede Lecce comune capofila.

I dubbi di Taranto li ha espressi l’assessore alla Cultura Mino Ianne: «Sarebbe meglio puntare al 2018, non ce la facciamo per il prossimo». Secondo l’assessore ionico il tempo per la presentazione del dossier sarebbe troppo breve e i rischi di non farcela sarebbero dietro l’angolo e sarebbero anche tanti. 
Di opinione differente l’assessore all’Innovazione e alle Politiche Comunitarie leccese Alessandro Delli Noci: «Stamattina (ieri, ndr) mi sono confrontato personalmente con l’assessore Ianne e abbiamo deciso di continuare nella condivisione fatta sin dall’inizio: e cioè una candidatura dell’intero territorio che parte dal barocco ma che qualifichi tutte le pecularità del Salento». 
Dunque si lavora, si raccolgono le idee, si stringono accordi e mani soprattutto con «esperti internazionali che ci potranno aiutare a strutturare la candidatura». Nel 2018? «No - aggiunge Delli Noci - Sono convinto che ancora ce la possiamo fare per il 2017. Certo non è un processo banale questo - ha sottolineato l’assessore - e sicuramente prevederemo una sinergia e una condivisione tutti gli attori istituzionali e non del territorio».
«Il 2017? Speriamo bene. È un auspicio», commenta l’assessore Ianne che non nasconde qualche dubbio sebbene si dica speranzoso nel riuscire «a farcela e soprattutto a superare i problemi oggettivi». Come quello di «convincere tutte le amministrazioni coinvolte ad investire senza riceve alcuna garanzia sulla riuscita del risultato». Insomma l’energia da mettere in campo è tanta e anche la moneta: «Abbiamo stimato che facendo tutto in economia la candidatura verrebbe a costare 200mila euro». E una bocciatura in questo momento non sarebbe neanche un risultato digeribile, tanto più che sia Lecce che Taranto hanno da poco ingoiato la «scottatura» di Capitale Europea della Cultura, la prima, a Capitale Italiana della Cultura, la seconda. Due città con due amministrazioni che sono, per altro, al capolinea e la cui bocciatura potrebbe avere quella del retrogusto politico. E poi c’è lo scoglio più grande da superare: il governo nazionale che deve scegliere una sola candidatura italiana da proporre all’Unesco. E perché dovrebbe essere il Salento? Già. Intanto comunque si va avanti con esperti internazionali, per prima Tatiana Kirova referente per valutare le nomination dell’Unesco, pronta a lavorare «a costo zero», spiega Ianne, per la candidatura del Salento. [FI]Tuttavia «il cammino - assicura Ianne - non è impossibile, ma sicuramente più difficoltoso rispetto anche ad un anno fa perché queste difficoltà avrebbero avuto un’incidenza minore. Si continuerà a lavorare insieme a Lecce - conclude Ianne - per non lasciare nulla di intentato. L’assessore Delli Noci è molto attento dal punto di vista amministrativo e convinto della strada intrapresa. Andiamo avanti».
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