Squinzano, il papà è ai domiciliari, ma il giudice dice sì alla festa di compleanno della bimba in casa

Squinzano, il papà è ai domiciliari, ma il giudice dice sì alla festa di compleanno della bimba in casa
di Roberta GRASSI
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Martedì 19 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 07:34

La foto, la classica foto con la torta e le candeline, sarebbe mancata dall’album dei ricordi. Compleanno saltato, il secondo della sua vita, per via dello stato di detenzione ai domiciliari del papà. La festa, invece, c’è stata anche se tra pochi intimi: in casa con una ventina di parenti. Lo ha concesso il gip di Roma, rispondendo affermativamente all’insistenza dell’avvocato, Paolo Spalluto, che ha dovuto superare il parere contrario del pm il quale sosteneva che per via della pericolosità sociale del genitore (arrestato perché trovato in possesso, nel Lazio, di 5 chili di cocaina) non si sarebbero potuti riunire i famigliari della piccola per un veloce brindisi e una fetta di dolce. 
Aggiungendo che, considerata l’età della bambina, la mancata festa non avrebbe probabilmente procurato alcun danno: non avrebbe comunque potuto ricordare di non aver avuto le sue due candeline e gli affetti più cari attorno. 
È proprio su questo punto che la difesa di un uomo di Squinzano, come si diceva sottoposto ai domiciliari con il divieto assoluto di incontrare persone diverse da convivente e figlia, ha puntato i piedi. Sul diritto della bimba ad avere il suo party: ristretto, sì. Ma pur sempre un momento unico, di gioia. 

L'istanza del legale

«È comprensibile che un soggetto agli arresti domiciliari con controllo elettronico imputato di detenzione a fine di spaccio di stupefacenti aggravato dalla ingente quantità di cocaina (5 chili) possa essere considerato socialmente pericoloso tanto da non consentire il contatto con circa venti tra parenti e amici. Altrettanto comprensibile è che la bambina di soli due anni non colga il senso dei festeggiamenti per il suo secondo compleanno. Argomenti che - sottolineati dal pm - non sfuggono sia alla difesa che ad ogni persona di buon senso», scrive l’avvocato nella sua integrazione all’istanza che aveva ricevuto parere contrario da parte della Procura.
Ma il problema posto, aggiunge, è tecnico giuridico e si rifà alla Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, che di fatto impone un cambiamento di prospettiva oltre che di «cultura giuridica». 
Porsi dalla parte del minore: «Nel decidere - va avanti la difesa rivolgendosi al giudice - ci si deve porre dalla parte della bambina anche di soli due anni e non da quella del genitore detenuto per ingente spaccio di cocaina. Un richiamo forte alla necessità di avviare un processo di integrazione sociale e, più in generale, di profondo cambiamento culturale nei confronti della vulnerabilità dei minori». 
«La concessione della possibilità di festeggiare in casa in presenza di più persone è un modo per attivare un supporto alla genitorialità del padre, anche», puntualizza. 
Il gip di Roma, Gabriele Tomei, ha condiviso: «I partecipanti sono familiari, e l’istanza in tali limiti può essere accolta.

La festicciola c’è stata, sabato scorso, dalle 20 alle 22. Istanti lieti, per la piccola e per la sua famiglia. Lieto fine, insomma: non ci sarà alcuna pagina vuota nell’album dei ricordi. 

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