Omicidio Specchia, ucciso per un tubo dell'acqua. L'indagato: «Io, minacciato con le pietre»

Il fratello indagato per la morte del 78enne: "Mi ha minacciato con una pietra, mi sono difeso"

Il luogo del delitto a Specchia
Il luogo del delitto a Specchia
di Roberta GRASSI
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Martedì 28 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:29

La tubatura per l’irrigazione tranciata, poi la lite: «Mi ha aggredito con due sassi, io mi sono difeso». Lo ha detto nell’interrogatorio, mostrando i graffi sul volto, Nicola Scupola, 70 anni, in carcere con l’accusa di aver ucciso il fratello Vincenzo, otto anni più grande di lui. Questa mattina l’uomo sarà ascoltato dal gip Sergio Mario Tosi, al fianco dei suoi avvocati Cristiano Solinas e Sergio Annesi, per l’interrogatorio di convalida del fermo di indiziato di delitto disposto sabato pomeriggio, a distanza di poche ore dai fatti, dal pm Simona Rizzo. 
I fatti si sono verificati a Specchia.

Le incongruenze

E secondo l’accusa vi sarebbero incongruenze nella versione resa dall’indagato, sentito dai poliziotti del commissariato di Taurisano. L’uomo ha parlato dei dissidi in famiglia. Dei tre appezzamenti di terreno (uno di proprietà della sorella, gli altri due dei fratelli) uno vicino all’altro. E di un clima di contrasti e dispetti che avrebbe fatto da sfondo all’ennesima lite, stavolta degenerata. Oggi, tra l’altro, sarà conferito l’incarico di eseguire l’autopsia al medico legale Alberto Tortorella, esame necroscopico quanto mai determinante per validare la ricostruzione della dinamica dei fatti al momento possibile solo incrociando la versione del diretto interessato con quella di un testimone, colui il quale ha prontamente chiamato il 113 non appena, in località Fontanelle, si è accorto che c’era un uomo a terra «riverso su un fianco», e un altro che brandiva un bastone. 
Secondo quanto contestato il fratello minore avrebbe colpito il maggiore più volte, sul viso e sulla testa, facendolo poi cadere in una cisterna di raccolta dell’acqua piovana, dove è stato ritrovato. 
«Aveva in entrambe le mani una pietra, una l’ha buttata a terra e con la mano libera mi ha afferrato per il collo.

Io l’ho dapprima spinto e poi l’ho colpito con un bastone che ho preso a terra», ha dichiarato a verbale l’indagato. E poi ancora: «Non l’ho aiutato quando è caduto nell’acqua perché sicuramente mi avrebbe tirato dentro». 

L'aggressione vicino al deposito delle galline

L’aggressione sarebbe avvenuta vicino al deposito delle galline: «Ho lavato il bastone nel bidone dell’acqua che si trovava vicino all’auto, poi l’ho lanciato nell’erba», ha proseguito. Come si diceva tale narrazione non è stata ritenuta del tutto attendibile dall’accusa che ritiene non credibile la tesi della legittima difesa, e in ogni caso non proporzionata l’offesa alla difesa. L’autopsia ora scioglierà i dubbi rimasti irrisolti, sulle cause della morte. Se essa sia stata provocata dalle botte o sia avvenuta dopo la caduta nella cisterna, e quindi per annegamento. E fornirà anche ulteriori elementi per stabilire la veridicità delle dichiarazioni rese dal 70enne che da sabato si trova nella casa circondariale di Borgo San Nicola. 
Il decreto di fermo è stato emesso sulla base dell’asserito pericolo di fuga dell’uomo che, a quanto risulta agli investigatori, ha vissuto per un lungo periodo in Svizzera e potrebbe decidere di farvi ritorno. Ipotesi del tutto esclusa dalla difesa. Si è poi valutato il pericolo di reiterazione del reato, considerate le tensioni e i «rapporti conflittuali» anche con la sorella. 
Un bastone è stato sequestrato, ma risulterebbe essere diverso da quello indicato dall’indagato come arma utilizzata. Sul movente, sembrerebbero non esserci incertezze di sorta. Il serbatoio d’acqua danneggiato avrebbe causato la discussione, la richiesta di spiegazioni sfociata poi nel pestaggio. 

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