Salento, riti di San Giovanni: viaggio sulle tracce delle 20 erbe magiche

Erbe di San Giovanni
Erbe di San Giovanni
di Donato NUZZACI
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Domenica 19 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:56

L’odore della ruta, così intenso e inebriante, oltrepassa le narici. E supera qualsiasi canale per penetrare dritto nel profondo dei sensi. Trasmette pace, il suo profumo rinfresca il corpo. Un’emozione intima, personale. Una cosa balza subito al naso: sembra essere proprio la ruta la pianta più profumata tra quelle che vengono chiamate le “erbe di San Giovanni”, essenze spontanee che fioriscono tra la primavera e l’estate nelle campagne, sui bordi delle strade e nei luoghi del Salento in cui il clima è adatto. 

La ricorrenza di San Giovanni


La missione è presto detta. Il 24 giugno si avvicina. E c’è da preparare la ricorrenza per San Giovanni, protettore a tutto tondo, per il quale tanti paesi dedicano una festa in una delle notti più brevi dell’anno, magica e ricca di misteri. 
Roberto Aloisio è un ingegnere appassionato di biodiversità e aridocoltura. Da lui parte. Si è partiti così giovedì scorso all’alba, alle 5.15 per essere precisi, da Maglie: un viaggio tra mare e terra verso Santa Maria di Leuca per poi risalire fino ad Otranto alla ricerca di erbe spontanee e bellezza. «Dobbiamo preparare tutto per il rito sacro tra il 23 e 24 giugno - spiega il professionista-ambientalista -, voglio regalare ai presenti un mazzetto di erbe di San Giovanni in un evento nella mia campagna». Appassionato di natura, Roberto si definisce un “aridocultore” perché predilige la coltivazione delle piante in ambiente arido, cioè senza dare una goccia d’acqua, rivoltando soltanto la terra in periodi ben precisi. Da qualche mese ha creato un sito kmtempozero.it dove illustra colture agricole secondo stagione coi vecchi metodi. 

Si parte a Maglie


Il luogo di partenza è, come detto, a Maglie insieme a Oreste Caroppo, naturalista, con occhi e orecchie puntate verso tutto ciò che può favorire la rinaturalizzazione e riforestazione salentina. La prima tappa in auto è nelle campagne tra Scorrano e Supersano, in pieno parco “Paduli”, tra le zone più fertili dove si estendeva fino a poche centinaia di anni fa, nel cuore della provincia leccese, la foresta Belvedere, ultimo esteso ricordo di quel Salento verde ricoperto da boschi e pascoli. Tra un dedalo di stradine incontaminate appare l’artemisia, la prima pianta che Roberto strappa alla terra con un gesto veloce. Con essa si prepara il distillato di assenzio col suo bellissimo odore. L’artemisia è una pianta legata a Diana protettrice della buona salute delle donne. Viene riposta in auto insieme all’achillea, un’altra delle erbe con un alto «concentrato di benessere».
All’ombra degli immensi pioppi bianchi supersanesi ci si imbatte in innumerevoli alberi di fichi, mandorli e antichi arbusti di prugne rosse che donano nettare alle gole arse dal sole che pizzica di primo mattino. Lungo gli interminabili muretti a secco e ai margini dei canali d’acqua dei Paduli emergono il sambuco e la melissa, piante dalle grandi proprietà e dalle quali si può ricavare una deliziosa bevanda. È tempo di una pausa e nel caffè in piazza si scorge una grande quercia disegnata sul muro, uno dei massimi simboli di Supersano.

Verso il Capo di Leuca


Ripresa la strada verso il Capo di Leuca, Roberto d’un tratto si ferma e fa suo un enorme ciuffo di avena in un campo pronto per la trebbiatura. Instancabile, ogni volta che adocchia qualcosa nei campi, aguzza gli occhi e sorride dopo aver fatto sua la pianta. L’occasione della ricerca delle erbe di San Giovanni è buona anche per dare una sbirciata agli alberi di fico carichi di fioroni che maturano in prossimità della festa del santo, e per osservare rarità botaniche, tra cui amarene e castagne. 

L'iperico tra Alessano e Specchia


All’ombra della grande quercia roverella e del sorprendente sorbo della Serra dei Cianci tra Alessano e Specchia scorgiamo l’iperico, pianta officinale perenne semi-sempreverde da cui si estrae il famoso olio dalle numerose proprietà.  Lasciata alle spalle la serra di Alessano, le narici avvertono aria di mare. Come eterni pellegrini è d’obbligo una breve visita al santuario di “Leuca piccola” alla periferia di Barbarano del Capo e le sue dieci “P”, con due grandi cisterne sulla strada, architetture dotate di scalette per ferrare i cavalli e la cripta al di sotto della chiesetta all’ombra di un possente carrubo. Oreste insiste per andare a vedere le vore di Barbarano, dove tra la gariga mediterranea, spiccano i fiori dorati di elicriso al profumo di liquirizia, quelli del mirto e il viola chiaro unico e inconfondibile del timo al suo culmine. Da Barbarano si risale verso Patù, sulla cima dell’antica città messapica di Vereto, dove sono si possono trovre dei gustosi fioroni che serviranno ad addolcire il viaggio fino all’insenatura di località Ciardo a Santa Maria di Leuca, baia zeppa piena di critimo, il cosiddetto finocchietto di mare. Lo stomaco chiama e tra Castrignano del Capo e Patù è tempo di una sosta. In un forno fanno mostra di sè delle pucce condite da consumare all’ombra del ponte del Ciolo. Nella meravigliosa baia di Gagliano del Capo si presenta davanti un’occasione unica: strofinare alcune foglie di rosmarino tra le mani con vista mare e osservare il rarissimo fiordaliso di Creta e il più noto Alisso di Leuca. «Il verde della campanula pugliese spunta dalle rocce.

Essa fiorirà a fine agosto inizio settembre annunciandoci la fine dell’estate. Qui c’è la nostra salentinità in tutta la sua bellezza», racconta Roberto. 

La ruta è l'erba più rara


Altre ore in auto sotto al sole e la voglia del caffè chiama. Tappa a marina di Guardiola (Corsano) con la falesia a strapiombo sul mare prima di sprofondare nell’insenatura del Rio a marina di Tricase. Bagno veloce ad Acquaviva di Marittima e dopo la vista panoramica di Castro, la provinciale scende verso Porto Miggiano di Santa Cesarea dove, dulcis in fundo, troviamo lei. La ruta, l’erba più rara, in tutto il suo splendore fiorita a fare da contorno alla spiaggia pubblica dei 100 gradini. 
Il tempo vola e i raggi solari del pomeriggio creano un pensiero irresistibile: Otranto. «Vi porto a vedere l’orto in aridocultura che ho realizzato», esclama Roberto e via verso zona Orte con la macchina carica di erbe e profumi di San Giovanni. «La notte del 23 giugno nella mia campagna a Maglie ci saranno i preparativi per il rito magico dell’acqua, metterò queste erbe in un contenitore d’acqua e lo lascerò la notte all’aperto per far sì che si unisca alla rugiada». L’indomani mattina sarà tutto pronto per lavarsi e rinfrescare viso, occhi, mente e corpo. 

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