«Non fu suicidio, telefono attivo anche dopo la sua morte»: nuova perizia sul caso del dj Navi

«Non fu suicidio, telefono attivo anche dopo la sua morte»: nuova perizia sul caso del dj Navi
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Giovedì 21 Novembre 2019, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 11:18
I legali dei genitori del dj Ivan Ciullo hanno depositato in Procura una perizia nella convinzione che possa fornire nuovi elementi per stabilire perché questo ragazzo fu trovato impiccato ad un albero di ulivo il 22 giugno di quattro anni fa nelle campagne di Acquarica del Capo, in provincia di Lecce.

Alla cancelleria del pubblico ministero titolare dell'inchiesta, Maria Vallefuoco, è stata consegnata la perizia dell'ingegnere informatico Luigina Quarta sul telefono cellulare di Ivan. Ivan conosciuto con il soprannome di Navi.
Secondo quanto riportato dal comunicato stampa inviato per conto dei genitori di Ivan, Rita Bortone e Sergio Martella (assistiti dagli avvocati Paolo Maci, Chiara Landoldo e Valter Biscotti), questa perizia ha focalizzato l'attenzione sugli ultimi due giorni di vita del ragazzo. Ed ha messo in rilievo una circostanza che potrebbe dare nuovi spunti all'inchiesta: l'attività del telefono è proseguita oltre l'orario presunto della morte: alle 20.14 è stato individuato un aggiornamento della posta elettronica, come anche attività sui social e l'apertura di un file Mp3.

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Ancora un dato ritenuto rilevante: alle 19.09, ora presunta della morte di Ivan, il cellulare viene agganciato a Taurisano e non in contrada Calie di Acquarica dove si consumò la tragedia. E dove la sua macchina si fermò alle 17.13, come ha dimostrato il dispositivo gps del mezzo. Ed ancora: la perizia dell'ingegnere Quarta mette in luce - siamo sempre sul punto di vista dei genitori - alcune contraddizioni nelle dichiarazioni dell'indagato. L'amico di Ivan che risponde di istigazione al suicidio (difeso dall'avvocato Giuseppe Minerva): ha affermato di aver ricevuto il 21 giugno diverse telefonate da parte di Ivan, di non aver risposto e di averlo richiamato alle 19.

I tabulati, invece, racconterebbero un'altra storia: Ivan lo ha chiamato una sola volta, poi gli ha inviato un Whatsapp nel quale lasciava presagire un suicidio. L'indagato ha sempre sostenuto di aver letto solo a tarda sera questo messaggio e di essere passato davanti casa di Ivan per accertarsi che fosse tutto a posto e di aver verificato che la sua auto non fosse lì davanti. La perizia tecnica però dimostrerebbe che quel Whatsapp lo avrebbe letto poco dopo l'invio. Ed altro ancora.

Intanto a breve sarà depositata le perizia della grafologa Luciana Schirinzi che dirà se la scrittura a penna sulla busta della lettera di addio fosse di Ivan, dell'indagato o di un'altra persona. E' uno degli accertamenti disposti dalla Procura dopo le due richieste di archiviazione respinte dal giudice per le indagini preliminari Vincenzo Brancato.
Su richiesta dei familiari c'è stata la riesumazione della salma per fare svolgere l'autopsia. I consulenti della Procura, il medico legale Alberto Tortorella ed il professore Francesco Introna hanno confermato l'ipotesi del suicidio: «Morte asfittica per impiccamento, del tutto attendibilmente di natura suicidaria».
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