Maxi frode fiscale "imballaggi sicuri", tre arresti e cinque indagati. Sequestro per 12 milioni

Maxi frode fiscale "imballaggi sicuri", tre arresti e cinque indagati. Sequestro per 12 milioni
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Venerdì 22 Febbraio 2019, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 13:19
Al termine di complesse indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica ed eseguite dalla Guardia di Finanza di Lecce, è stata data esecuzione in queste ore ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti in carcere - emessa dal GIP presso il Tribunale di Lecce su richiesta del magistrato inquirente - nei confronti di tre persone, artefici insieme ad altre cinque di una truffa milionaria nei confronti dell’Erario.

La frode ha visto coinvolto un noto imprenditore salentino di Presicce (LE), operante nel settore della produzione e commercio di imballaggi in plastica, il quale nel tempo ha gestito il proprio business attraverso la creazione di diverse società che, dopo aver accumulato ingenti debiti tributari, venivano puntualmente cedute a soggetti di nazionalità bulgara e trasferite fittiziamente all’estero, ciò al fine di ostacolare i controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria e sottrarsi ai conseguenti obblighi tributari.

Gli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle salentine hanno permesso di verificare come i soggetti indagati abbiano - a vario titolo ed in concorso tra di loro - omesso volutamente di adempiere alle obbligazioni fiscali e previdenziali sorte in capo alle società costituite, sottraendo complessivamente ad imposizione un imponibile di oltre 30 milioni di euro per una corrispondente evasione di imposta (tra Ires ed Iva) di quasi 14 milioni di euro.

Nel corso delle indagini la Procura di Lecce ha inoltre attivato, tramite il membro italiano di Eurojust, la rogatoria internazionale con la Slovenia, Paese nel quale è confluito il flusso di denaro che nel tempo l’imprenditore salentino aveva provveduto a trasferire mediante la complicità di un altro imprenditore (di origine bresciana) il quale, attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e con la costituzione di società cartiere ad hoc, si è prestato a riciclare oltre 1 milione di euro proveniente dall’evasione fiscale, spostando il denaro su conti correnti di istituti di credito esteri.









Il trait d’union tra l’imprenditore salentino e quello bresciano è stato un consulente fiscale sempre di Presicce che, dalle indagini svolte, è risultato essere il vero dominus dell’intero sistema di frode accertato, colui cioè che ha reso possibile - grazie alle sue conoscenze professionali - l’architettura dei particolari stratagemmi adottati per sottrarsi al pagamento delle imposte. Non a caso, infatti, le società intestate all’imprenditore bresciano sono risultate avere sede presso il suo studio professionale.

Gli investigatori sono riusciti, infine, anche ad individuare l’ulteriore “cassaforte di famiglia” nella quale – nel tempo - erano stati rifugiati tutti i beni accumulati dall’imprenditore salentino con i proventi derivanti dall’evasione fiscale. Si tratta, in particolare, di un trust con sede nel territorio lombardo – risultato di fatto gestito dal medesimo - e che diversamente avrebbe permesso di schermare l’intero patrimonio mettendolo così al riparo da possibili azioni di recupero dello Stato.

Sempre in queste ore i Finanzieri di Tricase hanno eseguito un’ulteriore ordinanza magistratuale di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, del valore di oltre 12 milioni di euro, nei confronti dei beni e delle disponibilità finanziarie risultati in capo a tutte le persone coinvolte nell’indagine svolta. Il provvedimento, una volta divenuto definitivo, consentirà all’Erario di recuperare tutte le imposte evase nel tempo dai responsabili individuati.

 
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