«Aiuti di Stato alle Ferrovie Sud Est»: lo schiaffo all'Italia dei giudici europei. In bilico il futuro della società ferroviaria

«Aiuti di Stato alle Ferrovie Sud Est»: lo schiaffo all'Italia dei giudici europei. In bilico il futuro della società ferroviaria
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Giovedì 19 Dicembre 2019, 17:13 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 16:55
Aiuti di Stato non dichiarati alla Commissione europea: questo sono stati lo stanziamento di 70 milioni di euro da parte del ministero dei Trasporti e la cessione di alcune partecipazioni a Ferrovie dello Stato decisi dall'Italia per le Ferrovie del Sud Est (Fse). Lo ha decisio la Corte di giustizia Ue, che oggi si è espressa sul ricorso presentato da Arriva Italia e altre società di trasporto pubblico contro il decreto del gennaio 2016 del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Prima il ricorso al Tar del Lazio, respinto, poi la decisione di bussare alla porta dei giudici europei. Perché Arriva Italia e le altre società di trasporto intendevano acquistare Fse, mentre il ministero decise per il versamento dei 70 milioni e la cessione delle partecipazioni ad Fsi (società interamente partecipata dal ministero stesso) senza alcun corrispettivo da parte di quest'ultima. All'epoca, Fsi si impegnò soltanto a rimediare ad ogni disequilibrio patrimoniale di Fse.

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I giudici del Lussemburgo hanno stabilito che entrambe le misure previste dal decreto ministeriale costituiscono aiuti di Stato, anche se spetterà al giudice nazionale stabilire chi ne sia il beneficiario effettivo, cioè se Fse o Fsi.
Secondo la Corte, poiché gli aiuti in questione non sono stati notificati alla Commissione europea come previsto dalla giurisprudenza comunitaria, sarà il giudice italiano a doverne trarre le conseguenze attraverso l’applicazione del diritto nazionale, sia per quanto riguarda l’invalidità degli atti sia per il recupero della somma stanziata a favore di Fse. Una prospettiva che getta un'ombra preoccupante sul futuro della più grande società di trasporto ferroviario del Mezzogiorno d'Italia.
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