Dopo l’interpellanza, il Ministero della Giustizia ha avviato un’indagine sull'esame per l'abilitazione da avvocato che si è svolto lo scorso 4 giugno. Senza accorgersi che il microfono era rimasto aperto un giudice della commissione leccese chiamata a esaminare le aspiranti toghe di Brescia aveva detto: «Non possiamo promuovere tutti», invitando i colleghi a porre domande più difficili.
Da qui la la segnalazione anonima diffusa sui social su alcuni commenti pronunciati dal giudice. Il Ministero ha richiesto informazioni alle Corti di appello di Brescia e Lecce responsabili dei profili organizzativi della seduta in questione.
La risposta del ministero
«La seduta si è svolta con la sola prova orale e dagli elementi conoscitivi finora acquisiti – spiega il ministero – deve ritenersi che gli accorgimenti tecnici per garantire la segretezza della camera di consiglio non siano stati adottati e che, in particolare, la discussione tra i commissari della quarta sottocommissione di Lecce sia avvenuta, inavvertitamente, nella medesima stanza virtuale utilizzata per l’esame del candidato e il collegamento con il segretario presenti a Brescia».