Caso Marti, il gip sollecita il Senato «Intercettazioni da usare, decidete»

Caso Marti, il gip sollecita il Senato «Intercettazioni da usare, decidete»
di Erasmo MARINAZZO
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Venerdì 9 Ottobre 2020, 10:39

Riemerge la richiesta di utilizzare le intercettazioni come vedono come interlocutore il senatore Roberto Marti (Lega) nello stralcio dell'inchiesta sullo scambio case popolari-voti. Il giudice per le indagini del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, ha inoltrato una nuova richiesta alla commissione del Senato per le autorizzazioni a procedere. Inviata il 29 settembre, dovrà essere discussa entro il 5 novembre. Ad una anno esatto dalla data in cui la Giunta per autorizzazione della Camera stabilì che la competenza era del Senato, senza tuttavia comunicarlo al giudice che presentò l'istanza.
Qualche data per comprendere il cammino tortuosa di questa vicenda giudiziaria-politica: la prima richiesta di autorizzazione alla Camera porta la data del 5 febbraio del 2019, il 17 ottobre il giudice Gallo scrisse ai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, per chiedere che la sua istanza venisse discussa e decisa. Il 5 novembre la Camera stabilì che si dovesse pronunciare il Senato, ossia il ramo del Parlamento di appartenenza attuale e non quello a cui apparteneva all'epoca dei fatti (ragionamento ribaltato dal Senato in quegli stessi mesi per il parlamentare campano Luigi Cesaro).
Il provvedimento non è stato mai trasmesso all'ufficio del giudice, ma ad un altro ufficio del Tribunale. Tant'è che il 25 settembre il presidente della Camera ha inviato una nota al presidente del Tribunale di Lecce, Roberto Tanisi, per dire che nella seduta del 5 novembre 2019 l'assemblea ha deliberato la restituzione degli atti, per incompetenza della Camera dei Deputati, ai fini della eventuale trasmissione della domanda di autorizzazione al Senato della Repubblica. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha preso carta e penna dopo che i parlamentari salentini del M5s hanno presentato un'interpellanza ai presidenti di Senato e Camera, nonché al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per chiedere chiarimenti sull'empasse della richiesta di autorizzare l'uso delle telefonate e delle intercettazioni ambientali in cui il senatore Marti risulta interlocutore degli ex assessori comunali Attilio Monosi e Luca Pasqualini (imputati nel processo in corso nell'aula bunker).
Dunque, nel rimpallo delle competenze vedrà ora il Senato pronunciarsi a breve. Intanto il giudice Gallo nella nota di accompagnamento della richiesta ha ribadito ciò che aveva sostenuto nella prima istanza: la competenza è della Camera perché l'autorizzazione va presentata - come precisa un a legge del 2003 - alla Camera alla quale il membro del Parlamento appartiene o apparteneva al momento in cui le conversazioni o le comunicazioni sono state intercettate.
Le intercettazioni sono quelle del fascicolo della Procura di Lecce che vede i pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci ipotizzare i reati di tentato abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato a Marti (difeso dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto), agli ex assessori Attilio Monosi e Damiano D'Autilia, al funzionario comunale Pasquale Gorgoni, a Rosario Elia definito come collettore di voti, nonché ai beneficiari di una casa confiscata alla mafia: i coniugi Antonio Briganti e Luisa Martina.
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