I giudici del Riesame: «Ex responsabile di Belloluogo organico al clan»

I giudici del Riesame: «Ex responsabile di Belloluogo organico al clan»
di Erasmo MARINAZZO
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Domenica 3 Maggio 2020, 10:25
«Cointeressenza con gli affari criminali gestiti dal cugino, la condivisione di una sotto culturamafiosa che contemplava il ricorso alla violenza quale mezzo di risoluzione di controversie private, la formulazione di minacce all’autorità pubblica, l’affidamento della gestione dei parcheggi ai clan mafiosi». E’ il ritratto impietoso che fanno i giudici del Tribunale del Riesame di Andrea Pepe, 64 anni, di Lecce. Per dire che non ci sia altra misura adeguata, se non l’arresto in carcere disposto nell’operazione Final Blow (ultimo colpo) di gennaio scorso della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Lecce e dei poliziotti della Squadra mobile, anche per l’uomo che fino ad allora ricopriva la carica di responsabile di parco di Belloluogo.

Il parco cittadino a cui l’amministrazione comunale ha revocato l’affidamento alla società che prende nome dalla stessa struttura presieduta dalla figlia di Andrea Pepe, Sabrina, e che, dopo oltre un mese di lockdown per prevenire gli assembramenti vietati dalle norme anti contagio, riaprirà nei prossimi giorni. Con la gestione consegnata temporaneamente alla società Lupiae Servizi. I guai con la giustizia di Andrea Pepe hanno innescato un effetto a catena: dall’arresto all’interdittiva antimafia della Prefettura e di lì a poche ore la revoca della gestione del parco. Non è stato ancora fissato il ricorso al Tar contro l’interdittiva (con l’allarme pandemia da coronavirus i termini sono stati sospesi), è stato invece chiesta la revoca della misura cautelare al Tribunale del Riesame dagli avvocati difensori Giancarlo Dei Lazzaretti e Paolo Cantelmo. Richiesta rigettata dal collegio dei tre giudici (presidente Carlo Cazzella, relatore Anna Paola Capano, a latere Pia Verderosa) con una ordinanza di 18 pagine che richiama anche le minacce all’assessore comunale Paolo Foresio, raccontate da Andrea Pepe a due indagati ed arrestati per mafia in questa operazione, Stefano Monaco ed il cugino Totti Pepe. Quelle minacce raccontate nell’ordinanza di custodia cautelare per la decisione del Comune di Lecce di non fare tenere il concerto dell’1 giugno del 2018 dei Sud Sound System.

Il Riesame ha inoltre rilevato che Andrea Pepe sia stato particolarmente vicino al clan del boss ergastolano Cristian Pepe: «Scorrendo l’intera ordinanza emerge che Andrea Pepe non solo beneficiava della protezione del clan mafioso capeggiato dal cugino Totti Pepe, ma era comunque coinvolto nella vita associativa, venendo anche interpellato prima dell’esecuzione di spedizioni punitive». Quanto alle due accuse di aver spacciato un chilo di eroina in due occasioni diverse, ed all’interno del parco, i giudici del Riesame non hanno ritenuto credibile la giustificazione fornita da Andrea Pepe. Ossia, che stesse dando una mano al nipote Fabio Pepe per tirarsi fuori dai guai, dal momento che non riusciva a spacciare quella droga ed a pagare i fornitori: troppo eloquenti, dice il Riesame, le intercettazioni.
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