Sea Watch, Conte lascia la grana ai ministri: Italia verso lo scontro con la Ue

Sea Watch, Conte lascia la grana ai ministri: Italia verso lo scontro con la Ue
di Marco Conti e Cristiana Mangani
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Venerdì 28 Giugno 2019, 08:25

Da quando è iniziato il braccio di ferro di Matteo Salvini con la Sea Watch, a Lampedusa sono sbarcati quasi duecento migranti, giunti nell'isola con piccole barche difficili da fermare e inutilmente sequestrate. Svuotare il mare con il secchiello è una costosa illusione alla quale ieri ha preso le distanze Giuseppe Conte quando, da Osaka, ha prima tuonato contro la giovane e intraprendente capitana della nave - definendo «inaudito» il suo comportamento - salvo poi dire che «a questo punto la responsabilità non è più della politica ma della magistratura italiana».
A differenza di quanto accaduto in altre occasioni simili, i toni trituranti del governo - soprattutto del ministro dell'Interno - non sembrano però produrre quella solidarietà che potrebbe spingere alcuni paesi dell'Unione a farsi carico di una parte dei 42 migranti salvati dalla Sea Watch. A parte le parole di circostanza, il commissario europeo alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, ha detto ieri chiaramente che si potrà tentare una redistribuzione «solo dopo che verranno sbarcati i migranti».

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LA TRATTATIVA
Fatta saltare, insieme ai paesi di Visegrad, la trattativa per cambiare il trattato di Dublino, l'Italia è alle prese ora con un muro di gomma e con la Commissione che prova disperatamente a mediare su un tema di politica estera - qual è la difesa dei confini - che non gli è stato mai delegato e che quando ha provato a farlo su specifici aspetti (come l'obbligo alla redistribuzione), è stata bloccata dai paesi del Nord Europa.
In vista degli incontri che al G20 di Osaka pensa di avere con tutti i leader europei presenti, Conte ieri ha voluto evitare di sovrapporre il nodo della ricollocazione e dell'accoglienza dei migranti a quello della procedura d'infrazione per debito eccessivo.
Meglio, per l'inquilino di palazzo Chigi, lasciare la questione nelle mani dei ministri degli Esteri e dell'Interno, Enzo Moavero Milanesi e Matteo Salvini. Il primo ha raccolto dall'ambasciatore italiano all'Aja, Andrea Perugini, una risposta del governo olandese che dice di condividere le preoccupazioni del governo italiano sulla Sea Watch ma ciò non significa «che prenderemo i migranti». Mentre a Malta solo ieri ne sono sbarcati 66, senza particolari clamori, i 42 migranti salvati in mare dalla nave olandese restano a largo di Lampedusa in attesa che qualcuno confezioni un'ordinanza di sequestro e, quindi, di sgombero.

STOP ALL'ONG
La parola d'ordine di queste ore - sebbene ufficialmente la questione appaia bloccata - è trovare una soluzione al problema il più rapidamente possibile. E se l'equipaggio della nave, insieme con il suo carico di disperati, sta pensando che è ora di entrare veramente in porto, a costo di qualsiasi reazione, dall'altra parte c'è il Viminale che sta studiando il modo migliore per uscire dall'empasse. E allora: o l'Europa se li viene a prendere direttamente al molo e se ne fa carico ridistribuendoli negli Stati membri - così come auspica Salvini -, oppure l'applicazione del Decreto sicurezza bis dovrà trovare la migliore attuazione con il sequestro della nave. Qualcosa che non è facilissimo da realizzare perché la confisca a opera del prefetto, è prevista in caso di recidiva, ma potrebbe avvenire per mano della magistratura o forse anche della stessa Finanza. Questo permetterebbe di mettere ko l'Ong, annullando di fatto la sua presenza nel Mediterraneo. E riguardo invece a quei 42 migranti che l'Italia dovrebbe accogliere, uno in più uno in meno, cambierebbero di poco la situazione.
 

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