Milano, false onlus per lucrare sull'accoglienza dei migranti: 10 condanne fino a 11 anni

Un gruppo di migranti in attesa di avere un pasto caldo in una associazione
Un gruppo di migranti in attesa di avere un pasto caldo in una associazione
di Greta Posca
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Giovedì 24 Giugno 2021, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 14:03

Volontari senza frontiere, Milano Solidale, Amici di Madre Teresa Giuliani e Area Solidale. Cosa hanno in comune queste quattro associazioni? Non sono mai esistite. O meglio, esistevano solo per convincere persone di buona volontà a donare denaro per aiutare migranti, ma che in realtà venivano drenati e finivano per usi tutt’altro che nobili. Per la vicenda “fake onlus” ieri è stata condannata a 11 anni di carcere Daniela Giaconi, arrestata il 2 luglio 2019 perché accusata di aver gestito «di fatto» un presunto «sistema» basato sulle quattro onlus che avrebbero falsificato documenti per ottenere la gestione dell’accoglienza di centinaia di migranti, a cui veniva dato poco o nulla, perché ciò che interessava era solo «lucrare» sull’emergenza. Lo ha deciso ieri la quarta sezione del Tribunale che ha inflitto altre 9 condanne a pene fino a 8 anni e 6 mesi. Confiscati quasi 9 milioni di euro. Le accuse nell’indagine del pm Gianluca Prisco erano associazione per delinquere, truffa allo Stato, autoriciclaggio.

Il collegio ha inflitto 10 condanne, tra 4 anni e 9 mesi e 11 anni, concedendo le attenuanti generiche. La pena più alta per Daniela Giaconi, che avrebbe gestito il «sistema» delle onlus con base tra il Milano, Lodi e Pavia. Tra le condanne emesse 7 anni a Letizia Barreca e 8 anni e 3 mesi a Sandra Ariota. La donna e gli altri (rappresentanti legali e presunti prestanome delle finte onlus) avrebbero usato per «scopi personali» oltre 4,5 milioni (lei si è comprata un negozio a Milano, confiscato dai giudici) dei circa 7,5 milioni ottenuti illecitamente partecipando, tra il 2014 e il 2018 (le procedure di controllo sono diventate più stringenti nel 2017), a bandi delle Prefetture di Lodi, Parma e Pavia. La banda di presunti truffatori avrebbe anche garantito «supporto economico» a condannati per associazione mafiosa e «uno stipendio senza alcuna prestazione lavorativa», consentendo loro «di richiedere» con documenti falsi «le misure alternative alla detenzione».

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