Patrick Zaki interrogato dopo 17 mesi: resterà in carcere altri 45 giorni. La famiglia: «Siamo preoccupati»

Patrick Zaki interrogato dopo 17 mesi: resterà in carcere altri 45 giorni. La famiglia: «Siamo preoccupati»
Patrick Zaki interrogato dopo 17 mesi: resterà in carcere altri 45 giorni. La famiglia: «Siamo preoccupati»
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Mercoledì 14 Luglio 2021, 22:03

La giustizia egiziana non allenta la morsa che costringe Patrick Zaki a dormire per terra in una torrida cella per aver scritto dieci post su Facebook e gli ha rinnovato di altri 45 giorni la custodia cautelare in carcere. E, per la prima volta da 17 mesi, è tornata a interrogarlo creando inquietanti dubbi e deboli speranze. Per lo studente egiziano dell'Università Alma Mater di Bologna accusato di propaganda sovversiva su internet, la prospettiva attuale è dunque quella di passare metà luglio e praticamente tutto agosto ancora in carcere.

Zaki è attualmente in una cella con altri detenuti del braccio per gli indagati della prigione di Tora, nell'infuocata periferia sud del Cairo, dove la norma di questi giorni è 37-40 gradi all'ombra. Una condizione che ha spinto Amnesty International a chiedere a politici e giornalisti «di non lasciarlo solo» e alla Farnesina di convocare «l'ambasciatore d'Egitto in Italia per esprimere il proprio scontento», come ha auspicato il portavoce per l'Italia dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani, Riccardo Noury.

L'ennesimo rinnovo della carcerazione è stato deciso dopo un'udienza svoltasi lunedì, con annuncio dell'esito previsto per martedì, quando però si è tenuta una «sessione investigativa», quindi un interrogatorio, come rivelato dagli attivisti del gruppo 'Patrick Liberò: durante «oltre due ore», per la prima volta dalla prima settimana del suo arresto nel febbraio 2020, il trentenne ricercatore «è stato interrogato» fin nei minimi dettagli «sulla natura del suo lavoro, sui suoi progetti di ricerca passati e sul suo background formativo», hanno riferito ancora gli attivisti esprimendo la speranza che il prolungamento della custodia e l'interrogatorio «non siano un'indicazione di sviluppi negativi».

Marise, la sorella di Zaki, ha commentato che in famiglia «siamo estremamente preoccupati» ma anche «pieni di speranza che qualcuno possa aver scoperto che il nostro Patrick è innocente e che stia intraprendendo queste azioni per liberarlo». Ma «i casi simili di cui sentiamo parlare ci inondano la mente di scenari terribili», ha rivelato però la giovane. Il fratello sta rischiando 25 anni di carcere fra l'altro per «istigazione alla violenza e a crimini terroristici» sulla base di post Facebook che il giovane nega di aver mai scritto. E di fronte all'imperscrutabilità della giustizia egiziana, gli attivisti ammettono: «La verità è che questi nuovi sviluppi potrebbero avere un impatto positivo o negativo sul caso». «Questa detenzione non è più tollerabile: è necessario un urgente intervento dell'Europa e delle organizzazioni internazionali per mettere maggiore pressione all'Egitto di Al Sisi e ottenere il rilascio di Zaki», hanno dichiarato le deputate e i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Esteri.

Nel ricordare il recente voto del Parlamento, il deputato del Pd Andrea De Maria ha invece chiesto al Governo di dare seguito alle richiesta per la cittadinanza italiana per il giovane: «uno strumento fondamentale per aiutarlo», ha sottolineato.

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