Da qualche parte, vicino a Gomel, sul fiume Pripyat, sulla linea di confine Ucraina-Bielorussia. Non ci sono figure di peso, tra i delegati di Kiev e di Mosca. Viceministri e consiglieri devono raccogliere e riferire ai vertici. È solo un primo negoziato, durato sei ore, a cui assiste come consulente anche Roman Abramovich, il miliardario, proprietario del Chelsie: lo hanno chiamato gli ucraini, per fungere da mediatore.
«Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile individuare un terreno comune», dice il negoziatore russo Vladimir Medinsky.
Intanto sul campo il conflitto cresce di intensità. I blindati di Mosca sono arrivati a 30 chilometri da Kiev. Ieri sera diverse grosse esplosioni sono state segnalate nell’est del centro e sono risuonate le sirene di allarme. La popolazione prepara barricate e trappole anti tank, sanno che quella per la Capitale sarà la battaglia decisiva. «Tutti i civili possono lasciare liberamente Kiev usando l’autostrada» è il messaggio dal Cremlino, che accusa le autorità ucraine di usare i civili come scudi umani. Ma gli scontri ieri sono stati duri anche a Moriupol e a Kharkiv, dove undici civili sono rimasti uccisi sotto i bombardamenti russi. Secondo le stime dell’Onu, a ieri mattina i civili uccisi in Ucraina erano 102, tra cui sette bambini. Numeri destinati inevitabilmente a crescere. Migliaia di persone sono in fuga dal Paese: donne, bambini, anziani. Secondo l’Onu, mezzo milione di profughi ha già raggiunto i Paesi vicini.