Il governo italiano manda armi a Kiev e riapre le centrali a carbone

Il governo italiano manda armi a Kiev e riapre le centrali a carbone
di Alessandra Severini
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Martedì 1 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:47

Seguendo la linea indicata dall’Unione europea, anche l’Italia decreta l’invio di aiuti e armi all’Ucraina. La decisione che lo stesso Draghi ha definito molto difficile, ha incontrato l’appoggio di tutti i ministri e anche il sostegno dell’opposizione di Fratelli d’Italia. Perplessità erano state espresse da alcuni esponenti del Movimento 5 stelle ma Giuseppe Conte si è schierato a sostegno delle scelte governative: «Dobbiamo mettere la popolazione ucraina nella condizione di poter esercitare il diritto legittimo alla difesa contro un’aggressione ingiustificata». Contraria all’invio di armi Sinistra Italiana.

Il decreto, che deroga alle norme del 1990 sulla vendita di armi all’estero, prevede la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari fino alla fine del 2022, ma gli elenchi verranno definiti con decreti ministeriali e solo dopo l’approvazione di una risoluzione da parte delle Camere. Tra le armi che l’Italia potrebbe inviare a Kiev ci sarebbero sistemi anticarro e antiaereo (gli Stinger a infrarossi), mitragliatrici leggere e pesanti e mortai.

Armi di facile trasporto e utilizzo, particolarmente adatte ad una guerra di resistenza nelle città. A Kiev saranno inviati anche equipaggiamenti per la protezione individuale e della popolazione: elmetti e giubbotti antiproiettile, dispositivi antimina e tende da campo. Nel testo previsto anche il rafforzamento della rete di accoglienza dei profughi a cui viene destinato uno stanziamento di 10 milioni aggiuntivi. Il governo prevede infatti un forte incremento del flusso di profughi verso il nostro paese che ospita già circa 250 mila cittadini ucraini.

Previste anche misure per affrontare la crisi energetica. Il decreto autorizza, in caso di emergenza, una riduzione dei consumi di gas, un aumento delle forniture provenienti dall’Algeria e la possibilità di riaprire le centrali a carbone e olio per compensare la mancanza di gas.

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