Cospito, definitiva la condanna a 23 anni per l'attentato alla ex caserma dei carabinieri: la sentenza dalla Cassazione

I giudici della sesta sezione hanno rigettato i ricorsi della Procura Generale di Torino e delle difese così come sollecitato dal pg

Cospito, la Cassazione: definitiva la condanna a 23 anni per l'attentato alla ex caserma dei carabinieri
Cospito, la Cassazione: definitiva la condanna a 23 anni per l'attentato alla ex caserma dei carabinieri
di Valentina Errante
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 19:54 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 08:56

Diventa definitiva la pena a 23 anni per l’anarchico Alfredo Cospito. Per la sua compagna, Anna Beniamino, la condanna è di 17 anni e 9 mesi di carcere. Lo ha deciso la Cassazione. I giudici della sesta sezione hanno rigettato i ricorsi della Procura generale di Torino e delle difese, così come sollecitato dal pg Perla Lori. Cospito, detenuto al regime del 41-bis, era accusato dell'attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano del 2006. Fuori dal “Palazzaccio” ad attendere la sentenza per tutto il giorno, c’è stato un presidio delle sigle anarchiche, che hanno esposto alcuni striscioni con le scritte “Fuori Alfredo dal 41 bis” e “Il carcere uccide”, mentre nella notte, gruppi anarchici, che hanno poi rivendicato il blitz con delle scritte sui muri, hanno dato alle fiamme dei cassonetti e un’auto nella Capitale. «La decisione della Cassazione conferma quanto sostenuto dalle difese, ovvero che la pena dell'ergastolo con un anno di isolamento diurno invocato dalla procura generale rappresentava una richiesta sproporzionata e non sorretta da alcuna valida ragione giuridica. Rimane comunque il rammarico per una condanna estremamente severa», commenta l’avvocato Flavio rossi Albertini.

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LA VICENDA

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’attentato del 2 giugno 2006 alla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) e rivendicato con la sigla “Rivolta Animale e Tremenda/Federazione Anarchica Informale” (RAT/FAI), era stato pianificato con una tecnica «a trappola»: due ordigni esplosivi, uno minore come richiamo e il secondo ad alto potenziale, con un timer, erano stati piazzati per provocare il più alto numero possibile di vittime.

Solo per caso non c’erano stati morti né feriti. Cospito era stato accusato molti anni dopo dai fatti, quando stava già scontando la pena di 9 anni e cinque mesi per la gambizzazione del dirigente della Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi, avvenuto nel maggio 2012. In merito ai fatti di Fossano, l’anarchico ha sempre dichiarato che si era trattato di «due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno». Per l'attentato era stato inizialmente condannato a 20 anni di reclusione per strage, successivamente proprio la Cassazione, su richiesta della Procura, aveva riqualificato il reato come atto terroristico «diretto ad attentare alla sicurezza dello Stato». Di conseguenza la Corte d'assise d'appello di Torino aveva rimesso gli atti alla Corte costituzionale perché stabilisse la compatibilità o meno tra ergastolo ostativo e un attentato senza vittime. Il 18 aprile 2023 la Consulta ha dichiarato l'incostituzionalità della norma che vincolava la Corte di merito ad emettere una sentenza di ergastolo, ammettendo così la possibilità di applicare le attenuanti per fatti di lieve entità. Il 26 giugno 2023 la Corte d'assise d'Appello di Torino ha di conseguenza rideterminato la pena in 23 anni di reclusione.

LA RICHIESTA

La procura generale aveva chiesto la conferma delle condanne a 23 anni per Cospisto e a 17 anni e 9 mesi per la Beniamino. Il pg della Cassazione, Perla Lori, aveva sollecitato il rigetto del ricorso del procuratore generale di Torino, che aveva invece chiesto la pena dell’ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi per l’anarchico detenuto al 41bis, e 27 anni e un mese per Beniamino. Secondo il pg, il danno «effettivamente realizzato è di particolare tenuità - aveva detto - Appaiono quindi corrette le determinazioni poste nella sentenza impugnata».

LO SCIOPERO DELLA FAME

Il 5 maggio 2022, Cospito era sottoposto al 41-bis nel carcere di massima sicurezza di Bancali (Sassari) per i «numerosi messaggi che, durante lo stato di detenzione, ha inviato a destinatari all'esterno del sistema carcerario documenti destinati ai propri compagni anarchici, invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci».

Come forma di protesta il 20 ottobre dello stesso anno, l’anarchico aveva iniziato uno sciopero della fame, dimagrendo di 35 chili alla fine dell'anno. Era così partita una mobilitazione, non soltanto di gruppi anarchici, che avevano manifestato in suo sostegno, ma anche di intellettuali e giuristi italiani che avevano chiesto al ministero della Giustizia la revoca della misura, per la «sproporzione tra i fatti commessi e le pene inflitte». Anche Amnesty International aveva preso posizione sul caso. Gli avvocati di Cospito avevano fatto un ricorso contro il carcere duro, respinto dalla Cassazione. Così come dal Tribunale di sorveglianza di Roma e dal ministro della giustizia Carlo Nordio. Dopo il trasferimento nel carcere di Opera, la detenzione è stata interrotta da periodi di ricovero nel reparto detentivo dell'Ospedale San Paolo di Milano, a causa delle precarie condizioni di salute conseguenti allo sciopero della fame. Dopo la decisione della Consulta, Cospito aveva annunciato l'interruzione dello sciopero della fame pur rimanendo in regime di 41 bis. Successivamente è stato nuovamente trasferito nel carcere di Sassari.

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