Quirinale, anche Prodi non ce la fa
Bersani dimissionario, Pd nel caos

Pier Luigi Bersani
Pier Luigi Bersani
5 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Aprile 2013, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 17:19
ROMA - Nemmeno Romano Prodi ce la fa a raggiungere il quorum e il Pd sprofonda nel caos: Bersani annuncia le sue dimissioni dopo il voto per il Colle. Rosy Bindi lascia la presidenza dell'assemblea di partito. L'ex premier impallinato dai franchi tiratori interni al Pd si ritira e attacca: «Chi mi ha portato qui se ne assuma la responsabilità». I gruppi parlamentari del Pd e i delegati regionali si riuniscono al teatro Capranica e decidono di votare scheda bianca al quinto scrutinio.



Bersani lascia.
«Consegnerò le mie dimissioni dopo l'elezione del presidente della Repubblica», annuncia Bersani. Intanto al quinto scrutinio il Pd si asterrà. «Nella situazione che si è creata bisogna riprendere contatti con altre forze politiche per impostare la soluzione» per l'elezione del presidente repubblica, aggiunge il segretario. «Domani mattina ci asteniamo e faremo un'assemblea, mi auguro che si trovi una proposta con le altre forze politiche. Noi da soli il presidente della Repubblica non lo facciamo. Fra di noi uno su quattro ha tradito», dice amaro Bersani. «Ci sono pulsioni a distruggere il Pd».



Scissioni in vista?
Un'assemblea tesissima. L'accusa di Bersani ai franchi tiratori viene rilanciata da altri, tra i quali Dario Franceschini che, a quanto si apprende, ripete le parole di Bersani: 'uno su quattro ha tradito'. L'addio di Bersani dopo che sarà risolto il nodo del presidente della repubblica si consuma così tra gli applausi, anche polemici, di qualcuno, e le accuse incrociate tra le varie tifoserie, alimentando il sospetto che il Pd sia a un punto di rottura nel quale non si escludono scissioni.



Bindi lascia.
Prima di Bersani è la Bindi in una nota ad annunciare le proprie dimissioni. Ricordando che «il 10 aprile ho consegnato a Pierluigi Bersani una lettera di dimissioni da presidente dell'Assemblea nazionale del Pd. Avevo lasciato a lui la valutazione sui tempi e i modi in cui rendere pubblica una decisione maturata da tempo. Ma non intendo attendere oltre». «Non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi - aggiunge - né consultata sulla gestione della fase post elettorale e non intendo perciò portare la responsabilità della cattiva prova offerta dal Pd in questi giorni, in un momento decisivo per la vita delle Istituzioni e del Paese».



Il quarto scrutinio. Stefano rodotà, candidato di Beppe Grillo, ha ottenuto 213 voti, mentre Annamaria Cancellieri, sostenuta da Scelta civica 78, e Massimo D'Alema 15.



I nomi sul tavolo.
Il Pd ora lavora ad un candidato con un profilo istituzionale. Bersani sabato mattina vedrà Monti. Caduta l'ipotesi di eleggere da solo il presidente della Repubblica, alla riunione è stata valutata impraticabile la strada di tornare ad un accordo con il Pdl, per l'ostilità mostrata sia da una parte dell'elettorato Democratico sia di molti parlamentari del partito. L'idea è quindi di compattare tutti i partiti, dal Pdl al M5S, puntando su un candidato con un profilo istituzionale (il ministro Annamaria Cancellieri o anche il presidente del Senato Pietro Grasso). Verrebbe al momento esclusa, invece, la convergenza con il solo M5S sul nome di Stefano Rodotà, sia perché il giurista non avrebbe il consenso dell'ala cattolica del partito, sia perchè si teme che questa ipotesi venga letta come una abdicazione definitiva al movimento di Beppe Grillo.



Schiaffo a Bersani.
Dopo l'affondamento di Prodi c'è stato un Gabinetto di guerra nell'ufficio di Bersani in Corea con i capigruppo e Dario Franceschini e Enrico Letta, tutti sfilati in silenzio verso la stanza. Si diffonde la notizia di imminenti dimissioni del segretario, ma all'inizio il partito smentisce. «Sconforto» sono le uniche parole di Anna Finocchiaro. Anche perché, ancora una volta, il fallimento è stato determinato da membri del partito. Sel ha votato compatta Prodi. «I nostri voti erano segnati (R. Prodi, ndr)», ha sottolineato il capogruppo vendoliano alla Camera Gennaro Migliore. Matteo Renzi: «La candidatura Prodi non c'è più».



Incredulità.
«Non capisco: l'Assemblea aveva approvato la proposta all'unanimità. A questo punto c'è la responsabilità dei singoli, di chi sta qui a fare giochini, di chi non ha capito che stiamo eleggendo il Presidente della Repubblica», dice Davide Zoggia, esponente del Pd vicino al segretario Bersani, commentando i soli 395 voti presi da Prodi al quarto scrutinio. «Non so darmi spiegazioni. Penso che ci siano persone che non hanno capito dove sono», gli fa eco Andrea Orlando, dei giovani turchi. «Qualcuno oggi si è preso la responsabilità di fare una scelta molto grave e ora deve avere il coraggio di spiegarsi», si unisce Stefano Fassina.



Matteo Renzi.
«Adesso vediamo cosa proporrà Bersani e cosa proporrà il Pd. I grandi elettori dovranno sciogliere la matassa. La candidatura di Romano Prodi non c'è più», dice il sindaco di Firenze. «A Prodi avevano tutti detto sì, hanno fatto l'applausone, poi hanno fatto il contrario, il giochino dei franchi tiratori che non è una battaglia a viso aperto». Ma il sindaco, sui prossimi nomi, da D'Alema a Rodotà, glissa. E a chi insinua che abbia avuto un ruolo nell'affondamento di prodi replica: «Per tutto il giorno sono stato accusato su Facebook di sostenere una candidatura, quella di Romano Prodi. Ora l'accusa è opposta: aver complottato contro la candidatura Prodi. Se non ci fosse di mezzo l'Italia sarebbe da ridere. Io le cose le dico in faccia, sempre. I doppiogiochisti non mi piacciono. Se dico che sosteniamo Prodi, lo facciamo. Se andiamo contro Marini lo... diciamo a viso aperto. Secondo punto: il Quirinale - spiega Renzi - richiede per definizione una persona esperta e competente. Lasciatevelo dire da rottamatore, il Quirinale non si trova il candidato 'nuovo'. Il Presidente della Repubblica deve avere caratura internazionale e senso dello stato: Prodi sarebbe stato un ottimo presidente. Ma lo hanno fatto fuori alcuni parlamentari Pd. Io non sono un grande elettore e non ho mai espresso UN candidato. Ho sempre detto che ce ne sono molti, donne e uomini. Chi ha la responsabilità di guidare il partito adesso abbia la lucidità di indicare una soluzione autorevole, per l'Italia. Chi sta in Parlamento sappia che sta scherzando con il bene più prezioso, la dignità della politica...».



Vendola.
«I voti che sono mancati a Romano Prodi vanno cercati nel Pd che paga un'evidente divaricazione di linea politica. Se il Pd deve fare il congresso all'interno del processo di selezione del capo dello Stato, ci facciano sapere chi ha vinto questo congresso. Ora torna in campo il nome di Stefano Rodotà», interviene Nichi Vendola. «Il Pd sta facendo un congresso in una fase drammatica per il paese, Sel è molto arrabbiata perchè i dem mantengono l'Italia dentro una contesa intestina», aggiunge il leader Sel a Sky.