Provincia di Brindisi, 38 licenziamenti. Nelle prossime ore partiranno le prime lettere per i lavoratori della “Santa Teresa”

Provincia di Brindisi, 38 licenziamenti. Nelle prossime ore partiranno le prime lettere per i lavoratori della “Santa Teresa”
di Sonia Gioia
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Mercoledì 28 Ottobre 2015, 11:06
Il countdown adesso inizia davvero. Mancano poche ore alla spedizione delle lettere di licenziamento che fra domani e dopodomani raggiungeranno 38 lavoratori in quota alla Santa Teresa. Si tratta del personale applicato a quelle funzioni cosiddette “non fondamentali”, in sostanza un lusso che l’ente non può più permettersi dopo la mannaia del decreto Delrio. Chi sono i 38 (su un totale di 120 nell’organico della società in house) ai quali toccherà un Natale da incubo? Sarà la Santa Teresa a deciderlo, sulla scorta di una serie di criteri che contano al primo posto la selezione dei servizi in surplus, fra questi il supporto amministrativo, il mercato del lavoro, archivio e poste, gestione entrate provinciali, e gestione Cittadella della ricerca.



Dopodiché la roulette russa selezionerà nomi e cognomi, cercando di tenere conto di chi ha figli a carico o non ne ha, di chi ha famiglia e chi invece è single, e via così. I tentativi di applicare criteri chirurgici, con una matrice di equità, non sposta di una virgola il dramma dell’operazione. Il licenziamento può diventare esecutivo, dice la legge, da zero a 120 giorni dal recapito della missiva. In questo caso i 38 dipendenti continueranno a recarsi tutte le mattine sul posto di lavoro almeno fino al 31 dicembre. È l’ultima delibera firmata dall’amministrazione provinciale, con il placet di tutto il consiglio tranne uno, a consentirlo. La delibera in questione ha infatti stanziato 600mila euro (300mila al mese) per tenere in vita la Santa Teresa.



L’unico ad astenersi dal voto è stato l’ex sindaco di Ostuni Domenico Tanzarella, sostenendo che il destino della società deve garantire un futuro equo per tutti i lavoratori, nessuno escluso. Tanzarella si è spinto anche oltre, chiedendo conto dei rumors secondo cui molti dei lavoratori si “imboscano” negli uffici pur essendo stati reclutati per tutt’altre mansioni, come emergerebbe dai contratti.



Dal primo gennaio, in ogni caso, il destino è incerto per tutti. Una situazione che riguarda tutte le società partecipate delle Province, che non sembra abbiano conquistato più di tanto l’interesse del governatore Michele Emiliano, con un certo disappunto dei sindacati che si preparano allo stato di agitazione. Pare infatti, la notizia non è ancora ufficiale, che dalle 9 alle 11 di domani i lavoratori di tutta la Provincia incroceranno le braccia.



Questa mattina intanto è previsto un incontro fra tutti i sindacati al Mercato del lavoro per chiudere ufficialmente la procedura di mobilità. Subito dopo ci sarà un’assemblea in cui si andrà a decidere che fare, interrogativo al momento senza grandi risposte anche per i rappresentanti dei lavoratori. Certo è che “senza l’intervento della Regione non si va da nessuna parte”, lo ha urlato a più riprese il focoso sindacalista dei Cobas Bobo Aprile, protagonista del tavolo che si riunisce domani al pari dei rappresentanti dei sindacati confederati Cgil, Cisl e Uil.



La speranza, quella vera, è che la Regione ridisegni le funzioni degli enti delegando una quota importante dei servizi alla Provincia (e relativi finanziamenti), di modo che la Santa Teresa continui ad occuparsi di gestire comparti essenziali come le strade, la manutenzione del verde e via dicendo.Sembra che su questo fronte ci sia già stato un contatto fra i sindacati e Claudio Stefanazzi, segretario di Emiliano, che dopo la firma del protocollo previsto a Lecce e Taranto dovrebbe scendere in terra di Brindisi per occuparsi della Santa Teresa.
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