Mafia a Palazzo, il prefetto: «Metrangolo va rimossa»

Mafia a Palazzo, il prefetto: «Metrangolo va rimossa»
di Erasmo MARINAZZO
3 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Ottobre 2015, 20:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 10:11
No, non va sciolto il consiglio comunale di Squinzano guidato dal sindaco Mino Miccoli. Dalla Prefettura di Lecce è stata invece inviata al Ministero dell’Interno, Angelino Alfano, la richiesta di rimozione e di sospensione dell’ex presidente del Consiglio comunale, Fernanda Metrangolo. E’ stata, dunque, presa questa decisione dal prefetto Claudio Palomba sulla relazione depositata pochi giorni dopo il suo insediamento a Lecce, nei primi giorni di luglio scorso, dalla commissione di accesso agli atti dell’amministrazione comunale di Squinzano. Come si ricorderà quella commissione fu nominata perché l’inchiesta “Vortice-Dejà vù” di novembre dell’anno scorso dei carabinieri del Nucleo investigativo e del Ros, aveva messo in luce connivenze fra gli amministratori pubblici ed esponenti delle criminalità organizzata che saranno a breve vagliate in un processo.



Commissione d’accesso e Prefettura sono giunti a conclusioni diverse: se le cinque pagine di relazione a firma del viceprefetto Filippo Romano, del tenente colonnello dei carabinieri Saverio Lombardi e del maggiore della Guardia di Finanza Giuseppe Di Noi, ha indicato fatti e circostanze per chiedere sia lo scioglimento del consiglio comunale che la rimozione e la sospensione dell’ex presidente del Consiglio, diverse sono state le valutazioni di Palazzo di Governo. L’infiltrazione ed il condizionamento della criminalità organizzata è stato ravvisato solo nella condotta da amministratore di Fernanda Metrangolo. Dimessasi da presidente del consiglio comunale dopo pochi giorni dal blitz “Vortice Dejà vù” per via della contestazione di corruzione relativamente alla somma di 2.409 euro che avrebbe intascato per accelerare una pratica amministrativa e dell’arresto del figlio Carlo Marulli con l’accusa di mafia per la vicinanza al clan dei fratelli Patrizio e Tonio Pellegrino (risponde, fra l’altro, di aver fatto loro da autista come anche di aver ricoperto la carica di presidente della squadra di calcio locale durante la loro gestione), l’ombra del sospetto della vicinanza alla Sacra corona unita si è ulteriormente allargata con una nuova inchiesta.



L’inchiesta “White Butcher” della Guardia di finanza di Brindisi del blitz del 31 marzo scorso. Fra i quattro indagati destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare c’erano anche i due fratelli Pellegrino. Ed indagando su un traffico internazionale di droga, le Fiamme gialle ascoltarono in diretta un dialogo fra la Metrangolo e Patrizio Pellegrino. La candidata nella lista “Squizano Viva” legata all’ex Pdl della corrente di Raffaele Fitto che sostenne la nomina a sindaco dell’avvocato Mino Miccoli alle elezioni comunali del 27 maggio di due anni fa, parlò di politica con il boss tutt’ora latitante. Sostenne di volere dare una dimostrazione di forza alle urne. E per far comprendere senza mezzi termini la portata di questa ambizione usò una iperbole: avrebbe voluto raccogliere più voti persino del candidato sindaco sul quale confluiscono le preferenze anche degli altri componenti della stessa lista.



La commissione di accesso agli atti ha invece individuato una diffusa violazione delle regole soprattutto nell’assegnazione degli alloggi popolari, del quale avrebbe beneficiato anche la criminalità. Ora ogni valutazione spetterà al Ministro dell’Interno ed al consiglio dei ministri. La decisione potrebbe essere deliberata prima della fine dell’anno.