In riva al mare con Eugenio Finardi
L'eterno ribelle questa sera a San Foca

In riva al mare con Eugenio Finardi L'eterno ribelle questa sera a San Foca
di Anita PRETI
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Lunedì 20 Agosto 2012, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 12:21
LECCE - In arrivo l’extraterrestre Finardi. Il cantautore milanese, uno degli artisti pi originali del nostro panorama musicale, sar questa sera a San Foca, sul palco allestito nell’area portuale (ingresso libero). Un ritorno fra le braccia del Salento dopo la bella prova fornita al Locomotive Festival, di cui stato recentemente ospite a Sogliano Cavour.
Una ragguardevole serata che, in un gioco di rimandi, lo ha visto al lavoro con Raffaele Casarano, il sassofonista leccese che il grande Paolo Fresu stima moltissimo. Di questa comitiva di “irregolari” della musica fa parte di diritto “l’indipendente” Finardi al quale nel suo recente saggio “La musica è leggera”, il sociologo Luigi Manconi dedica un intero capitolo. “Finardi è un vero rocker”, il giudizio di Manconi. “Decenni di in cultura e di grossolanità critica hanno indotto a credere che il rock sia “la musica che urla”, mentre Finardi mostra inequivocabilmente come il rock’n’roll contempli e integri la melodia”.



E così, ricollocato al suo giusto posto, con una voce che, sempre secondo Manconi, si è fatta oggi “più robusta e duttile”, Finardi, classe 1952, figlio d’arte (ma ben diversa da quella materna che era un soprano), ritorna in quella Puglia che lo ha visto, agli albori della carriera tra i protagonisti della prima edizione di “Azzurro”, la gara organizzata da Vittorio Salvetti al Petruzzelli di Bari. Eugenio era il caposquadra del rock d’autore opposto al rock colorato di Vasco Rossi: ne hanno fatta di strada entrambi. In quel 1982, in cui a Bari Finardi presenta “Secret streets”, nel resto d’Italia si balla ancora e si canta “Extraterrestre” (... portami via, voglio una strada che sia tutta mia...”), motivo lanciato quattro anni prima, per non parlare di “Musica ribelle” che di anni sulle spalle ne ha ancora due di più. Dice questa canzone: “È la musica, è la musica ribelle/che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle/che ti dice di uscire, che ti urla di cambiare/di mollare le menate e di mettersi a lottare”. Diventa in breve, forse senza volerlo, il manifesto di una generazione ribelle come la musica.



Il nome di Finardi, uomo dal forte impegno sociale e politico, continua ad essere elemento di nicchia e lo diventa sempre di più per gli adepti di quella società che si è accorta che c’è “qualcosa nell’aria che non si può ignorare”, che c’è ormai “un’onda che cresce”. Direzione? Il cambiamento. Quanto sia cambiata la società, e se in meglio, è una constatazione sotto gli occhi di tutti, ma chi è profondamente cambiato è proprio lui, Eugenio. Prendendo come data cerniera il 2003 quando rilascia “Il silenzio e lo spirito”, una sorta di meditazione sui canti spirituali e sugli autori che sembrano essergli più congeniali, Battiato, De Andrè, Cohen. Cambia la voce, cambiano le parole, cambia la sua musica. Una trasformazione meravigliosa. Diventa insomma un artista ancora più di nicchia e perciò più ricercato. Nel mezzo, tra ieri e oggi, ci sono successi come “La radio”, “Dal blu”, “Le ragazze di Osaka”, “Dolce Italia” e molti altri, preludio al “Nuovo umanesimo tour” che svela un Finardi intenso, maturo, nuovo. Da ascoltare.
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