Potrebbe essere un buon momento per investire nelle materie prime.
Gli esperti di Pimco scommettono infatti sui vincoli dell’offerta di certi materiali, sulla transizione verso un’economia a zero emissioni e sulla loro storica correlazione con l’inflazione. Quali sono le prospettive? «La storia suggerisce che, quando la capacità inutilizzata e gli investimenti sono limitati prima di una recessione, i vincoli dell’offerta tendono a emergere una volta ripresa la crescita della domanda», spiegano Michael Haigh e Greg Sharenow. «Queste condizioni sono presenti oggi. Quindi, un investitore di lungo termine può considerare la debolezza derivante da una lieve recessione come un’opportunità per utilizzare le materie prime per proteggersi dall’inflazione». Nel lungo periodo, infatti «la transizione al net zero e la deglobalizzazione possono aumentare i rischi di inflazione. La transizione verso un’economia green sarà ad alta intensità di materie prime. Prevediamo, quindi», continuato gli analisti, «inevitabili colli di bottiglia quando la domanda supererà l’offerta, portando le materie prime a un trend di crescita». E le prospettive energetiche? «Nel lungo periodo», continuano ancora gli esperti, «gli attuali livelli di investimento di capitale nell’energia sono insufficienti per affrontare la sfida della transizione energetica e la crescita della domanda globale. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia e S&P, gli investimenti annuali globali nel settore devono aumentare dai 499 miliardi del 2022 ai 640 miliardi di dollari nel 2030, anche se la crescita della domanda rallenta e si stabilizza entro il decennio».
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