Manager pubblici, tagli ai maxi stipendi. Per le società quotate retribuzioni giù del 25 per cento

Mauro Moretti
Mauro Moretti
di Andrea Bassi
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Sabato 29 Marzo 2014, 16:22 - Ultimo aggiornamento: 16:23
​La data fissata per i tagli quella del primo aprile. Ma non il classico pesce. Il governo Renzi fa sul serio. Gli stipendi dei manager pubblici saranno tagliati. Tutti, compresi quelli delle società quotate o che emettono titoli quotati, come per esempio Poste e Ferrovie, che fino ad oggi erano riusciti ad evitare la tagliola. A calare la forbice, a dire il vero, era stato il governo Monti con la sua «spending review» e ad attuare le misure un decreto approvato dal governo Letta subito prima di Natale. Ma tant’è, nell’ultimo miglio della sforbiciata s’è trovato in carica il governo Renzi. Le società pubbliche non quotate saranno divise in tre fasce di stipendio. La prima prevede il compenso massimo per gli amministratori delegati, pari a quello del primo presidente della Corte di Cassazione: 311 mila euro. A questa retribuzione avranno diritto solo gli a.d. di tre società: Rai (che in realtà ha un direttore generale, Luigi Gubitosi), l’Anas guidata da Pietro Ciucci (che però si è già tagliato lo stipendio a 301 mila euro) e l’Invimit, il fondo immobiliare presieduto dall’ex capo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Fortunato e guidato da Elisabetta Spitz.



AMMINISTRATORI E PRESIDENTI

Il compenso per i presidenti di «prima fascia» sarà più basso: 93.497 euro. La «Fascia 2», invece, prevede che il capo azienda guadagni al massimo 249.326 euro, mentre il presidente non potrà portare a casa più di 74.798 euro. Di questo gruppo fanno parte Coni Servizi, la Consap, la Consip, l’Enav, Eur spa, il Gse, Invitalia, l’Istituto poligrafico, la Sogei e la Sogin. C’è poi una terza fascia di manager pubblici che non potrà guadagnare più di 155.829 euro (46.748 euro i presidenti). Le società che rientrano in questo ultimo gruppo sono Arcus, l’Istituto Luce, Italia lavoro, la Rete autostrade Mediterranee e Studiare Sviluppo.



I SUPER MANAGER

Ma la vera novità sono i tagli alle società quotate o che emettono titoli: scatteranno solo per i futuri manager di Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Terna, Cdp e saranno del 25 per cento sull’ultima retribuzione. Il successore di Paolo Scaroni all’Eni, dunque, dovrebbe guadagnare circa 4,7 milioni, 1,5 milioni in meno di quanto prende l’attuale numero uno del cane a sei zampe. Per Enel la sforbiciata sarebbe di soli» 540 mila euro, a 1,6 milioni. Ma Fulvio Conti, come ha spiegato nei giorni scorsi, si è già tagliato di circa il 40% lo stipendio del 2013 rispetto a quello del 2012.

La forbice calerà, ovviamente, anche sulle Ferrovie. Nei giorni scorsi Mauro Moretti si era detto pronto a lasciare nel caso in cui gli avessero tagliato lo stipendio. In realtà tra i manager di Stato che guidano società che emettono titoli, lo stipendio di Moretti è tra i più bassi, 843 mila euro. Quello del suo successore si fermerà poco sopra i 630 mila euro. Non è nemmeno detto che questo sia l’ultimo taglio ai compensi dei super-manager. Il governo Renzi starebbe lavorando anche all’ipotesi di mettere un tetto più basso anche per loro, magari inserendo nello statuto delle società un rapporto massimo tra lo stipendio dell’amministratore e lo stipendio medio dei dipendenti.