Un tesoretto mai visto in monete d’argento del III secolo avanti Cristo

Un tesoretto mai visto in monete d’argento del III secolo avanti Cristo
di Francesco D'ANDRIA
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Giovedì 29 Ottobre 2020, 18:01 - Ultimo aggiornamento: 18:25

Il maresciallo Pasquale D'Adamo, comandante della sezione carabinieri di Tricase, il 9 ottobre 1952, segnala alla competente Soprintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie di Puglia che, in località Cardigliano, nell'agro di Specchia, era stato ritrovato un tesoretto di monete. Mentre alcuni operai lavoravano a spietrare il terreno, avevano rotto un vaso d'argilla, dal quale le monete si erano sparse nel terreno; gli scopritori si erano affrettati a spartirsi il bottino, dopo lo stupore iniziale provocato dell'improvvisa Acchiatura. Il bravo maresciallo forniva anche una descrizione: sui pezzi d'argento era raffigurato un uomo a cavallo di un delfino, e aveva cercato anche di leggere la scritta: Tarax, con soltanto un lieve errore nell'identificare l'ultima lettera S; le monete infatti recavano il nome di Taras. Subito si era mobilitata la Soprintendenza, inviando a Specchia il mitico assistente Argadio Campi, che ho avuto la fortuna di conoscere, da studente del Liceo Archita, interessato alla storia della mia città. Egli era la memoria storica del Museo tarentino, unico a conoscere la posizione di ciascuno, tra le migliaia di reperti conservati nei depositi. L'assistente aveva preso in consegna 194 monete, raccolto diligentemente tutte le informazioni sul ritrovamento, appurato che le monete erano circa 250 e che il primo degli operai a trovare il tesoro fece la parte del leone. In seguito i militari dell'Arma recuperarono altre 20 monete e iniziò una storia tipicamente italiana, con il senatore Arcangelo Magli a perorare la causa degli incauti scopritori, affinché lo Stato desse loro il premio di rinvenimento, previsto per coloro che denunciano la scoperta; ma le monete si sarebbero perdute senza l'intervento dei carabinieri.

Un'interessante microstoria ricostruita, con un'attenta indagine d'archivio, da Luca Di Franco, nel bellissimo volume, stampato dall'editore Claudio Grenzi, dal titolo Taranto e Messapia tra IV e III secolo a.C. Il tesoretto di Specchia, che è stato presentato venerdì scorso al MarTa, in margine all'esposizione allestita nella sede museale tarentina.

Dopo la mostra degli splendidi vasi a figure rosse, finiti illegalmente nei musei stranieri e restituiti allo Stato italiano, grazie all'azione del Nucleo Tutela Carabinieri, ora il MarTa propone una nuova iniziativa di notevole spessore culturale, parte di un progetto che la direttrice Eva Degl'Innocenti conduce insieme alla sua equipe di giovani ricercatori, in un dialogo costruttivo con la società civile. Infatti il Lions Club Taranto Poseidon, presieduto da Maria Rosaria Basile, ha meritoriamente finanziato il restauro, lo studio e la pubblicazione del tesoretto di Specchia.

Un insieme formato da 211 stateri d'argento tarentini e da due stateri di Eraclea, che pure fu colonia della città del Golfo, simile, per composizione e cronologia, al tesoretto di 150 stateri, rinvenuto da chi scrive, il 10 novembre del 1989, nel corso degli scavi sistematici a Vaste. Il prezioso gruzzolo di monete d'argento, contenuto in una brocca di bronzo, era stato sepolto, alla fine del III secolo a.C., dai proprietari di una residenza aristocratica, che non erano più tornati a riprenderlo.

Ora il volume su Specchia restituisce alla conoscenza il tesoretto, che era rimasto dimenticato nei depositi del Museo, oggetto soltanto di brevi citazioni da parte dei numismatici. L'opera rappresenta anche un frutto positivo della collaborazione del MarTa con l'Università del Salento, rappresentata da Grazia Semeraro, autrice dell'inquadramento generale sulla Messapia in un periodo cruciale della storia, durante il IV e il III secolo a.C., quando a una stagione di crescita demografica ed economica rappresentata dal fiorire delle sue città fortificate, segue il secolo delle guerre, aperto nel 280 a.C. dall'arrivo di Pirro e dall'irrompere dei Romani.
Nel capitolo successivo Lorenzo Mancini delinea un quadro molto convincente dell'architettura funeraria e degli spazi del sacro nella Messapia di questo periodo, in cui il Salento si apre all'influsso greco, proveniente sia da Taranto che dalle terre dell'Epiro e della Macedonia; egli parla di un Ellenismo messapico in cui i caratteri identitari della cultura indigena, espressi in particolare dalla lingua e dalla specifica organizzazione sociale e politica, dialogano con il mondo ellenico attraverso una varietà di esperienza che vanno dalla costruzione di un palazzo di tipo macedone sull'acropoli di Oria, alla presenza di officine di scultori tarentini nel santuario di Atena a Castro.

Al numismatico della nostra Università, Giuseppe Sarcinelli, si deve infine il capitolo conclusivo sul tesoretto, una densa trattazione, illustrata dalle sue splendide foto delle monete, che recano i simboli della potenza tarentina: l'eroe Taras sul delfino e le figure di cavalieri.

Qui la specifica competenza numismatica si può avvalere dell'apporto della metrologia, del calcolo minuzioso dei pesi, dell'analisi dei punzoni che segnano la storia dei singoli pezzi e, soprattutto, dei nomi di magistrati impressi sulle singole emissioni monetali: nomi greci come Aristokles, Apollonios, Philiskose tanti altri.

Quello di Specchia, insieme agli altri tesoretti rinvenuti a Parabita, Vaste, Salve, racconta di un periodo drammatico, in cui i pericoli della guerra, al tempo delle incursioni di Annibale, dopo la vittoria di Canne del 216 a.C., spingevano a sotterrare i patrimoni delle famiglie: i loro proprietari persero la vita, o furono fatti prigionieri, in ogni caso non furono più in grado di recuperare quello che avevano nascosto.
Con questa iniziativa il MarTa si pone in un rapporto dinamico con il territorio, cogliendo le infinite possibilità che offre la collaborazione con la rete museale del Salento, fatta di realtà più piccole, ma ricche di reperti preziosissimi: basti pensare ai musei di Ugento, Castro, Oria, Alezio, Cavallino, realizzati, in altri tempi felici, grazie all'azione dell'assessore regionale Angela Barbanente. Una strategia vincente, in cui lo straordinario tema scientifico del rapporto tra Taranto e le città messapiche sarà strumento per attivare le energie culturali delle varie realtà salentine, che attendono solo di potersi manifestare.
 

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