Nucrè, l’arte diffusa tra Castello e Trulli

Nucrè, l’arte diffusa tra Castello e Trulli
di Marinilde GIANNANDREA
4 Minuti di Lettura
Sabato 6 Agosto 2022, 05:00

Una parola misteriosa per una rassegna di arte contemporanea, “Nucré” è un duplice percorso che si apre oggi a Ceglie Messapica al Castello Ducale (ore 19) e al Trullo Rubina in contrada Menzella (ore 21). Ideato da Rita Urso e Arechi Invernizzi di Artopiagallery a Milano, profondamente legati al territorio cegliese, si sviluppa con due esposizioni e una corposa selezione di artisti in dialogo con le opere e i luoghi del territorio. Un territorio vissuto dalla prospettiva dell’arte e della storia nella mostra “Frammento e ornamento”, curata da Roberto Lacarbonara nel Castello Ducale-Pinacoteca “Emilio Notte”, e che tocca la dimensione rurale con le pietre, gli ulivi e la terra rossa nella collettiva “Dove la terra incontra il cielo” al Trullo Rubina, un progetto a cura di Giulia Bortoluzzi. È dedicato a Rubina Ciracì, la madre di Rita Urso, ed è un ritorno a casa.

«Come per mia madre e per mio padre – scrive nella presentazione del catalogo – che negli anni Sessanta mossero da Ceglie Messapica verso Milano e lì trasformarono la loro vita nell’incontro e nella frequentazione assidua con gli artisti dell’epoca. Ma che ogni anno in estate ritornarono a riportare nei loro luoghi d’origine i semi del proprio cambiamento e la propria esperienza».

"Nucré", ovvero "il domani", da una poesia di Pietro Gatti

Ma cosa significa “Nucré”? È una parola dialettale che fa riferimento alla poesia di Pietro Gatti, autore vernacolare di origini cegliesi a cui è dedicata la Biblioteca civica. È composta da “nu+cré” (un domani), indica una speranza, un’idea di futuro. E del resto la mostra nel Castello Ducale si colloca proprio tra un passato prossimo e un futuro molto vicino. È stata pensata in occasione del quarantennale della scomparsa di Emilio Notte, entra in stretto dialogo con le sue opere e in particolare con “Oggetti” un lavoro del 1969. Ospita artisti di diverse generazioni, dai nomi storici dell’astrazione come Max Bill, Giorgio Griffa, Achille Perilli e Antonio Corpora, ad artisti più contemporanei, Emanuele Becheri, T-Yong Chung, Gabriella Ciancimino, Benjamin Cohen, Francesco Gennari, Franco Guerzoni, Jean-Baptiste Maitre, Vincenzo Marsiglia, Elizabeth McAlpine, Diego Miguel Mirabella, Davide Monaldi, Markus Saile.

Un omaggio a Emilio Notte

Emilio Notte era nato a Ceglie nel 1891 da genitori veneti. La sua formazione artistica si è svolta tra Napoli e Firenze con un esordio di stampo realista, le suggestioni provenienti da Cézanne, da Braque e dal Cubismo, dalla pittura mitteleuropea, fino all’adesione successiva al Futurismo. Una stagione avanguardista che si apre nel 1913 e si conclude nel 1920 quando ritorna ai valori figurativi novecentisti, fino alle ricerche successive, alla produzione polimaterica degli anni Sessanta con le nature morte e i “quadri neri” del “periodo di Vulcano”. Aderisce al Partito comunista nel 1947, in stretta coerenza con il suo impegno sociale, ottiene importanti riconoscimenti e nel 1977 il Palazzo Reale di Napoli gli dedica un’antologica, lo stesso anno in cui dona un nucleo importante di opere alla sua città natale e inaugura la Galleria d’arte moderna a lui intitolata.

Nonostante la carriera prestigiosa non è mai entrato nel pantheon dei maestri del Novecento, eppure la sua pittura, ricorda Lacarbonara nel catalogo della mostra, ha la capacità «di figurare il reale, di rinnovare lo spazio di esistenza per mezzo dell’immagine».

Proprio con questa capacità si confrontano gli artisti di “Frammento Ornamento” in una dialettica tra unità formali, geometrie le astrazioni gli echi, i brandelli di una figurazione fatta di segni visionari ma anche dell’aspirazione alla perfezione sintetica della forma. Pamela Diamante, Elise Eeraerts, Andrea Francolino, Luigi Ghirri, Carlo Guaita, Bea McMahon, Niamh O’Malley, Fabio Roncato, lo studio di progettazione Martinelli Venezia hanno trovato il loro spazio e il loro respiro nella campagna del Trullo Rubina in relazione con l’architettura di pietre, l’orizzonte circostante e più in generale con il tema del paesaggio. Fisiologica la presenza di Ghirri con una fotografia inedita di una donna anziana che cammina sotto un ombrello vicino ad un trullo e due gli artisti pugliesi, Pamela Diamante e Andrea Francolino. Sono nati a Bari dove hanno studiato all’Accademia di Belle Arti, il secondo ha vissuto in Basilicata e ora vive a lavora a Milano. Si confrontano con la densità della materia rintracciabile polveri di terra e cemento di Francolino e nella sedimentazione geologica di Diamante, con un frammento di Pietra Paesina (un calcare toscano) associato alla frase di Friedrich Nietzsche: “Ci sono ancora tante aurore che devono risplendere”. È un auspicio ma in questo percorso risuona anche come la versione alta e filosofica del sonoro e dialettale “nucré”.

Le mostre sono accompagnate da due cataloghi (Arti Grafiche Favia, Bari), saranno aperte fino al 15 settembre e sono visitabili su prenotazione dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 20. Info: 348.3137994.

© RIPRODUZIONE RISERVATA