“La madre”, minitour pugliese per Lunetta Savino

Lunetta Savino in scena
Lunetta Savino in scena
di Eraldo MARTUCCI
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Martedì 16 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:17

Il tema della famiglia e del rapporto genitori e figli è sempre stato al centro di importanti riflessioni teatrali alle quali non si è sottratto Florian Zeller, il drammaturgo e regista francese che gli ha dedicato una fortunata trilogia: ad aprire il ciclo “La madre” nel 2010, e successivamente “Il padre” nel 2012 (poi anche al cinema con l’Oscar alla sceneggiatura per Zeller) e “Il figlio” del 2018. E se sui palcoscenici italiani gli ultimi due capitoli erano stati già rappresentati, risale invece all’anno scorso il debutto de “La madre” con Lunetta Savino protagonista nella parte del titolo. Prodotto da Compagnia Moliere, Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale con la regia di Marcello Cotugno, lo spettacolo arriva in Puglia per un mini tour organizzato nelle stagioni dei rispettivi Comuni insieme al Teatro Pubblico Pugliese.

Il mini tour nei teatri di Puglia

Si parte oggi alle 21 al Teatro Apollo di Lecce, si prosegue domani alle 20.30 al Teatro Comunale di Corato (data già sold out), per arrivare poi al Piccinni di Bari dove sarà in scena per quattro repliche: dopodomani alle 19.30, venerdì e sabato alle 21, e infine domenica 21 aprile alle 18.

E sempre a Bari, per il progetto “Dams – a(p)punti di vista”, dopodomani alle 13 nell’Aula C di Palazzo Ateneo la Savino sarà al centro di un incontro con gli studenti. Gli altri protagonisti sono Andrea Renzi nel ruolo di Pietro (il padre), Niccolò Ferrero nei panni del figlio e Chiarastella Sorrentino in quelli della ragazza. Le scene sono di Luigi Ferrigno, le luci di Pietro Sperduti, i costumi di Alessandra Beneduce.

Il dramma

Al centro del dramma la partenza del figlio, ormai adulto, che per la madre diventa un vero e proprio tradimento, come l’abbandono del nido, cui si aggiunge la decadenza dell’amore coniugale. «Da tempo io e Lunetta volevamo lavorare assieme – racconta il regista Marcello Cotugno – e mentre stavamo pensando a un altro progetto mi ha fatto leggere questo testo, e sono rimasto folgorato. E abbiamo deciso di portarlo in scena. È stato un percorso bellissimo, anche di esplorazione perché Lunetta è madre e io sono padre, e poi siamo tutti figli. Siamo così entrati a fondo in questo argomento anche grazie alla lettura di alcuni libri che hanno in qualche maniera influenzato la messa in scena, come quello di Recalcati sulla maternità».

Il regista

Un testo, quello di Zeller, che proprio per le sue profonde implicazioni psicologiche non è certo semplice rappresentare. «Noi lo abbiamo approcciato cercando di contrastarne il realismo – aggiunge Cotugno – quindi la scenografia ha una dimensione molto più simbolica. E la recitazione degli attori risponde alla verità del momento: ogni azione ha la sua verità ma non per questo è collegata alle altre. Nel senso che il testo è pieno di ripetizioni, di scene che si ripetono due volte: in un caso con una dimensione più borghese dove le cose vengono nascoste sotto il tappeto, e in un altro caso dove invece si dicono le verità più scomode. E questo meccanismo che l’autore instaura in maniera geniale, si accompagna per tutta la durata del testo: solo che a un certo punto lo spettatore perde il controllo di quello che succede e si lascia andare a uno “storytelling” iperbolico e non lineare che però genera emozioni, che ognuno vive secondo la propria esperienza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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