A Lecce il Festival Treccani della lingua italiana. Bray:«Nelle parole lo stupore per reagire e ripartire»

Massimo Bray
Massimo Bray
di Claudia PRESICCE
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Giovedì 4 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 17:18

“Chi non sa far stupir, vada alla striglia!” cantava circa cinque secoli fa Giambattista Marino. Ed ecco che, tra tutte le declinazioni della meraviglia, dello “stupore” nell’arte, nella letteratura, nella storia, nella cultura in generale quanto nella nostra incantata lingua italiana, che ci colora la vita ogni giorno, si avvolge e si dispiega la sesta edizione del Festival Treccani della lingua italiana ideato dalla Fondazione Treccani Cultura. Se “#leparolevalgono” è l’hashtag con cui si veicola titolo e senso di questa poliedrica manifestazione, la parola scelta per l’edizione 2023 che prende il via domani da Lecce è proprio “stupore”, un’emozione da recuperare che anticipa un risveglio, uno sbalordimento speziato di sublime, ma forse anche uno sdegno preludio del rinnovamento sempre possibile.

Per il secondo anno consecutivo si parte infatti domani da Lecce dove fino al 7 maggio prenderanno vita laboratori didattici, lezioni magistrali e incontri tematici intorno allo “stupore”. Ci saranno pensatori e studiosi a confronto, ma anche tanta musica. Dopo queste giornate leccesi, dislocate tra Convitto Palmieri, Liceo Classico Musicale Palmieri, Libreria Liberrima e i teatri Paisiello e Apollo, il festival si sposterà a Roma e infine a Lecco.

Domani al Convitto Palmieri la prima giornata prenderà sostanza alle 9.30 con laboratori per le scuole, ma l’inaugurazione ufficiale è alle 17 con interventi vari tra cui partner come il Presidente della Regione Michele Emiliano e il Rettore di UniSalento Fabio Pollice, e poi Massimo Bray, il Direttore Generale della Fondazione Treccani che di questo evento è un’anima trainante. 

«Il Festival Treccani della lingua italiana riparte anche quest’anno da Lecce e questo mi rende molto felice, poi si sposterà. È cresciuto tanto e la parola centrale deve farci riflettere – spiega Bray – e, restando in tema stupore, penso che potrebbe davvero stupirci la crescita del nostro Paese se si mettesse al centro la cultura».

Partiamo da questa parola chiave: lo stupore. Bellissima idea ed emozione che dovremmo riavviare.

«La definizione del vocabolario ci spiega che lo stupore è quella sensazione che segue sempre un evento inaspettato e crea quell’effetto di meraviglia che ci può condurre a una forma risveglio, che è un’altra parola che mi piace molto. È questo un momento in cui abbiamo molto bisogno di stupore, per provare a reagire.

Reagire anche alle difficoltà della pandemia che hanno colpito il mondo della cultura: non c’è stata possibilità di esprimersi nei teatri, nel cinema, i balletti si sono fermati come le mostre. Oggi sentiamo il bisogno di un risveglio culturale, anche per essere capaci di leggere i grandi cambiamenti del mondo che abbiamo di fronte e per interpretarli con spirito critico».

Che è un’altra categoria dello stupore.

«Sì, e nel vocabolario poi, come terza accezione, c’è il senso di meraviglia verso la bellezza del paesaggio che ci circonda, in Italia e in Puglia in particolare. Non è un caso che parleremo dello Stupor Mundi…».

È immediato che la parola “stupore” rievochi Federico II di Svevia, presente già nella prima giornata del Festival: un imperatore che tendeva a unire e che è bene ricordare oggi.

«Fece del Mezzogiorno d’Italia la capitale del Mediterraneo, con un grande impegno a far dialogare tanti luoghi della bellezza che ancora oggi si possono ammirare. Anche questi sono stati i motivi che hanno indirizzato il nostro Consiglio scientifico a scegliere questa parola, con la voglia di reagire e grande ottimismo nei confronti delle nuove generazioni che possano, grazie ad una maggiore conoscenza della lingua, saper interpretare il presente. Dobbiamo fare in modo che tutti si impossessino della ricchezza della nostra lingua. Le parole hanno un valore è la linea che seguiamo da anni in Treccani ed è segnalata anche dall’hashtag di questa manifestazione».

Le parole veicolano pensiero, lo creano anche: più parole più pensieri.

«Soprattutto favoriscono l’atteggiamento critico che è fondamentale. Sono molto contento che Lecce sia stata antesignana con questa manifestazione, con le istituzioni che ci hanno subito creduto. Coinvolgeremo le scuole, l’università con docenti di grande valore e siamo felici che la Rai ci accompagnerà ancora in questo percorso mettendo in piedi una puntata della trasmissione “La lingua batte” condotta da Paolo Di Paolo proprio domenica a Lecce. Aggregare le nuove generazioni su questi temi è la cosa a cui più teniamo e gli eventi serali ci aiuteranno. Spero che la manifestazione coinvolga la città, coloro che hanno curiosità culturali e interesse a riunirsi intorno alla nostra lingua».

A un intellettuale militante come lei va chiesto: che cosa manca alla politica perché diventi centrale l’articolo 9 della Costituzione italiana “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica ecc”?

«Ho la fortuna di lavorare in Treccani che compirà a breve 100 anni e penso che la politica dovrebbe imparare a utilizzare questi luoghi che promuovono cultura e sensibilità sociale, capire l’utilità di fare sistema intorno alla valorizzazione della cultura. Per fare questo si dovrebbe aprire un dialogo ampio e, secondo me, saremmo positivamente stupiti di come il paese può rinascere mettendo al centro la cultura».
 

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