Tra passato e futuro il “caos” del presente

Tra passato e futuro il “caos” del presente
di Antonio MANIGLIO
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Venerdì 2 Aprile 2021, 13:24

Io dunque, che non sono privo di motivi di afflizione né sono aiutato dalla consolazione dell'ignoranza, trovandomi quasi al confine tra due popoli volgo lo sguardo nello stesso tempo al passato e al futuro. Così Petrarca esprime il suo spaesamento di fronte ai cambiamenti della sua epoca. Allo stesso modo, attraversati da insicurezze e paure sul futuro prossimo, anche noi ci troviamo in bilico tra due mondi, tra un passato che tende a dileguarsi e un futuro quanto mai incerto. E' questo il punto di partenza, impreziosito dalla citazione di Petrarca, del Breviario per un confuso presente di Corrado Augias.
Un breviario, ossia il classico libro della liturgia religiosa composto da salmi, inni e preghiere, che qui assume volutamente una forte connotazione laica e civile. Non si tratta semplicemente di un saggio o di una collezione di risposte ma dell'indicazione (suggerimento?) di alcune direttrici di fondo per orientarsi nel labirinto dei cambiamenti in corso.

Viviamo anni rivoluzionari - scrive l'autore - in cui scompaiono abitudini consolidate, canoni politici, riferimenti culturali ed etici che a lungo hanno dato fisionomia alla nostra civiltà. L'economia è dominata da poteri invisibili e incontrollabili, la politica e le istituzioni sono svuotate, la democrazia rischia di diventare un orpello. Internet e la rete, i media sociali e le nuove tecnologie alimentano una rivoluzione permanente che travolge il vecchio mondo. E qui si avverte l'angoscia dell'intellettuale a cui sembra impossibile che per i nostri figli sia già irrevocabile e sconosciuto passato ciò che per noi è ancora arduo presente (Magris).
Augias non è un passatista o un nostalgico. La sua formazione culturale, come è accaduto fino alle soglie del ventunesimo secolo, è nata sui libri, fonte di quel sapere per eccellenza che non insegue il veloce scivolare della superficie ma la profondità, la durata, la memoria. Ma questo non gli ha impedito di coltivare quella curiosità intellettuale che quasi sempre è un prerequisito per qualsiasi forma di elaborazione del pensiero. E Augias, che ha attraversato anche una parentesi politica, diventando deputato europeo del sud Italia nel 1994, ha sperimentato anche i nuovi mezzi inventando, insieme ad Angelo Guglielmi, trasmissioni televisive innovative come Telefono giallo (chiusa nel 1992 dopo una puntata sulla strage di Ustica) e Babele.
E proprio per non perdersi dentro una globalizzazione che, tradendo le promesse iniziali, produce storture e disastri, Augias appronta il suo breviario, in un percorso - anche biografico - in cui si intrecciano la memoria e le idee, la storia e l'azione degli uomini e delle donne, l'arte e la scienza; ovvero i lineamenti e le radici della nostra civiltà.

Centrale è il tema dell'Italia e degli italiani, da quando eravamo un volgo disperso che nome non ha sino ai nostri giorni. Tornano i temi del Risorgimento incompiuto, di un'Italia che nel 1861 era un Paese poverissimo, arretrato, al sud come al nord (fino all'anno 1900 ci furono più emigrati dal Piemonte che dalla Calabria). E le virtù di un popolo capace di prove straordinarie, soprattutto di fronte alle tragedie, ma che annaspa e sprofonda purtroppo - nell'esercizio dei doveri quotidiani praticando l'arte del sotterfugio, della furbizia canagliesca, dell'inganno come scappatoia e rimedio.
Sono i percorsi accidentati della secolare disunità dell'Italia: Tra il 1494 e l'inizio dell'Ottocento - annota Augias - l'Italia è scomparsa dal quadro europeo come entità politica.

La penisola si è frammentata in numerosi Stati piccoli e piccolissimi, politicamente litigiosi, insignificanti dal punto di vista militare ed economico, abitati da una plebe che si limitava a sperare Franza o Spagna purché se magna.

Un quadro tragico. Il Breviario però tratteggia le idee, i valori, gli esempi che hanno portato l'Italia, pur dentro un percorso accidentato, a diventare una delle nazioni più ricche e sviluppate del mondo, e ad affermarsi nel campo industriale e del lavoro, delle scienze, della cultura. Dal pensiero illuminista all'eretico Giordano Bruno, dalle belle bandiere della buona politica alla grande letteratura c'è un passato che contiene ancora un fremito di futuro e la cui memoria, questo è l'assillo dell'autore, serve a mettere i fatti in prospettiva, tracciare un percorso, individuare le cause e i loro effetti, fornire, quando è possibile, un punto d'orientamento.
Ma questo frammentismo sistematico di Augias - come lo ha definito Asor Rosa - che gli consente di risalire dall'osservazione attenta e minuziosa delle cose alle grandi questioni, del passato e attuali, ideologiche, politiche e religiose, trova un approdo sorprendente nell'ultimo capitolo: The restissilence. Anche in un presente confuso il crepuscolo cala su tutti, e ogni uomo deve affrontare, prima o poi, il tema dell'inconsistenza del suo passaggio nel mondo. Augias accenna con la consueta chiarezza, e con un tratto di intimità, una densa riflessione sulla morte. A differenza di quanti immaginano un'altra vita dopo quella terrena, egli afferma: So che nel momento della morte tornerò al nulla dal quale sono arrivato (). Abbiamo passato traversie, subito (o commesso) ingiustizie, alternato la gioia alla malinconia, tutto è passato, nulla più ci attende.
Riecheggiano altre parole: La nostra esistenza è solo un breve spiraglio di luce fra due eternità fatte di tenebre.
 

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