Banksy, Shakespeare, Elena Ferrante: lasciateci il bello del mistero

Banksy, Shakespeare, Elena Ferrante: lasciateci il bello del mistero
di Vincenzo MARUCCIO
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 21:12

Verrebbe da dire: ma non potevate dirlo prima? Perché avete aspettato tanto tempo a svelarci l'identità (presunta) di Banksy? No, non si poteva. Gianluca Marziani e Stefano Antonelli sono studiosi seri della street art e, in quanti tali, consapevoli "complici" del mistero fino a quando è stato possibile. I giornalisti fanno il loro mestiere e, servito su un piatto d'argento il disvelamento (ribadiamo, presunto), non potevano non gettarsi a capofitto.

Omero non ebbe di questi problemi: sappiamo che Iliade e Odissea sono i più grandi poemi della storia, ma dell'autore conosciamo pochissimo. Neanche William Shekespeare dovette preoccuparsi di interviste e social media e il suo genio, senza distrazioni, produsse per il meglio. Chi era davvero? Il filosofo Francis Bacon? Il drammaturgo Christopher Marlowe? Una donna addirittura? Come nel caso della Venere di Milo tra attribuzioni e confutazioni senza risposta: perfezione classica così nitida da far passare in secondo piano la "caccia" allo scultore.
Ad alcuni geniali precedessori di Banksy accadde, invece, di celare volutamente l'identità dei soggetti di opere-capolavoro.

Sulla Gioconda di Leonardo non abbiamo mai avuto certezze e l'effetto sul magnetismo enigmatico dello sguardo di Monna Lisa è stata un'arma vincente. Come per la sconosciuta Ragazza con l'orecchino di perla di Jan Vermeer nonostante il recente proliferare di saggi e film. Modella? Amante? Aiutante in cucina realmente esistita? Conta ben altro. Conta il rivoluzionario uso del colore destinato a cambiare la storia della pittura.

Il ragionamento vale ancor di più se applicato alla contemporaneità: se l'attenzione si sposta sull'identità da svelare è inevitabile il rischio che il "piacere" del godimento estetico e intellettuale possa risentirne. E che il chiacchiericcio sul personaggio prevalga sulla creazione artistica. Non ne è immune, in questo gioco a specchi, la musica dei nostri tempi. Vasco Rossi, per citare un esempio, lo aveva risolto a modo suo tra il detto e non detto: svelando talvolta ma poi, qua e là, sviando su chi fossero Jenny, Silvia, Gabri, Sally e, ovviamente, Albachiara. E così tenute saggiamente lontane da occhi indiscreti (ve l'immaginate paparazzate o nella casa del Grande Fratello?) a tutto vantaggio dell'essenza delle canzoni.
In tanti, seppur legittimamente braccati, proveranno a tener duro. Elena Ferrante sembra non mollare con i suoi romanzi dell'Amica Geniale: tante le ipotesi (anche accreditate, leggi Domenico Starnone) non sono bastate finora a scalfirne il segreto delle generalità. La street artist forse il fenomeno culturale più originale degli ultimi 50 anni insieme al pop-rock angloamericano in molti casi ne ha fatto un assioma: conta l'opera, non chi ci mette la faccia. Bambi, Sirante, Blu sono alcuni dei fratelli minori di Banksy: hanno scelto i muri, non hanno bisogno di mostrarsi e tanto basta. Per Banksy si vedrà. Se il 53enne signor Gunningham da Bristol dovesse cedere agli obblighi di giustizia ne prenderemo atto e ce ne faremo una ragione. Ci resterà pur sempre la Bambina con il palloncino a forma di cuore che vola via e sicuramente più emozionante di una biografia. Nipotina? Bimba di una vicina scuola? Metafora dell'innocenza perduta? Boh, mistero. Per fortuna.

 

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