Scuole "in bolletta", vertice delle Province:
il caso finisce al Ministero

Scuole "in bolletta", vertice delle Province: il caso finisce al Ministero
di Sonia GIOIA
3 Minuti di Lettura
- Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 05:25
BRINDISI - Gli affanni non gravano sulla Provincia di Brindisi, il male è comune, ma questo non solleva nessuno dalle ambasce. È stato un coro dolente quello dei presidenti degli enti di Area vasta, ex Province, quello che si è levato ieri nelle stanze della sede barese dell’Upi dove i rappresentanti delle amministrazioni locali si sono riuniti per discutere di due punti su tutti all’ordine del giorno: scuole superiori e bollette, e contenziosi a molti zeri con la Regione Puglia.
Per la seconda delle questioni la decisione è presa ed è collettiva, in soldoni se la Regione non restituisce le somme anticipate dalle Province nell’ultimo anno, per avere assolto a funzioni (e anticipato risorse) di cui avrebbe dovuto occuparsi l’ente barese, si andrà davanti al giudice. La Provincia di Brindisi, nello specifico, rivendica circa 12 milioni di euro, e nei giorni scorsi l’avvocato Mario Marino Guadalupi ha indirizzato al presidente Michele Emiliano una lunga nota-esposto con cui spiega la ratio a fondamento della richiesta. La base normativa è nella legge regionale di attuazione della riforma Delrio.
Solo il 30 ottobre 2015, infatti, la Regione Puglia ha provveduto a rimettere le carte in regola (si fa per dire, visto che da più parti si lamenta una gran confusione nel riordino), trasferendo a se stessa le funzioni in materia ambientale, difesa del suolo e delle coste, servizi sociali, attività culturali, lavoro, formazione professionale, agricoltura, protezione civile, attività produttive, turismo, sport e politiche giovanili, che tuttavia fino al completamento del processo di trasferimento, “continuano ad essere esercitate dagli enti titolari alla data di entrata in vigore della legge”. Pertanto la Regione dovrebbe restituire tutto sull’unghia, una conseguenza logica che non appassiona affatto il governatore, che nei giorni scorsi ha mandato a dire a tutti i presidenti delle Province che non se ne parla. Chi ha ragione, insomma, a questo punto lo stabilirà il giudice perché è intenzione di tutti i presidenti – nessuno escluso – di procedere legalmente. Ad occuparsi della “class action” – il termine è improprio, ma rende l’idea – sarà il direttore regionale dell’Upi, Michele D’Innella.
Per quanto riguarda le scuole, invece, colpite in questi giorni dalla decisione della Provincia di chiudere i rubinetti e di non pagare più le bollette per utenze telefoniche, gas, acqua, luce, sembra aprirsi uno spiraglio. Anche in questo caso la ratio è nella riforma Delrio e nella redistribuzione delle funzioni. In sostanza la Provincia dice che, dovendosi occupare solo di ordinaria e straordinaria manutenzione, le utenze non rientrano nella categoria, dunque se la sbrigassero i presidi. Questi ultimi, a loro volta, non hanno fondi per far fronte alle volture, con tutto quello che ne consegue. Insomma, il presidente della Provincia Maurizio Bruno spiega: «Abbiamo deciso di costruire in queste ore un tavolo di concertazione permanente su sollecitazione dei presidenti come me, ma anche di tutti i prefetti che hanno manifestato sin da subito una spiccata sensibilità per questo argomento. A questo tavolo prenderanno parte il ministero della Pubblica istruzione, la Regione, l’Upi e l’Ufficio scolastico regionale».
Bruno confida che la situazione si risolva entro breve: «Dobbiamo dire grazie ai prefetti, dopo avere acceso i riflettori sulla vicenda delle scuole hanno subito contattato il ministero, altrimenti dal primo aprile saremmo tutti in ginocchio. Sono certo che riusciremo a venirne fuori senza compromettere un solo giorno il diritto allo studio dei nostri ragazzi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA