Brutti, ma appassionati: il lungo “abbraccio” osè dei rospi in amore

Brutti, ma appassionati: il lungo “abbraccio” osè dei rospi in amore
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Domenica 1 Marzo 2020, 13:02
Un “abbraccio” lungo e piuttosto osè segna l'inizio della stagione dell'accoppiamento per i rospi. Immortalati dall'occhio indiscreto degli esperti al lavoro nell'oasi Wwf di Torre Guaceto.
L’inverno presto cederà il passo alla buona stagione, ce lo ricorda l’inizio dei richiami d’amore di alcuni anfibi tanto comuni, quanto speciali, i rospi. La natura si prepara a rifiorire e, in questi giorni, il rospo comune, Bufo bufo, sta tornando ai chiari d’acqua di Torre Guaceto, l'oasi della provincia di Brindisi, per dare il via alla stagione degli amori. 
Protetti dalle canne della palude della riserva, dal crepuscolo fino all’alba, questi animali intonano i cori che andranno avanti per tutto il periodo degli accoppiamenti, sino ai primi caldi. 

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Sono prima decine e poi centinaia i rospi che in pochi giorni convergono nel sito di riproduzione. Le femmine si distinguono facilmente dai maschi perché sono vistosamente più grandi dei partner.  Ogni anno, i rospi affrontano marce estenuanti per raggiungere le pozze temporanee di acqua al fine di riprodursi, marce tanto faticose e pericolose che troppo spesso ne causano la morte. 

Abbandonati i campi agricoli nei quali vivono, i rospi scelgono la compagna e si accoppiano. Nel corso dell’atto, i due restano per lungo tempo letteralmente abbracciati sul fondo dello stagno. Da qui di tanto in tanto riemergono, sempre abbracciati, per prendere fiato quel tanto che basta per poi tornare in acqua. Dopo l’accoppiamento, poco prima di lasciare nuovamente l’ambiente paludoso per tornare in quello terricolo, la femmina depone migliaia di uova aggregate tra loro in lunghi cordoni gelatinosi. Da qui a pochi giorni, nascono i girini che metamorfoseranno in piccoli rospi e, a loro volta, si allontaneranno dallo stagno.  

Superata la parentesi felice degli amori in Riserva, i rospi tornano agli ambienti terricoli come i prati, le aree agricole ed i campi incolti che popolano solitamente. Qui, però, devono fare molta attenzione a non eccedere con l’attività fisica. Avendo una pelle che non riesce a trattenere l’umidità, per non disidratarsi, infatti, questi animali dormono di giorno e sono attivi di notte, soprattutto nelle giornate umide o piovose.  

Il rospo - come spiegano dall'oasi - è un animale tanto comune, quanto poco conosciuto, benché oltre ad avere un gran valore di per sé, in quanto ogni vita animale è sempre importante, sia anche molto utile all’uomo poiché si nutre di insetti e invertebrati dannosi per le colture agricole. 
Il rospo è un animale longevo, riesce a vivere anche per più di 10 anni.
L’auspicio è che sempre più conduttori di terreni agricoli abbandonino i prodotti chimici e rispristinino le pozze d’acqua presenti nei terreni, ciò affinché questi animali possano vivere e riprodursi senza dover rischiare la vita per raggiungere le poche aree paludose rimaste. 
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